IL CINEMA DEI GIUSTI - SE NE VA UN GRANDE DELLA COMMEDIA ALLA FRANCESE: EDOUARD MOLINARO - DA “IL VIZIETTO” A “IL ROMPIBALLE”, È STATO IL REGISTA PIÙ SCOPIAZZATO DA HOLLYWOOD

Marco Giusti per Dagospia

Il cinema francese è in lutto. Se ne va anche Edouard Molinaro, 85 anni, nato a Bordeaux nel 1928, prolifico regista di commedie di grandissimo successo come "Il vizietto", "Oscar", "Il rompiballe", "Un'adorabile idiota", "Mio zio Beniamino".

Tra i pochissimi che potesse vantarsi che Billy Wilder avesse fatto un remake a Hollywood di un suo film, "Il rompiballe", appunto, con Jack Lemmon e Walter Matthau al posto di Lino Ventura e Jacques Brel. Per non parlare di Mike Nichols che con "Piume di struzzo" fece il remake di "Il vizietto" con Robin Williams e Nathan Lane al posto di Ugo Tognazzi e Michel Serrault.

E, infine, di John Landis che trasformò "Oscar", strepitosa commedia con Louis De Funés, in una stravaganza dalle punte noir con Sylvester Stallone e Ornella Muti. In realtà Molinaro si divise per gran parte della sua carriera tra commedia e noir, non solo originali, ma di grande prestigio, soprattutto per gli interpreti e gli scrittori coinvolti, ma è nella commedia che ottenne i maggiori successi commerciali.

Dopo un breve assistentato su cinque-sei film, esordì da regista nel 1958 con il notevole "Spalle al muro", un noir scritto da Frédéric Dard con Jeanne Moreau e Gérard Oury protagonisti, presto seguito da "I vampiri del sesso", che traduce un più tranquillo "Des femmes dispairissent", con Robert Hossein e Magali Noel. Da un romanzo di Pierre Boileau nasce "Appuntamento con il delitto" con Lino Ventura e Sandra Milo, nel ricordo personale un grande noir, mentre è più leggero "Una ragazza per l'estate" con Pascale Petit, allora nota come "Venere Tascabile".

Tornò al giallo con "Chi ha ucciso Bella Sherman?", da un romano di Georges Simenon, con Jean Deasilly e Alexandra Stewart e con "Codice segreto" con Roger Hanin e Dany Carrel. Anche se non appartiene alla Nouvelle Vague, Molinaro ne divide molti attori, da Jean-Claude Brialy a Jean-Paul Belmondo, e una certa ispirazione, portando sia nel noir che nella commedia una messa in scena più moderna e toni più sofisticati.

Diciamo che assieme a Philippe De Broca può essere considerato una specie di rinnovatore del cinema d'evasione francese e uno dei maggiori artefici, assieme a sceneggiatori come Michel Audiard e Francis Veber che molto lavorarono con lui, del grande successo internazionale della commedia francese degli anni '70 che imporrà anche a Hollywood i suoi modelli.

Nei primi anni '60 si divide ancora tra ispirazione Nouvelle Vague e il cinema di papà del tempo. Lo troviamo tra i sette giovani registi di talento (c'è anche Jean-Luc Godard) che dirigono "I sette peccati capitali"; a Molinaro spetta "L'invidia", che mette in scena con Claude Brasseur e Dany Saval protagonisti. Poi impone Jean-Claude Brialy, Jean-Pierre Cassel e Françoise Dorleac come protagonisti del curioso "Arsenio Lupin contro Arsenio Lupin".

E' un successo internazionale "Un'adorabile idiota" con Brigitte Bardot e Anthony Perkins, che civetta con lo spy europeo, mentre se la vede con un cast composto da Belmondo, Brialy e le sorelle Dorleac, cioè Françoise e la più giovane Catherine Deneuve, nello sbarazzino "Caccia al maschio". Della sua brevissima carriera nello spionistico è "Pelle di spia" con Louis Jordan, Senta Berger e Edmond O'Brien il suo capolavoro. Ma presto esplode nella commedia con due film pensati per Louis De Funés, "Oscar", che da noi si intitolerà "Io, due figlie, tre valigie", e "Hibernatus".

Il 68 cambia anche Molinaro che prova una specie di omaggio all'anarchia e a Jacques Brel in "Mio zio Beniamino", per poi proporre una storia d'amore e di rivoluzione nel Maggio francese nel da noi inedito "La liberté en croupe" con Bernard LeCoq. Nei primi anni 70 torna al poliziesco con "Les aveux le plus doux", che da noi si intitola "Ricatto di un commissario a un giovane accusato di omicidio" con Philippe Noiret e Marc Porel e "Quelli della Banda Beretta" con Daniel Cauchy e Bulle Ogier.

Unisce i generi, noir e commedia, con uno dei suoi film più celebri, "L'emmerdeur", cioè "Il rompiballe", dove un aspirante suicida, un Jacques Brel isterico, interrompe costantemente la sua attività principale a un killer professionista, l'implacabile Lino Ventura. Successo strepitoso. E l'aver fatto dello chansonnier Brel una star del cinema è tutto merito suo.

In pochi vedono "L'ironia della sorte" con Pierre Clementi, ma è un bel successo anche "Le ragazze di Madame Claude" con Mireille Darc e la sceneggiatura di Francis Veber. Alla fine degli anni 70 tenta strade diverse, la parodia dell'horror con "Dracula padre e figlio", con tanto di Christopher Lee padre del vampirette Bernard Menez, poco riuscito, e un mélo per la coppia di innamorati Alain Delon-Mireille Darc in "L'ultimo giorno d'amore", dove ha un ruolo anche la nostra Monica Guerritore.

Ma "Il vizietto", che Francis Veber riscrive dalla celebre commedia di Jean Poiret e Molinaro mette in scena in Italia con Ugo Tognazzi e Michele Serrault protagonisti non è solo un successo, è un film alla moda che verrà copiato e ricopiato più volte e otterrà ben due sequel, una diretta dallo stesso regista e una da Georges Lautner.

Dopo un successo simile, torna a situazioni più tradizionali con "Casse toujours... tu m'interessas!" con Annie Girardot, che aveva già diretto qualche anno prima in "La mandarina". Con Dino Risi per l'Italia, Gene Wilder per l'America e Brian Forbes per l'Inghilterra, divide il curioso film a episodi girato in quattro paesi diversi "I seduttori della domenica". Del suo episodio è ancora protagonista Lino Ventura.

Negli anni '80 si rinnova e rinnova i suoi cast. Tra i suoi protagonisti troviamo Daniel Auteuil e Anemone in "Pour 100 briques t'as plus rien..." e Auteuil e una giovanissima Emmanuelle Béart in "L'amour en douce", Pierre Richard e la Béart in "A gauche en sortant de l'ascenseur", ma riesce anche a dirigere un film in America, "Just The Way You Are" con Kristy McNichol, e inizia un lungo rapporto con la tv dove porta la sua grande esperienza.

Dagli anni '90 a oggi sarà infatti molto più attivo in tv che al cinema. In tv dirigerà nuove e vecchie star, da Michel Piccoli a Lou Doillon, mentre al cinema si limiterà a portare commedie di prestigio di ambientazione storica, come "Le souper", da noi "A cena con il diavolo", con Michel Piccoli e Claude Brasseur, e "Beaumarchais, l'insolent" con Fabrice Luchini.

Regista molto amato in Francia e molto attivo fino agli ultimi anni, non ha mai smesso di costruire un tipo di commedia intelligente e innovativa che stesse al passo coi tempi e fosse in grado di dare spazio a nuovi autori e nuovi attori. Un artigiano. Come i grandi maestri della commedia all'italiana.

 

Edouard MolinaroEdouard Molinaromatrimonio con vizietto tognazzi e serrault in copertina sul numero di ciak Edouard MolinaroEdouard MolinaroEdouard Molinarojacques BrelEdouard Molinaro

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