IL CINEMA DEI GIUSTI - IL NOIR ITALIANO BALLA IL ‘’CHA CHA CHA’’

Marco Giusti per Dagospia

Cha Cha Cha di Marco Risi.

"Che cazzo di paese!" commenta alla fine del film uno dei protagonisti del film, dopo aver sbrogliato una matassa gialla che gira attorno non solo a un paio di omicidi, ma anche ai tanti disastri e ai compromessi che tutti i giorni digeriamo in Italia.

Ecco, l'idea più interessante di questo "Cha Cha Cha", più che gradito ritorno alla regia di Marco Risi, che si presenta con una sceneggiatura scritta assieme al fido Andrea Purgatori e a Jim Carrington, alla produzione di Angelo Barbagallo (Bibi Film, Babe Films e Rai Cinema) e alla incredibile fotografia di Marco Onorato al suo ultimo lavoro, e a lui il film è dedicato, è di fare di una storia gialla ambientata totalmente a Roma un viaggio fra i malesseri del paese e i suoi ingranaggi corrotti di complicità fra capitale, malavita e politica.

Un po' come fece papà Dino Risi in "In nome del popolo italiano" con Tognazzi e Gassman, film che allora sottovalutammo un po' tutti, ma che alla fine anticipava non solo certe mode cinematografiche, ma anche molti dei grandi temi politici che avrebbero afflitto l'Italia dalla fine del secolo scorso a oggi. Luca Argentero, molto a suo agio in questo film sia col pisello di fuori sia con la pistola in mano, è Corso, una specie di detective triste e onesto come nei grandi film americani.

E' stato toccato da un amore impossibile che lo ha portato a perdere il suo posto nella polizia, e si trascina dietro questa strascico di passato difficile da smaltire, anche perché la polizia, corrotta, non lo vede di buon occhio e solo con l'ispettore Torre, un Claudio Amendola particolarmente in forma, suo vecchio amico, ha ancora dei contatti umani. Corso viene chiamato proprio dal suo vecchio amore, l'attrice Michelle, una Eva Herzigova più che giusta, per dare un'occhiata a suo figlio sedicenne.

Lei ora vive con un uomo ricco e potente, l'avvocato Argento, un Pippo Delbono gonfio e maligno che ci ricorda sia Claudio Gora che Gigi Ballista nei grandi gialli italiani degli anni '70. Sfortuna vuole che il ragazzo venga investito da una macchina all'uscita da una discoteca proprio sotto gli occhi di Corso, mentre la mamma sta cantando "Ma che colpa abbiamo noi" con Shel Shapiro su una terrazza romana come se fosse sul set della "Grande bellezza".

E' il dramma. Per tutti. Solo che Corso scopre che non è stato un semplice incidente. Il ragazzo è stato ucciso volutamente. Non solo. Questo delitto ci porta a un altro delitto avvenuto pochi giorni prima. Quello di un ingegnere che trafficava in appalti per la costruzione di un centro commerciale vicino all'aeroporto.

Un ingegnere legato a tutti i poteri della città e del paese. Perché il ragazzo è stato ucciso e da chi? Proprio seguendo questo ragionamento, Corso si mette contro un bel po' di gente che lo invita, più con le cattive che con le buone, a interrompere le sue indagini. Giù botte.

Come ai tempi dei detective e dei poliziotti scomodi di Franco Nero. Ovviamente non lo farà e svelerà una trama complessa fatta di corruzioni politiche e ricatti. C'è davvero molta della Italia e della Roma di oggi nel film di Marco Risi e la parte gialla, ripeto, è solo una giusta facciata per raccontare la parte sporca di un paese dilaniato dalla corruzione e dai segreti. Risi, i suoi sceneggiatori, il suo direttore della fotografia, ci raccontano qualcosa di non così diverso da quello che ci racconta Paolo Sorrentino, alla fine, ma lo fanno attraverso il cinema di genere. Come si faceva un tempo.

Rispolverando il poliziesco, il film di denuncia, anche la commedia. Luca Argentero è bravo e credibile come detective ex-poliziotto (magari è troppo bello per il ruolo, ma lo pestano talmente tanto...), Claudio Amendola pure, ma tutto il cast è ben scelto. E' vero che il film non ha un gran ritmo da thriller, anche perché Marco Risi si sforza di costruire sempre delle immagini eleganti, perfette a discapito della velocità di racconto, ma forse non era sua intenzione puntare sull'azione.

La sua è una Roma estremamente sofisticata e bellissima, con apertura su spazi vecchi e muovi che vanno sistemati accanto a quelli della Roma di Sorrentino e confrontati. Peccato, comunque, che un film simile, tra i migliori che siano visti quest'anno, finisca tra le offerte di fine stagione. In sala dal 20 giugno.

 

CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA CHA

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