maurizio molinari john elkann gad lerner giovanni valentini

COME GODONO GLI EX DI “REPUBBLICA” – GAD LERNER: “LA MALINCONICA, INGLORIOSA USCITA DI SCENA DEL DUO MOLINARI&ELKANN STRIDE CON L’ARROGANZA CHE CONTRADDISTINSE LA LORO PRESA DI POSSESSO” – GIOVANNI VALENTINI CHIAMA IN CAUSA EZIO MAURO E MASSIMO GIANNINI ("SORPRENDE IL LORO SILENZIO") E SI INDIGNA PER LE MARCHETTE RICHIESTE DALL’EDITORE (CHE PERÒ SERVONO A PAGARE GLI STIPENDI): “DEGENERAZIONE DELLA STAMPA PADRONALE CHE INCOMBE SULL’AUTONOMIA DELL’INFORMAZIONE". GIUSTO, CON IL PADRONE MEGLIO ANDARCI DIRETTAMENTE IN VACANZA, COME FACEVA GAD CON DE BENEDETTI - "ORFEO PUÒ ESSERE UN NORMALIZZATORE, UN COMMISSARIO LIQUIDATORE O MAGARI UN ESECUTORE TESTAMENTARIO…”

1. REPUBBLICA, LA DISFATTA DI ELKANN E MOLINARI

Estratto dell'articolo di Gad Lerner per “il Fatto quotidiano”

GAD LERNER IN VACANZA CON CARLO DE BENEDETTI

 

La malinconica, ingloriosa uscita di scena del duo Molinari&Elkann […]stride con l’arroganza che contraddistinse la loro presa di possesso, quattro anni fa, dell’ammiraglia Repubblica.

 

Il predecessore, Carlo Verdelli, licenziato dall’oggi al domani senza neanche un saluto. Piani di rilancio mirabolanti enunciati col tono di avanguardisti della rivoluzione digitale.

La redazione che a più riprese ha compattamente sfiduciato il direttore, e che da ultimo ha scioperato contro il tariffario con cui […] tentava di piazzare pagine di notiziario, è stata la prima a denunciare che le cose sono andate diversamente: calo delle vendite ben più grave della concorrenza; smantellamento del gruppo editoriale; conti in rosso; disaffezione del pubblico tradizionale che non si riconosceva nel nuovo prodotto.

 

molinari elkann

La parabola discendente che la proprietà Exor si è intestata con supponenza e dilettantismo meriterebbe uno studio approfondito. Tema: la fragilità di un progetto culturale tecnocratico messo in atto da un potere forte, convinto di potersi imporre sulla professionalità giornalistica e sulla comunità dei lettori. In fondo è un po’ anche la storia del declino di Draghi e del fiasco di Renzi e Calenda.

 

Il direttore Molinari ci ha messo un di più di atlantismo unilaterale e di schieramento acritico in difesa d’Israele che è parso ottenere l’effetto contrario. Quanto a John Elkann, da padrone insoddisfatto dei risultati ieri ha chiesto ai subentranti “maggiore focalizzazione e rigore nella gestione del Gruppo”. Ma è difficile non mettere in relazione la sua scelta di lasciare la presidenza Gedi con le vicende giudiziarie e familiari imbarazzanti che lo riguardano. Chi come me, e a Il Fatto non siamo pochi, ha lasciato un pezzo di cuore in quel giornale, può solo augurare ai colleghi di Repubblica che il peggio sia passato.

 

2. C’È ORFEO 4 STAGIONI: REPUBBLICA CAMBIA CAVALLO, NON PADRONE

mario orfeo foto di bacco

Estratto dell'articolo di Giovanni Valentini per “il Fatto quotidiano”

 

[…] Con la nomina di Mario Orfeo alla direzione di Repubblica e la contemporanea uscita di John Elkann dalla presidenza del gruppo Gedi, il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari cambia cavallo ma non padrone.

 

[…] Orfeo è l’usato sicuro: un uomo all seasons, come gli pneumatici estate-inverno. E per una redazione in subbuglio, dopo i due giorni di sciopero contro le “gravi ingerenze” dell’editore per la commistione con la pubblicità e il marketing, può anche essere un normalizzatore, un commissario liquidatore o magari un esecutore testamentario, in grado di rimettere ordine nella vecchia casa di famiglia.

 

giovanni valentini foto di bacco

Non certo per riportarla ai fasti scalfariani, ma almeno all’ordinaria amministrazione: quella di un giornale partorito da un editore “puro” e finito nelle mani di un editore “impuro” che più impuro non si può.

 

Ora è accaduto […] che l’attuale proprietà di quella testata, controllata dalla holding Stellantis, abbia interferito pesantemente nel lavoro redazionale, tentando addirittura di imporre una lista di articoli a pagamento su un evento di carattere tecnologico, estraneo all’attività giornalistica.  Pubblicità occulta, insomma. Ovvero “marchette”. Come se il giornale fosse un house organ, un foglio aziendale o promozionale.

 

GAD LERNER AI FUNERALI DI SILVIO BERLUSCONI

Il “caso Repubblica” diventa così il paradigma di una degenerazione della stampa padronale che incombe sulla libertà e sull’autonomia dell’informazione. A farne le spese è stato l’ex direttore Maurizio Molinari, incapace di evitare un incidente di tale portata. Ma sorprende e colpisce il silenzio assordante di due ex direttori di “Stampubblica”, Ezio Mauro e Massimo Giannini, che non hanno speso una parola per difendere l’immagine e il prestigio della testata su cui tuttora scrivono.

 

MASSIMO DALEMA D'ALEMA GAD LERNER

Eppure, proprio nei giorni scorsi, Carlo De Benedetti ha raccontato in tv che, quando i suoi figli decisero di vendere il “regalo” paterno, Luca Montezemolo si offrì di rilevare Repubblica. Ma il giovane Elkann intervenne per impedire l’operazione e impadronirsi di tutto il Gruppo.

 

S’è visto poi che fine hanno fatto il settimanale L’Espresso […] e i quotidiani locali smembrati e ceduti a padroni e padroncini vari. […]  Se un “giornalone” come Repubblica può essere sottoposto a una tale angheria, l’incrocio tra informazione e pubblicità rischia di diventare un’epidemia e di contaminare anche le testate minori. Tutto ciò a scapito della loro trasparenza e autonomia. Riprendiamo, allora, la proposta dell’ex senatore Primo Di Nicola (M5S). Quel ddl puntava a limitare al 10% nelle imprese editoriali il peso dei privati che svolgono attività in altri campi, con un fatturato superiore a 1 milione di euro all’anno.

Giovanni Valentini con Eugenio Scalfari (1984)

 

E prevedeva anche un periodo transitorio di tre anni, per adeguare gradualmente le società alla nuova normativa scendendo prima al 45% e poi al 25%. Nessuno è tanto ingenuo o maldestro da pensare che si possa eliminare dal mercato la presenza degli editori “impuri”. Si tratta, più realisticamente, di ridimensionare e contenere il loro potere mediatico […].

ELKANN MOLINARI SCANAVINOmaurizio molinari john elkannmarco moroni maurizio scanavino luigi vanetti laura cioli con john elkann e chiara appendinoeugenio scalfari - giovanni valentiniMAURIZIO SCANAVINO E JOHN ELKANNGIOVANNI VALENTINI 1gad lerner

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)