IL CINEMA DEI GIUSTI - SI E’ APERTA LA CACCIA AL NUOVO ZALONE: TOCCA A UCCIO DE SANTIS, POPOLARISSIMO IN TUTTA LA PUGLIA PER AVER INVENTATE LE BARZELLETTE SCENEGGIATE DEL “MUDÙ” (CIOÈ MADONNA!”) - IL FILM PREFERISCE PUNTARE PIÙ SUL PIERACCIONISMO CHE SUL COMICO PURO, ANCHE LE BARZELLETTE SONO CENTELLINATE E NON SI RIDE PRATICAMENTE MAI, ANCHE PERCHÉ UCCIO FA L’INNAMORATO IN CRISI PER TUTTO IL FILM…

‘'Non me lo dire'' di Vito Cea.

Marco Giusti per Dagospia

Pensavate che non esistessero più i grandi film stracult degli anni '70, vero? Questa incredibile stagione cinematografica italiana dimostra esattamente il contrario. Grazie anche al successo delle commedie dell'anno scorso, è un fiorire di prodotti impossibili.

Così dopo il capolavoro di Giovanni Vernia "Ti stimo fratello", arriva una ennesima perla del cinema comico pugliese, "Non me lo dire" dell'esordiente Vito Cea con Uccio De Santis, popolarissimo in tutta la Puglia per aver inventate le barzellette sceneggiate del "Mudù" (cioè Madonna!").

Barzellette che interpreta, assieme a una ricca compagnia di caratteristi pugliesi, sia in tv, nella mitica Telenorba, che sui palchi teatrali, nelle feste di paese, matrimoni, battesimi, ecc. Uccio è un fenomeno regionale fortissimo, ma si spinge anche in Basilicata e in Molise, che ha scalzato le vecchie star locali, come Gianni Ciardo o Nicola Pignataro, e ha rimpiazzato in tv e nelle piazze baresi gli ormai "nazionali" e quindi fuggiaschi Emilio Solfrizzi e Checco Zalone.

E' proprio dopo il successo dei film di Zalone, anche se Uccio sostiene di aver pensato al suo film ben tre anni fa, che è riuscito a lanciarsi, sembra con soldi propri, oltre a quelli del contributo del Ministero dei Beni Culturali (è così...) e a quelli dell'ormai mitica Film Commission Pugliese, nella sua opera prima.

Purtroppo "Non me lo dire" non si accontenta di essere solo un film comico che mette insieme una storiella e un po' di repertorio, ma si presenta come un film romantico e in parte filosofico sulla professione di comico. E' il comico, infatti, che mitiga la stanchezza provocata dai rudi lavori della campagna.

Uccio, che è una specie di Carlo Conti barese e non parla in dialetto stretto, ma in italiano con accento pugliese, è più o meno se stesso nel film, il re delle barzellette del Mudù, riconosciuto e omaggiato da tutti i paesani, in azione tra Bari e Brindisi (Margherita di Savoia, Fasano, Cisternino), che si ritrova in pesante crisi sentimentale.

E' diviso tra due donne, la sua ex compagna, Mia Benedetto, che è stanca di dividerlo col teatro, e una giovane fan, la bella Ailyn Prandi, fresca di produzione Fandango come "Certe nuvole" e addirittura "Diaz", assolutamente pazza di lui. Uccio è un bravo ragazzo e, in questo percorso, che lo riporterà ovviamente a casa, si imbatte in funerali, matrimoni, situazioni paradossali che vedranno all'opera tutto il suo clan di attori delle sue barzellette sceneggiate, come Umberto Sardella e la grande Mariolina De Fano, la Tina Pica del sud, uniti a Gianni Ciardo nei panni del prete, e al grande comico napoletano Nando Paone, fresco di "Benvenuti al Nord", che ritroveremo a Cannes come coprotagonista del film di Matteo Garrone "Reality".

Costruito con tempi lentissimi e una certa povertà di impaginazione, senza le volgarità tipiche delle barzellette del Mudù, il film preferisce puntare più sul pieraccionismo che sul comico puro, anche le barzellette sono centellinate e non si ride praticamente mai, anche perché Uccio fa l'innamorato in crisi per tutto il film e i suoi comici, pur notevoli, si limitano a ruotargli attorno.

Ailyn Prandi come innamorata, poi, è quasi imbarazzante. Il film è indirizzato ovviamente ai fan di Uccio, ma ha anche pretese più alte, c'è perfino la commovente lettera di un fan morente che spiega il valore sociale dell'umorismo delle barzellette. Distribuito in un primo momento in 60 copie, solo Puglia e sud (finora ha incassato 11.000 euro!), verrà mostrato da questo fine settimana anche nel centro e nel nord. Va detto, però, che il mercato del cinema pugliese inizia a essere un po' saturo.

 

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