IL CINEMA DEI GIUSTI - ALTRO CHE GOVERNO RENZI E SANREMO, QUESTA SETTIMANA AVREMO OCCHI SOLO PER IL CAPOLAVORO ANIMATO “LEGO MOVIE”

Marco Giusti per Dagospia

"Lego Movie" di Phil Lord e Christopher Miller

Altro che il governo Renzi e la Sanremo di Fabio Fazio. Altro che Grillo che attacca Berlusconi e De Benedetti. Questa settimana avremo occhi solo per il capolavoro animato di Phil Lord e Christopher Miller, "The Lego Movie". Giocattolone da 60 milioni di dollari che ne ha già incassati 140 in due settimane e si avvia a invadere anche l'Europa. E' da quando eravamo piccoli che aspettavamo questo film.

E non parlo solo della mia generazione, cresciuta nel dopoguerra, quando con il Lego si costruivano delle casette di mattoncini bianchi e rossi e basta, o di quella successiva al '68, abituati al Duplo, o di quella del dopo '77, passati dalla lotta armata alle minifigures. Ma di tutti questi messi assieme uniti ai bambini di oggi che si scatenano con le Lego Cities di Star Wars, di Indiana Jones, di Batman, dei Pirati e di tanti altri eroi ricostruiti a piccoli pezzi di Lego.

Attenzione. Mai soldatini, mai armi giocattolo da vera guerra, come voleva l'etica del fondatore della fabbrica di Lego, il danese Ole Kirk Christansen, sano pacifista che doveva aver visto da vicino l'orrore del nazismo, che fece nascere il suo regno nel 1934 a Billund e si inventò il mattoncino nel 1949, anche se diventerà come lo ricordiamo noi, cioè di questa plastica dura, il polymer, solo nel 1958. La stessa logica antimilitarista la ritroviamo nel primo film dedicato al Lego, appunto "The Lego Movie" che Phil Lord e Christopher Miller, già responsabili di "Piovono polpette", hanno diretto e scritto assieme a Dan e Kevin Hageman.

Come ritroviamo, anche se completamente rielaborata nell'animazione digitale, la voglia di ricostruire lo stop-motion, l'animazione a passo uno dei primi celebri spot inglesi animati del Lego, del 1980, che ebbero parecchi premi nel festival di settore. E che mostravano già dragoni mobili animati che sputavano fiamme. Perché il vero problema del Lego fu, almeno per una certa generazione, passare da un giocattolo geniale ma freddo e rigido, a una mobilità totale per poter costruire delle "storie" da bambini dentro i set del gioco.

Questo sarà possibile coi pupazzetti, le minifigures, del Lego, ma verrà sviluppato solo dai tanti spot anni '90 e dai videogiochi successivi legati al Lego. Da lì nascerà poi il film, pensato fin dal 2008, che raccoglie appunto tutto questo. La voglia di vecchia animazione e il desiderio di costruire un film moralmente fuori da ogni parabola militare o guerriera, e raccoglie la passione di intere generazioni del dopoguerra che hanno giocato con i mattoncini, con i duplo, con le minifigures e con le lego-cities.

Un crossover generazionale, insomma, che possa raccogliere tanti sogni di bambini di tempi diversi. Quel che viene fuori è una megabomba di storia, di divertimento e di animazione che ha commosso tutti i critici americani, su Rotten Tomatoes ha il 98 per cento di gradimento, un film che gli adulti possono vedere accanto ai bambini divertendosi come e più di loro. E che mostra che qualsiasi dittatura, qualsiasi crisi si può battere con il collettivismo, con il rispetto delle istruzioni, come ai tempi delle vecchie scatole di Lego, o con le grandi regole di costruzione vitruviane.

E dove acquistano valore immenso i pezzi mancanti, il "Pezzo di resistenza" rosso fuoco che non toglie neanche con la tortura, i Mastri costruttori, che nella logica aziendale sono in realtà i supercreativi che disegnano i grandi set del Lego. Un delirio. Perché assieme a tutto questo troviamo un Batman meraviglioso e cialtrone doppiato in patria da Will Arnett che sforna battute, il Vitruvius di Morgan Freeman, la Lanterna Verde di Jonah Hill, il Superman di Channing Tatum.

Ma anche i pupazzetti di Star Wars con Han Solo e Lando Carlissian che prendono a bordo della loro astronave un Batman scatenato. E Shaquille O'Neal assieme a William Shakespeare e a Abramo Lincoln. E un cattivo dalla doppia faccia doppiato da Liam Neeson. L'idea, diciamo, anche se la storia veramente non l'ho proprio capita, è che un gruppo di buoni, capitanati dal vecchio saggio architetto Vitruvius e da una bambolina dark chiamata Wild Style, doppiata da Elizabeth Banks, cerchi di combattere lo strapotere del cattivo Lord Business, cioè Will Ferrel, grazie a un pezzo magico, il Pezzo di Resistenza, che un operaio considerato speciale, Emmet Brickowski, doppiato da Chris Pratt, è riuscito misteriosamente a prendere.

Emmet ha la chiave per salvare il mondo, anzi tutti i mondi Lego, solo che non è affatto speciale, è fin troppo normale e per tutto il film seguita a deludere i suoi amici, da Wild Style a Batman. Ma sarà grazie a lui, alla sua normalità, e all'idea di collettivismo, cioè fare tutti assieme le cose come vanno fatte, seguendo le regole, che il mondo si salverà. Del resto Lego in danese, univa le parole Leg Godt, "funziona-bene". Tutto qua. Ma in questi anni di crisi è già molto.

Certo, se visivamente il film è ancora fortissimo, nel doppiaggio italiano, purtroppo, molto del divertimento si perderà, ma le battute rimangono notevoli. E non c'è un attimo di tregua. Il film è costruito davvero con un'ottica infantile dove se bisogna seguire una regola per le costruzioni del Lego, non c'è regola per unire tra di loro le minifigures, i personaggini. E quindi li trovi sempre tutti assieme che parlano tra di loro. Uni-kitty e Batman, Gandalf e Shakespeare. E Batman fanatico che lavora solo con i mattoncini neri, "al massimo grigio molto scuro" è una meraviglia.

Quando scopre che Chewbecca non è una donna, ma solo un mostro peloso abbandona l'astronave di Star Wars. Magari i critici americani hanno un po' esagerato, ma il film rimane di gran divertimento per tutti. Basta lasciarsi abbandonare un po' e ricordare le logiche dei nostri giochi infantili. Sia quelle che ci vedono piccoli costruttori di mondi di mattoncini, sia quelli che ci vedono accumulatori di coppie improponibili. Del resto la logica del governo Renzi o del nuovo Sanremo con Grillo e i lavoratori precari in sala non è del tutto diversa. In sala dal 20 febbraio.

 

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