IL CINEMA DEI GIUSTI - MAFIA IN SALSA FRANCESE CON LUC BESSON ALLA REGIA E SCORSESE PRODUTTORE CON DE NIRO, MICHELLE PFEIFFER E TOMMY LEE JONES CHE SI DIVERTONO A RECITARE INSIEME

Cose nostre - Malavita di Luc Besson

Marco Giusti per Dagospia

"Che mi ricordi ho sempre voluto fare il gangster". Ricordate la grande scena iniziale di Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese mentre scorre una canzone di Tony Bennett? E' davvero un piacere risentirla, più che rivederla, mentre la macchina da presa inquadra il faccione estasiato del gangster travestito da scrittore Robert De Niro e quello sempre accigliato del poliziotto Tommy Lee Jones sapendo che alla fine della proiezione in un piccolo cineclub di un paesino della Normandia proprio a De Niro, protagonista del film nel film, toccherà il compito di commentare il capolavoro di Scorsese.

E' il momento più divertente e più ironico di Cose nostre - Malavita (in originale The Family), la commedia nera con gangster che Luc Besson ha tratto dal romanzo dell'italo-francese Tonino Benacquista e che non sempre trova il giusto equilibrio fra commedia e violenza. Più simile in questo ai vecchi film anni '60 di Georges Lautner dove Lino Ventura faceva il gangster da ridere che ai grandi modelli americani di Mafia Movie anni '80, anche se spesso vien fuori anche il desiderio di muoversi nei territori della nuova commedia francese alla Danny Boon, con lo scontro fra civiltà diverse nel nord della Francia.

Ma alla fine è tanto il piacere di vedere tornare a recitare sul serio attori come Michelle Pfeiffer, che fa una strepitosa Maggie, la moglie del gangster italo-americano, o lo stesso De Niro, supervisionato da un Martin Scorsese qui in veste di produttore esecutivo, che molti difetti si perdonano a Luc Besson, che ha scritto il film assieme a Michael Caleo adattandolo alla recitazione dei suoi grandi protagonisti in trasferta nella provincia francese più rozza.

Ovvio che se parti dalla premessa di una storia che vede un celebre gangster newyorkese che ha "cantato", il Giovanni Manzoni di De Niro, assieme alla famiglia, composta, composta dalla moglie Maggie, la Pfeiffer, e due figli adolescenti, la Dianna Agrom di Glee e John D'Leo, spediti in giro per la Francia dal poliziotto Tommy Lee Jones per nasconderli dalle vendetta della vera grande famiglia, cioè la Mafia, già sai cosa ti aspetti.

Una prima parte dove la famiglia italo-americana e i provincialotti francesi si scontreranno su cibo, usanze, modi di fare, grande ad esempio è la scena dell'idraulico disonesto massacrato di botte da De Niro, per non dire di come la bombarola Pfeiffer risolve il problema della scarsa gentilezza dei commesi francesi al supermercato. Una parte di mezzo più sentimentale, con la figlia maggiore che si innamora di un professorino di matematica bastardo che la molla dopo essersela scopata quando torna a vivere a Parigi.

E una parte finale con il regolamento di conti a suon di mitra quando la Famiglia newyorkese scopre dove vive la famiglia dell'infame che li ha traditi e manda una terribile squadra armata fino ai denti per far piazza pulita. Besson, come già accadeva nel pur magistrale Léon, è più adatto all'azione che alla commedia e anche le situazioni più comiche sono sempre sul filo di una violenza che esplode o è pronta a esplodere che un po' turba lo spettatore. Ma questo era anche il problema delle commedie alla Lautner.

Per fortuna De Niro, la Pfeiffer e Tommy Lee Jones sono meravigliosi e sembrano divertirsi come pazzi a recitare insieme e a giocare sui loro personaggi, soprattutto De Niro, che, dopo tanti film inutili dove non fa che ripetersi, ha qui la saggezza di ridere di se stesso e contemporaneamente essere credibile.

Ma anche la Pfeiffer, specialmente nelle scene che la vedono recitare coi due poliziotti italo-americani che li sorvegliano e proteggono, interpretati da Jimmy Palumbo e Dominick Lombardozzi, è credibile come moglie di un gangster e come italo-americana in vacanza.

Tommy Lee Jones ha un ruolo meno interessante, ma già vederlo in coppia con De Niro è uno spasso. La situazione funziona un po' meno coi ragazzi, anche perché lì finiamo in situazioni già viste in mille sitcom.

Grandissimi sono invece tutti gli attori italo-americani che fanno i mafiosi, dal vecchio boss di Stan Carp al grosso Vincent Pastore, e lì Scorsese deve aver dato più che una mano a Besson per trovare le facce giuste. Grande commedia comunque, molto divertente e con protagonisti meravigliosi. E grandi canzoni, come la "Doce Doce" di Fred Bongusto. Già in sala.

 

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