IL CINEMA DEI GIUSTI - DOPO IL DISASTRO “TO ROME WITH LOVE”, WOODY RITROVA L’ISPIRAZIONE CON “BLUE JASMINE”

Marco Giusti per Dagospia

Blue Jasmine di Woody Allen.

Miracolo! Dopo una serie di film modesti o proprio disastrosi, come l'ultimo girato a Roma, "To Rome with Love", incredibilmente Woody Allen, tornato a casa con le borse Louis Vuitton come qualcuno gli aveva più volte chiesto, non solo ritrova l'ispirazione ritornando in patria, diviso fra New York e San Francisco, e non si limita a offrire alla divina Cate Blanchett l'occasione per interpretare uno dei ruoli più belli che abbia mai avuto, ha già fatto spazio per l'Oscar nelle borse Vuitton che le ha imprestato Woody, ma sforna un film anche importante per il soggetto scelto, cioè la grande crisi economica americana vissuta sia dalle classi alte, dopo la caduta, sia dalle classi operaie.

Certo, questo "Blue Jasmine", gran titolo, riecheggia molto da vicino "Un tram chiamato desiderio" di Tennesse Williams e la Jasmine/Jeanette di Cate Blanchett è un personaggio di donna in crisi non più giovanissima molto simile alla Blanche DuBois di Vivien Leigh nella versione cinematografica del dramma che ci aveva dato Elia Kazan. E' vero pure che proprio la Blanchett ha recitato recentemente questo personaggio a teatro con grande successo.

Come è vero che la cattiva abitudine di sfruttare le Film Commission come se stesse girando "Zoran, il mio nipote scemo", quel sola di Woody non l'ha persa, visto come utilizza una città come San Francisco dove non era mai stato prima e alla quale non sembra neanche particolarmente interessato.

E in qualche modo, come il suo regista, la sua Jasmine ripensa sempre sia ai quartieri alti di New York che, ha dovuto abbandonare, sia all'Europa che adorava frequentare. Imbottita di Xanax e di vodka, Jasmine, un tempo signora altoborghese con birignao da Park Avenue, dopo aver perso tutto nello scandalo che ha coinvolto il marito Hal, un Alec Baldwin perfetto, cerca rifugio a San Francisco bussando alla porta della sorella Ginger, interpretata da una vecchia conoscenza del cinema inglese come Sally Hawkins, che è l'esatto opposto di lei.

Se Jasmine è altezzosa, porta solo abiti firmati e non sopporta il proletariato, Ginger è modesta, sottotono, non soffre del suo lavoro di cameriera e seguita a fidanzarsi con operai spiantati. Si è mollata col primo marito, il buffo Augie, interpretato da una star comica della tv, Andrew Dice Clay, e si è messa con l'ancor più rozzo Chili, il grandissimo Bobby Cannavale che ci terrorizzava in "Boarwalk Empire", perennemente in canottiera come lo Stanley Kowalski di Marlon Brando in "Un tram chiamato desiderio".

Non sono vere sorelle, visto che sono entrambe adottate, ma a loro modo si vogliono bene. Ginger ha perdonato a Jasmine il fatto di aver perso tutti i suoi averi negli affari sballati del marito. Del resto con lo scandalo, Jasmine non è solo finita sul lastrico, ha perso il marito, una specie di Bernard Madoff, che si è suicidato in carcere, mentre il figlio di lui, Danny, non la vuole più vedere. Abilmente costruito alternando una serie di flashback, che ci illuminano sulla vita di Jasmine a New York e sui motivi che hanno portato al disastro della sua famiglia, al presente che vede Jasmine muoversi a San Francisco per ricostruirsi una vita, il film non prende mai una posizione morale riguardo quello che vediamo.

Sappiamo da subito che Jasmine è in piena crisi, che beve e parla da sola, come sappiamo che non si accontenterà della corte che un impacciato medico, il Michael Stuhlbarg già protagonista di "A Serious Man" dei Cohen, le sta facendo. In qualche modo tifiamo per lei quando la adocchia il ricco e antipatico Dwight, interpretato da Peter Sarsgaard, che la vede come la moglie ideale da avere a fianco per la sua carriera politica, ma sappiamo anche che le bugie che Jasmine gli ha raccontato non potranno che portarla al disastro.

Come sappiamo quanto possa essere infido Peter Sarsgaard, che sembra quasi riprendere, capovolgendolo, il suo ruolo in "An Education". Se non c'è un giudizio morale da parte di Allen, non c'è neanche l'effetto della pallina da tennis che può miracolosamente salvarti la vita come in "Match Point". Anche perché rispetto alla crisi economica e all'immoralità dell'America dei Madoff dei quartieri alti, siamo un po' tutti complici e quindi responsabili, perché tutti sapevamo o potevamo sapere. E tutti eravamo pronti a fare o sognare quella vita.

Ma è Jasmine che dovrà pagare per tutti come in una tragedia greca. Gli attori, capitanati da una Cate Blanchett in stato di grazia, sono tutti meravigliosi, a cominciare dalla Ginger di Sally Hawkins e dal frivolo Hal di Alec Baldwin e al gruppo di coatti di San Francisco. La fotografia dello spagnolo Javier Aguirresarobe, che ha già lavorato con Allen in "Vicky Christina Barcelona", ma anche in "The Others" e "Mare dentro" di Amenabar e "The Road" di John Hillcoat, è strepitosa, le scenografie di Santo Loquasto, presenza costante di quasi tutto il cinema di Allen, pure.

Per il resto sarà un piacere riconoscere la giacca Chanel di Jasmine, le borsette Fendi e tutto il repertorio modaiolo che il regista sembra essersi portato dai suoi viaggi in Europa. Ma erano anni che Woody Allen non faceva un film di questo livello. In sala dal 5 dicembre.

 

blue jasmine Blue Jasmine primo trailer del nuovo film di Woody Allen x SALLY HAWKINS E LOUIS CK IN BLUE JASMINE jpegblue jasmine CATE BLANCHETT IL CAST DI BLUE JASMINE DI WOODY ALLEN CATE BLANCHETT E SALLY HAWKINS IN BLUE JASMINE kate blanchett sul set di blue jasmine di woody allen jpeg

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?