paragone fubini

CHI SPARA FAKE NEWS? IL CASO SOROS-FUBINI CHE HA INCENDIATO I GIORNALISTI DEL ''CORRIERE'' FINISCE IN UN LIBRO, DOCUMENTATO E NON FAZIOSO, CHE PERALTRO DIFENDE IL FINANZIERE UNGHERESE-AMERICANO. MA SI CHIEDE SE IL VICEDIRETTORE DEL ''CORRIERE'', QUANDO IN PRIMA PAGINA SPAVENTAVA I MERCATI CON UNA PROCEDURA D'INFRAZIONE PER DEFICIT (MAI PARTITA), PARLASSE COME CRONISTA O COME MEMBRO DELL'ADVISORY BOARD DELLA OPEN FOUNDATION DI SOROS, CHE VEDE IL GOVERNO GIALLOVERDE COME UN NEMICO DA SCONFIGGERE (RICAMBIATO)

Francesco Borgonovo per “la Verità

george soros

 

Sarà pur vero che il nome di George Soros riappare ciclicamente sulla bocca dei sovranisti, e non certo in contesti lusinghieri. Ma è anche vero che il genere letterario «difesa del milionario globalista» ultimamente va parecchio di moda. Nel dicembre 2018, per dire, il Financial Times ha nominato il caro George «persona dell' anno». Persino Gad Lerner, pochi giorni fa, si è cimentato su Repubblica in un elogio del Gran Visir dell' immigrazione di massa. Il libro di Luca Ciarrocca intitolato L' affaire Soros, appena pubblicato da Chiarelettere, sembrerebbe candidato a inserirsi nel fortunato filone apologetico.

 

Eppure riserva parecchie sorprese. Ciarrocca - giornalista, imprenditore, fondatore del sito di economia e finanza Wall Street Italia - non è certo un uomo «di destra», anzi. Il suo scopo dichiarato è quello di smentire le falsità che circolano - soprattutto in Rete - sul fondatore della Open society foundations, nonché quello di combattere i «discorsi di odio». Il fatto, però, è che Ciarrocca è intellettualmente onesto: ha le sue idee, le esprime, ma non si fa affatto obnubilare dall' ideologia.

 

fubini

Il suo libro è denso, documentato, preciso e molto, molto interessante. Infatti non risparmia dettagli taglienti. Ad esempio racconta che Soros, se non avesse versato 18 miliardi del suo fondo alla Open society alla fine del 2017, sarebbe stato soggetto a un' aliquota del 52,29%, mentre così l' aliquota è del 5%. Ma sono, appunto, dettagli, e nemmeno troppo politicamente scorretti.

 

C' è nel libro, invece, un passaggio veramente «scorrettissimo». O, meglio, un capitolo di pura ricostruzione basata sui fatti, che però, nel panorama mefitico del giornalismo italiano, salta agli occhi come una fiammata di coraggio. Il titolo rende l' idea: «Lo strano caso del Corriere della Sera sorosiano».

 

LUCA CIARROCCA L AFFAIRE SOROS

Qui Ciarrocca non fa altro che ricostruire una vicenda riguardante il giornale di via Solferino, di cui La Verità si è occupata in profondità (unica in Italia, assieme al Fatto quotidiano). Ma che la ricostruzione sia contenuta in un libro - per giunta pubblicato da un editore importante e scritto da un giornalista «non sovranista» - beh, aggiunge pepe alla pietanza.

 

Prima Ciarrocca dipinge il clima arroventato dell' autunno 2018. «I grandi giornali», spiega, «sono tutti schierati contro il governo di Giuseppe Conte e dei due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Sembra una specie di serrata dei padroni delle ferriere, la grande stampa legata ai partiti tradizionali in calo di consensi, il Pd e Forza Italia, non sopporta il nuovo esecutivo nato dalle elezioni del 4 marzo e fa terrorismo psicologico sul rialzo dello spread».

 

Ciarrocca ricorda che in quei giorni il Corriere della Sera pubblicò «diversi articoli molto duri contro il governo pentaleghista, tutti a firma del vicedirettore Federico Fubini». A seguito di quei pezzi, scattò la denuncia del Movimento 5 stelle (portata avanti soprattutto da Gianluigi Paragone). Secondo i pentastellati, ricostruisce Ciarrocca, «Fubini, autore degli articoli in prima pagina che sparano a zero sulla politica economica di Palazzo Chigi e sulla "manovra del popolo", farebbe il gioco di qualcuno con altri interessi. Fa parte infatti del board europeo della Open Society Foundations, che lo definisce "un influente opinion maker nel suo Paese"».

GEORGE SOROS EMMA BONINO

 

In effetti, ancora oggi, sul sito della fondazione sorosiana, Fubini appare in qualità di membro dell' Advisory board europeo. «Come membro del board», si legge sul Web, «Fubini porta esperienza economica e importanti approfondimenti e collegamenti con i membri dei media e delle istituzioni politiche italiane».

 

«Sembra una polemica non secondaria, quella della parzialità sorosiana di Fubini in merito alla "manovra del popolo"», nota Ciarrocca nel libro. «Ma la lobby dei poteri forti fa quadrato, ovvero una cortina di silenzio copre tutto. Eppure la polemica cova sotto la cenere».

 

Ed ecco che Ciarrocca si concentra su un' altra storia che il nostro giornale ha sviscerato non molto tempo fa.

SALVINI DI MAIO

Parliamo di uno scontro interno al Corriere, ma piuttosto rilevante politicamente. «Nei giorni in cui il dibattito sulla manovra del popolo era acceso, il quotidiano [...] avrebbe dimostrato una buona dose di faziosità, scrivendo il 1° novembre in prima pagina di una procedura d' infrazione contro l' Italia con un articolo allarmistico (per i mercati finanziari e lo spread): Manovra, pronta la procedura dell' Ue per deficit eccessivo, firmato da Federico Fubini.

 

luciano fontana

Nei giorni successivi», continua Ciarrocca, «alcuni articoli del corrispondente da Bruxelles del quotidiano milanese, Ivo Caizzi, relegati nelle pagine interne, rivelano che i 19 ministri finanziari stavano invece cercando un dialogo e un compromesso con l' Italia sulla legge di bilancio, incaricandone il presidente dell' eurogruppo, il portoghese Mario Centeno, alla guida dell' organo che decide sulla procedura d' infrazione. E smentiscono le anticipazioni sulla procedura contro l' Italia da parte della Commissione Ue, data invece per certa nell' articolo del primo novembre».

 

Caizzi si rivolse al Cdr del Corriere. Definì quella scritta da Fubini «una notizia che non c' è» e si chiese se «l' annuncio della procedura e la smentita delle trattative Ue-Italia possano aver influito [...] sui mercati finanziari: favorendo di fatto mega-speculatori, che in quei giorni scommettevano capitali ingenti sulla destabilizzazione dell' Italia».

 

Tutta la querelle, nonostante abbia fatto molto scalpore, si è risolta con un intervento pacificatore del direttore del Corriere, Luciano Fontana. Però, come ha scritto il nostro Martino Cervo in Il populismo non esiste (in edicola con La Verità), restano sul piatto interrogativi piuttosto importanti.

paragone

 

Sarebbe interessante sapere, più di tutto, se Fubini «ha deliberatamente mentito, tentando di mettere in crisi il governo del suo Paese» oppure no. Nessuno ha mai fatto chiarezza su questo particolare non secondario. Chissà, magari ora che tutta la storia viene raccontata anche in un libro super partes e non certo di nicchia, qualcuno si deciderà a fornire spiegazioni.

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")