IL CINEMA DEI GIUSTI - BRUCE DERN, “RISCOPERTO” DA HOLLYWOOD A 76 ANNI, CORRE PER L’OSCAR GRAZIE AL SUO RUOLO NEL BEL FILM “NEBRASKA”

Marco Giusti per Dagospia

Nebraska di Alexander Payne.

Aria di Oscar. Tutta una vita a sgomitare in ruoli minori e poi la fortuna ti coglie a 76 anni. Dura la vita degli attori. Così Bruce Dern, che per questo suo ruolo commovente in "Nebraska" di Alexander Payne, regista di buoni film come "A proposito di Schmidt", "Sideways" e "Paradiso amaro", ha vinto il premio come miglior attore protagonista al Festival di Cannes (mica male!), quello della critici di Los Angeles e il National Board of Review, si è ritrovato nominato fra i cinque finalisti ai recenti Golden Globe e si ritroverà sicuramente anche tra i finalisti agli Oscar come miglior attore protagonista. Con buone probabilità di vittoria.

Non solo. Grazie a questo ruolo e alla nuova popolarità, Quentin Tarantino, che lo aveva massacrato al montaggio di "Django Unchained" lasciandolo solo in un breve flash-back, lo vuole tra i protagonisti, assieme a Cristoph Waltz, del suo nuovo progetto western, "The Hateful Eight". Certo, Bruce Dern non è uno sconosciuto per i cinéphiles, ha recitato con mostri come Elia Kazan, Alfred Hitchcock, Robert Aldrich, Roger Corman, Sydney Pollack, Walter Hill. Ha diviso le scene con Jack Nicholson, suo grande amico, Jane Fonda, Robert Redford, Charlton Heston, Clint Eastwood.

Ha girato decine di ottimi western, di solito in ruoli di cattivo, ha sparato a John Wayne in "I cowboys" uccidendolo, è già stato nominato all'Oscar per "tornando a casa" di Hal Ashby, è stato protagonista del folle "Silent Running" di Douglas Trumbull scritto da Michael Cimino, ha avuto un nonno Governatore dell'Utah e ministro della guerra di Franklyn D. Roosevelt. Tutto vero. Ma è solo interpretando il vecchio Woody Grant in "Nebraska", un ruolo per il quale si era pensato a star come Gene Hackman, Robert Duvall e Jack Nicholson, che arriva davvero al successo internazionale e si avvicina terribilmente all'Oscar.

E, con tutta la delicatezza della messa in scena di Payne, la bellezza della fotografia in bianco e nero di Phedon Papamichael, va detto che Bruce Dern davvero ruba la scena a tutti, che non puoi pensare a un altro attore in quel ruolo e che il film è lui. Questa la storia. Da Billings, Montana, fino a Hawthorne, Nebraska, due giorni in macchina, e poi su fino a Lincoln. Woody Grant, un padre un po' suonato, che pensa di aver vinto un milione di dollari con un biglietto pubblicitario ("hai vinto!") e un figlio non proprio furbo, l'inedito Will Forte, mollato pure da una fidanzata buzzicona, che lo accompagna per stare un po' con lui in quello che sarà un viaggio nella memoria e negli affetti.

Ovvio che già nella sua prima a Cannes non poteva che piacere a tutti questo delizioso, perfetto, umanissimo nuovo road movie di Alexander Payne che, come in tutti i suoi film precedenti, sa costruire il racconto umano e la commedia dei sentimenti più profondi (la famiglia, l'amore) all'interno della costruzione visiva di un certo paesaggio e di una certa città. Stavolta sono di scena il Nebraska, come da titolo, e i rapporti tra padre e figlio sfigato.

Poi ci sono la madre, vera motore della famiglia, una deliziosa June Squibb, il fratello più riuscito e una marea di parenti buffi, sballati, vecchi compari, come Stacy Keach, vecchia star di "Fat City" di John Huston, che li attenderanno a Hawthorne. "Come avete potuto fare due figli?", chiede David al padre. "A me piaceva scopare. Lei era cattolica". Pieno di dialoghi molto divertenti, che vedono quasi sempre protagonista questo padre scorbutico, ex-ubriacone, un po' rincojonito (ma meno di quel che sembra), di pochissime e quasi sempre cattive parole, è anche un viaggio tra la noia e la monotonia del paesaggio umano dell'America profonda.

Gli orrendi cugini di David, due ciccioni che non lavorano per la crisi (uno è stato anche al gabbio), pensano che il vecchio abbia davvero vinto il milione e progettano il colpaccio. Lo pensa anche il suo vecchio socio, Stacy Keach, e infatti gli chiede soldi, almeno 10 000 dollari come risarcimento di vecchi conti. Ma la figura del padre, nei racconti delle vecchie amiche di Hawthorne e della madre viene fuori come quella di una persona buona e debole, molto ferito dalla guerra in Corea.

Pieno di scene magistrali, come la perdita della dentiera di Bruce Dern, la visita al cimitero, il tentativo di furto, da parte dei due fratelli, di un compressore per l'aria che Stacey Keach rubò tanti anni prima al suo vecchio socio, il film cresce sia grazie a una sceneggiatura perfetta, sia grazie al funzionamento della coppia principale padre-figlio. Tra i migliori film di Payne. In sala dal 16 gennaio.

 

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