LA CANNES DEI GIUSTI - IL FESTIVAL SI SVEGLIA CON L’ARRIVO DELLE STAR, IL FILM “NON AUTORIZZATO” SU YVES SAINT LAURENT E IL DIVERTENTISSIMO ARGENTINO “RELATOS SALVAJES”

Marco Giusti per Dagospia

Davvero una bella sorpresa, invece, l'altro film in concorso della giornata, l'argentino "Relatos salvajes", scritto e diretto con gran freschezza da Damiàn Szifròn e prodotto dai fratelli Almodovar. E' una bizzarra, divertente, quasi perfetta commedia grottesca sulla violenza selvaggia dei giorni d'oggi, una sorta di rilettura argentina de "I mostri" di Dino Risi

Cannes quarto giorno. La situazione si fa calda. Non tanto perché abbiamo visto il pisello di Mathieu Amalric in "La chambre bleu" (ecco, meglio se lo lasciava nelle mutande), ma per l'arrivo di star come Cate Blanchett, Blake Lively, America Ferrera con il maniaco che le ha guardato sotto il vestito, Pamela Anderson, che andava in una festa in suo onore che nemmeno a Rimini a dicembre sarebbe stata più viva, o come Rita Ora (non sapevo neanche chi fosse) o come Concita De Gregorio, che viene catapultata da Roma per meravigliarsi per le meraviglie del solo film italiano in concorso, "Le meraviglie" di Alice Rohrwacher, già benedetto da Goffredo Fofi (purtroppo è così...).

E stamane abbiamo appena visto "Saint Laurent" di Bertrand Bonello, la versione della vita del celebre stilista non approvata da Pierre Bergé e, sulla carta, piu' libera di quella ufficiale diretta da Jalil Lespert. In realta', malgrado qualche trovata da cinephile, le dichiarazioni d'amore alla Nouvelle Vague iniziali, la presenza piu' alla Francesco Vezzoli che alla Luchino Visconti di un Helmut Berger che appare nell'ultima mezz'ora come vecchio Saint Laurent, non e' che la versione Bonello sia cosi' diversa e meno "ufficiale" dell'altra.

Certo Bonello, complici le lettere di Andy Warhol e la sua logica da autore da festival (in concorso a Cannes), engagé, cerca di puntare tutto sulla lotta del suo eroe, interpretato dal bel Gaspard Ulliel, che mostra anche il pisello (altra cosa da quello di Amalric), per sfuggire alla sua identita' e al suo logo massacrante. "Mi piacerebbe tu facessi dei vestiti Warhol", gli scrive Andy, e Yves sa che potra' fare solo dei Saint Laurent.

Ma da subito non solo il suo protagonista, ma lo stesso film non riesce a scappare dalla logica del biopic, della "vita del santo" divinita' della moda. E il film non e' qualcosa di diverso dal biopic bergeriano, ma una piccola variazione, neanche tanto meno pompier, della stessa storia. Bonello ci libera dalla giovinezza del suo eroe, punta di piu' sull'amore per il bel Jacques de Bascher, interpretato da un Louis Garrel col baffetto assassino e 200 chili di cappotto, che fa tanto Pupetto Turacciolo in "L'imperatore di Capri", mette un po' da parte Pierre Berge', interpretato da Jeremie Renier con meno vigore di Guillaume Gallienne, ma cade poi nelle stesse trappole del film di moda.

Le ragazze, dalla bellissima Léa Seydoux come Loulou De La Falaise, a Aymeline Vlade come Betty Catroux, per non parlare della tossica chic di Jasmine Trinca, della siura che si fa consigliare bene dallo stilista Valeria-Bruni Tedeschi, e da Dominique Sanda come mamma' (invecchiatissima), sono ancor piu' figurine qui che nell'altro film, e i maschi servono a Saint Laurent solo per una ulteriore tentativo di fuga dalla propria identita', che sembra il tema centrale del film.

Ma alla fine, forse proprio l'arrivo di una vera icona come Helmut Berger, presenza cosi' pesantemente vissuta e viscontiana, ci mostra che su questo tema si muove davvero meglio l'arte con Francesco Vezzoli che non il cinema d'autore. Che al massimo riesce a fare del sotto-Visconti un po' noioso e a perdere anche quell'identita' che aveva guadagnato confondendosi con la moda.

Davvero una bella sorpresa, invece, l'altro film in concorso della giornata, l'argentino "Relatos salvajes", scritto e diretto con gran freschezza da Damiàn Szifròn e prodotto dai fratelli Almodovar. E' una bizzarra, divertente, quasi perfetta commedia grottesca sulla violenza selvaggia dei giorni d'oggi, una sorta di rilettura argentina de "I mostri" di Dino Risi, e infatti ne riprende la struttura a episodi, anche se sono quasi tutti di lunghezze simili, e la costruzione interna di ogni raccontino a sketch con un ribaltamento o una sorpresa finale a effetto.

Alcuni episodi sono di pura commedia di costume all'italiana, come la storia dell'ingegnere, Ricardo Darin, che entra in un ca vortice di sfortuna e di aggressività quando si vede portare via la macchina dal carro attrezzi perché posteggiata male. Grazie a questo farà tardi alla festa della figlia, cosa imperdonabile per la moglie, che lo lascerà, poi essere andato in escandescenze negli uffici della polizia stradale, perderà anche il posto e da lì precipeterà sempre più giù. In un altro, invece, assolutamente geniale, per fare uscire il figlio da una sicura condanna per aver guidato in stato di ebbrezza e ucciso una donna incinta, un ricco signore, d'accordo col suo avvocato, convince il giardiniere di casa, José, a assumersi la colpa in cambio di 500.000 dollari.

Ma anche l'avvocato vuole la sua parte e anche il magistrato corrotto che ha subito scoperto il trucco. Sono belli anche gli episodi di pura commedia, come la fresca sposa, Erica Rivas, che durante il matrimonio scopre che il suo sposo, Leonardo Sbaraglia, non solo la tradisce, ma ha portato alla cena di nozze la sua amante. Deciderà di vendicarsi brutalmente in diretta, prima scopandosi il cuoco, poi rendendo la festa un inferno.

Più ovvio ma molto divertente lo scontro fra due automobilisti nervosi in una strada sperduta. Quasi horror quella della cuoca che spinge all'omicidio una cameriera che ha riconosciuto nel suo unico avventore l'uomo che ha spinto al suicidio il padre. E magistrale l'episodio da "Ai confini della realtà" dove tutti i passeggeri di un aereo scoprono di aver fatto qualcosa a un certo Gabriele Pasternak, un critico musicale, un vecchio compagno di cla casse, una modella, uno psicanalista, perfino la hostess.

Troppo tardi scoprono che alla guida dell'aereo c'è proprio Gabriele Pasternak, che sta compiendo la sua terribile vendetta. Diciamo subito che il film, diretto e interpretato alla perfezione, si presta benissimo a un remake italiano. Grandi applausi sinceri alla fine della proiezione, probabilmente le tre ore e mezzo di "Winter Sleep" si sono fatte sentire.

 

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