IL PAESE DI PULCINELLA (E DELLA BUSTARELLA) - CHE FINE HA FATTO L’AUTHORITY CONTRO LA CORRUZIONE; HA CAMBIATO DIVERSI NOMI, NON HA POTERI E NEANCHE UN PRESIDENTE – RISULTATI? BOH

Gian Antonio Stella per ‘Il Corriere della Sera'

E due. Dopo papa Francesco, durissimo coi «devoti della dea tangente», anche l'Europa dice che da noi girano troppe mazzette: 60 miliardi di euro. Non c'è Paese che possa sopravvivere con un carico simile sulla groppa e una reputazione in pezzi come la nostra. Dove il 97% dei cittadini (21 punti più della media europea) è convinto che la bustarella dilaghi. E Bruxelles ci chiede: che fine ha fatto l'Authority contro la corruzione?

Il primo rapporto della Commissione anticorruzione, diffuso lunedì dal commissario agli affari interni Cecilia Malmström, dice che certo, «in Europa non ci sono aree non affette da corruzione. Prendiamo atto dei progressi fatti e delle buone pratiche, ma i risultati raggiunti sono insufficienti e questo vale per tutti gli Stati membri». Mai accontentarsi. Ma certo le condizioni dell'Italia, rispetto agli altri, è pesante. Basti dire che su quei 120 miliardi di euro di corruzione stimati dalla Ue, la metà sarebbe nostra. Di più: l'88% degli italiani (anche qui oltre una ventina di punti sopra la media continentale) pensa che la corruzione e le raccomandazioni siano il modo più semplice per accedere ai servizi pubblici.

A dirla tutta, qua e là le statistiche europee non ci strapazzano neppure troppo, ad esempio quando dicono che «il 2% degli italiani ha ricevuto richieste di tangenti nell'ultimo anno». Su questo, il rapporto di «Libera», la rete di associazioni di Don Luigi Ciotti, è più pessimista: i cittadini che si sono visti chiedere una bustarella sarebbero sei volte di più: il 12%.

Sia come sia, la Commissione Europea ci bacchetta. Su certe assoluzioni dovute ai tempi biblici. Sulle leggi ad personam . Sui cavilli di certe norme che rischiano «di dare adito ad ambiguità nella pratica e limitare ulteriormente la discrezionalità dell'azione penale». Sul coinvolgimento di troppi politici. Fino alla brusca ramanzina sulla inefficacia dell'authority delegata a combattere le mazzette. Ramanzina sacrosanta.

Per anni, dopo il lontano accordo di Strasburgo del 1999, l'Europa ci ha chiesto di dare vita a un organismo per la guerra alla corruzione. Ma mai cammino è stato tanto travagliato. Istituito nel 2003 e reso operativo nel 2004, l'«Alto commissario per la prevenzione e il contrasto alla corruzione» dotato di una bellissima sede e pochissimi poteri, un vero e proprio specchietto per le allodole, restò (inutilmente) in vita quattro anni. Risultati? Boh... Evaporato nel 2008, fu sostituito dal Saet, il Servizio per l'anticorruzione e la trasparenza che venne subito criticato dagli osservatori: stare alla struttura del Dipartimento funzione pubblica non garantiva l'indipendenza necessaria. Risultati? Boh...

Un altro anno di «ti-tic e ti-tac» e nasceva la Civit, dal nome interminabile (Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche) e dalle competenze vaghe. Risultati? Boh... Fatto sta che nel 2012, con il governo Monti, arrivava la sospirata Autorità anticorruzione con l'obiettivo di «spostare l'asse della lotta alla corruzione dalla repressione alla prevenzione». Applausi corali: evviva, finalmente. Risultati? Boh...

Finché, mesi e mesi dopo, il «Sole 24 ore», l'organo di Confindustria, raccontando il passaggio gestito da Gianpiero D'Alia dalla Civit all'A.n.ac. (Autorità nazionale anticorruzione: ultima sigla del tormentone) sbuffava giustamente per tutti gli «anni di operazioni di montaggio e smontaggio di strutture analoghe».

La stessa Authority, un mese fa, nel suo «Rapporto sul primo anno di attuazione della legge 190 del 2012», sentiva il bisogno di sgravarsi di responsabilità: «Il livello politico non ha mostrato particolare impegno nell'attuazione della legge. Nonostante i reiterati solleciti dell'Autorità, non tutti i ministeri, gli enti pubblici nazionali, le Regioni, gli enti locali hanno nominato il responsabile della prevenzione della corruzione, che pure svolge un ruolo cruciale per l'attuazione della normativa». Traduzione: non vogliono che lavoriamo sul serio.

Peggio, accusano i magistrati in trincea sul fronte della corruzione, «non hanno nominato neppure il presidente dell'Authority limitandosi a una prorogatio dei vertici della vecchia Secit nominati da Brunetta, fra i quali c'è anche quell'Antonio Martone coinvolto, a torto o a ragione, nel caso della P3. A dimostrazione che un conto sono le chiacchiere e un altro i fatti». Di più: le cose vanno talmente per le lunghe da fare emergere sospetti maliziosi e cioè che «giorno dopo giorno vengano svuotati i poteri dell'organismo sui conflitti di interesse, i piani anticorruzione, le incompatibilità fra amministratori e società miste o in house, magari con la scusa di risparmiare prebende».

E non si tratta solo di un problema morale. Ma anche economico. Nel 2012, l'anno al quale si riferiscono i dati della Commissione Europea, gli investimenti diretti esteri in Italia sono crollati del 70%: da 34 a 10 miliardi di dollari in un anno. Al punto di rappresentare per noi un misero 0,6% del Pil contro l'1,4% della Francia (quasi il triplo) o il 2,8% (quasi il quintuplo) del Regno Unito. «Ci sono 1.400 miliardi di dollari che ogni anno volano sul mondo per investimenti diretti esteri in cerca di un luogo su cui atterrare», sospirò mesi fa Giuseppe Recchi, direttore del Comitato investitori esteri di Confindustria: perché così pochi in Italia? Risposta: vuoi vedere che c'entrano anche la corruzione, la burocrazia che alla corruzione è legata, la macchinosità dei processi su eventuali imbrogli?

In ogni caso, spiega Pier Camillo Davigo, molto più che sull'Authority bisognerebbe puntare sul rigido rispetto delle regole: «In tutti i Paesi seri chi ruba va in galera. Qui invece sono andati a smontare certi reati per introdurne altri di difficile definizione col risultato che l'obiettivo non pare più colpire i corrotti ma individuare in quale casella di reato inserirli.

Vogliono fare sul serio? Introducano le operazioni sotto copertura come negli Stati Uniti. Coi test d'integrità. Me l'ha spiegato un amico americano: ogni tanto mandiamo in giro degli agenti in incognito a offrire mazzette. Chi le prende lo sbattiamo dentro. E diamo una ripulita». Figuratevi la popolarità che una cosa simile avrebbe tra la classe politica italiana...

 

Corruzione corruzione DON CIOTTIdon luigi ciottiGIANPIERO D'ALIAil palazzo della commissione europea a bruxelles PIER CAMILLO DAVIGO Giuseppe Recchi ENI

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…