IL CINEMA DEI GIUSTI – CAMPIOTTI DE CHE? ARIDATECE TRE METRI DI MOCCIA!

Marco Giusti per Dagospia

Aridatece Moccia! Aridatece Scamarcio coi ricci e pure la Chiatti! Poi qualcuno ci spiegherà perché, grazie alle Film Commission, si debbano girare tutti i film a Torino portandosi dietro i romani con il pallone firmato da Totti e perché non ci sia più un film italiano che non sia scritto da Fabio Bonifaci...

Comunque preparate i fazzoletti, perché questo "Bianca come il latte, rossa come il sangue" diretto da Giacomo Campiotti, scritto dal prolifico Fabio Bonifaci, tratto dal romanzo di successo di Alessandro D'Avenio e, soprattutto, prodotto dalla famiglia Bernabei al completo (manca solo Minoli) per la Lux Vide, è proprio un lacrima movie vecchio stile adattato alla moda emo di questo periodo e ben inzuppato sia di moccismo classico sia di primo silviomuccinismo.

Come se non bastasse, però, i geni della Lux ci infilano la colonna sonora strappacuore dei Modà, sì proprio "Se si potesse non morire". Ci arrendiamo! Giacomo Campiotti, già aiuto di Monicelli, poi autore con ambizioni mai appagate, "Corse a perdicuore", "Come due coccodrilli", "Il tempo dell'amore", poi passato alle grosse produzioni televisive, come "Zivago" con Keira Knightley e Sam Neill, e soprattutto braccio armato della Lux per vite di santi e Madonne, "Preferisco il paradiso" e "Maria di Nazareth", si concede per gettare uno sguardo sul mondo giovanile e cercare di far incassare qualcosa ai suoi produttori.

Ne viene fuori un film costruito a tavolino con tanti elementi diversi e di successo che non sempre si amalgamo perfettamente. Da Filippo Scicchitano, che riprende pari pari il suo ruolo di bravo ragazzo romano di "Scialla", solo che qui ha i ricci, ha una famiglia normale, Flavio Insinna e Cecilia Dazzi, e si ritrova inspiegabilmente a Torino, alla malattia terribile che colpisce Beatrice, la bella Gaia Weiss, che ne fa una specie di eroina emo alla "Restless" di Gus Van Sant, dal tema della migliore amica del protagonista, la Silvia di Aurora Ruffino, adorabile, che si innamora non riamata (ma forse...) di lui,giù giù fino al professore bono, Luca Argentero, che parla di Dante come se fosse Lucio Presta, tira di boxe e sa come capire i ragazzi di oggi.

Il tutto, rimescolato dalla sceneggiatura di Bonifaci e dalla regia molto d'autore di Campiotti, fa emergere perfettamente ambizioni e facilonerie con risultati un po' alterni che segnano un po' i limiti dell'operazione. Il protagonista, il Leo di Scicchitano, si muove in continuazione, tutti lo amano ma non se ne capisce mai il perché. Non ha né uscite intelligenti né trovate divertenti o originali.

Magari perché ci ricorda il protagonista di "Scialla", che era originale e divertente, ma qui non lo è mai e si comporta in maniera del tutto inconsulta. E' innamorato, forse non lo è. Dipinge la sua stanza di rosso, poi di bianco. Punto. Ci ritroviamo perfettamente nel povero padre, un Insinna bravissimo, che non lo riesce a capire.

La malatina, Beatrice, con capello rosso che dovrebbe essere una parrucca e non lo sembra mai, è costruita in maniera ugualmente indefinita. La vediamo ridere, andare al cinema, poi si scopre che è sotto chemio e tutti piangono. Lui la va a trovare e lei si atteggia da Dama delle Camelie. "Ti amo", fa lui. "Sto morendo", fa lei. Moccia sarebbe stato più profondo.

L'amica Silvia, la Ruffino, si scopre innamorata da sempre di Leo, ma nessuno se ne è accorto nelle scene precedenti. Perché dovremmo accorgercene adesso? Tutto il film sembra seguire una specie di strada al film giovanile senza averne realmente una pratica.

Almeno Moccia è in sintonia col mondo che tratta, per non parlare dei primi film di successo con Scamarcio, che erano molto ben costruiti. Qua sembra tutto fatto non per costruire un film, ma un prodotto al gusto Moccia-D'Avenio che incassi coi soldi dei ragazzi. Ma se fai il cinema di genere, sia questo il lacrima movie alla Del Balzo o il teen alla Moccia, forse, dovresti studiare un po' di più e qui pare che nessuno abbia studiato molto.

Certo, il sorriso della Ruffino è accattivante, i capelli rossi della Weiss pure e Scicchitano è ancora credibile come studentello di terza. Anche se, e ce lo insegna proprio "Scialla", chissà quanti anni ha già perso. Farlo crescere, farlo studiare un po', no? Già in sala.

 

 

SCICCHITANO IN BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE luca argentero e scicchitano in bianca come il latte rossa come il sangue luca argentero e scicchitano e giacomo campiotti in bianca come il latte rossa come il sangue Giada Weiss in BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE luca argentero bianca come il latte rossa come il sangue film

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