IL FESTIVAL DEI GIUSTI - TRA CANNE, SCOPATE E DISCORSI FILOSOFICI (“COSA SAI DEL CLITORIDE?”), “MARFA GIRL” CI RIPORTA IL PIACERE DI ANDARE AL CINEMA - “POPULAIRE” È UNA RICCA E RAFFINATA COMMEDIA ANNI ‘50 CON OTTIMI INTERPRETI - “LE GUETTEUR - IL CECCHINO”, NOIR DI GENERE DIRETTO SU COMMISSIONE DA MICHELE PLACIDO, NON DELUDE, MA NON È FORTE COME “ROMANZO CRIMINALE” - CARLO LUCARELLI, REGISTA ESORDIENTE, MISCHIA FICTION E HORROR. MA NON CI RIESCE…

Marco Giusti per Dagospia

Quarto giorno del Festival di Roma.

"Cosa sai del clitoride?" - "Quello che ho sentito su South Park". Non fosse che per questa battuta e per la spiegazione di quanto scopano meglio i messicani dei maschi americani bianchi coi loro piselli circoncisi che riducono al 50 per cento la sensibilità e il piacere ("e se non provi piacere non puoi neanche darne"), "Marfa Girl", ultima opera di Larry Clark, il regista di "Kids" e "Ken Park", presentata oggi in concorso, ci riporta anche a noi, circoncisi o meno, un po'di piacere per andare al cinema.

Un piacere messo a dura prova dal polpettone cinese di ieri e da qualche film italiano di troppo. In quel di Marfa, Texas, la cittadina dove James Dean, Rock Hudosn e Elizabeth Taylor avevano girato "Il gigante" di George Stevens, non succede proprio niente. Tre poliziotti del confine un po' scollati, un bianco violento con pesanti turbe sessuali e due ispanici più o meno scossi dalla guerra in Iraq e dalla professione che li mette contro i fratelli ("ci chiamano noci di cocco, marroni fuori e bianchi dentro"), devono controllare più che i clandestini il quieto vivere dei cittadini.

Ma i più agitati sembrano decisamente loro, soprattutto nei confronti di una piccola comunità hippy dove convivono tra canne, scopate e discorsi filosofici surreali Mary, cioè Mary Farley, una newyorchese che alleva pappagalli come fossero gatti, uno nero si chiama Gucci e un altro Vossy, una pittrice ricca e sofisticata, Drake Burnette, che ama i ragazzi messicani e se li porta a letto due alla volta (immancabile la scena con lei in mezzo ai due piselli), una band di strafattoni, una messicana mistica, Tina Thérèse, che piange ancora la morte del suo gatto preferito, l'unico che la capisse.

Adam, cioè Adam Mediano, il bellissimo figlio di Mary, mezzo messicano e mezzo bianco, sempre con i capelli davanti agli occhi, cerca di crescere in mezzo a questa situazione complessa, cercando di evitare le attenzioni pericolose dei poliziotti, ma anche quelle della pittrice, è lei la Marfa Girl del titolo, che giura che quando avrà la maggiore età lo scoperà fino alla morte, concedendosi però a una strampalata e pippatissima aspirante spogliarellista con marito in prigione ("Miguel quando esce mi ammazza") e, ovviamente, alla sua fidanzatina Inez, messicana con capelli biondi e dita smaltate.

Per tutto il film seguiamo Adam in giro per la città sul suo skate con la scritta Antihero, ma anche da un letto all'altro, il giorno del suo sedicesimo compleanno. Ma tutti i personaggi che incontra o che gli attraversano la strada hanno una storia da raccontare e un po' tutti cercano di rubargli se non l'anima almeno il corpo. L'incontro centrale con la pittrice, che gli spiega tutte le sue teorie su come far godere le donne e perché i maschi messicani siano superiori e più dolci dei bianchi, occupa gran parte del film, ma l'andamento è quasi sempre lo stesso.

E' vero, questo è un film che Larry Clark in qualche modo ha già fatto, ma nessuno come lui ha una simile capacità visiva sui paesaggi americani della provincia e sui corpi dei ragazzi. Ci si abbandona a "Marfa Girl" come ci si abbandona a un paesaggio conosciuto e il film ci accoglie come i suoi personaggi di hippy e figli di hippy teneri e disincantati. Bellissimo.

Se "Populaire" dell'esordiente francese Régis Roinsard è una ricca (13 milioni di budget) e raffinata commedia ambientata alla fine degli anni '50 come noi non sappiamo più fare sul mondo ormai perduto delle campionesse di dattilografia (ricordate Franca Valeri che batteva sui tasti nel capolavoro di Dino Risi "Il segno di Venere"?) e il sogno di un boom economico ancora a venire, benissimo interpretato da Déborah François, Romain Duris e Bérénice Bejo, il film francese fuori concorso di oggi, "Le guetteur", cioè "Il cecchino", è un solido noir diretto dal nostro Michele Placido in versione regista da esportazione. Cosa abbastanza rara.

Ma ai francesi, che hanno molto apprezzato "Romanzo criminale" e "Vallanzasca" di Placido, è sembrato più che giusto chiamarlo a dirigere, su commissione quindi, un film di genere. "Qua da noi", aveva detto lo stesso Placido, "c'è spazio solo per il cinema d'autore e le commedie. In mezzo niente." Forte di un cast spettacolare che va da Daniel Auteuil, il commissario Mattei, a Matthieu Kassowitz, il cecchino della banda, lo stesso Placido, Fanny Ardant, ma ci sono anche i nostri Luca Argentero e Violante Placido, e la fotografia di Arnaldo Catinari, "Le guetteur", malgrado un grande inizio classico con una scena di rapina e scontro con la polizia di grande impatto spettacolare, non deluderà i fan del genere, ma non è forte e riuscito come "Vallanzasca" e "Romanzo criminale".

Non ha nemmeno la stessa potenza di storia dietro, si dirà. E il meccanismo, che funziona nella prima parte, si allenta parecchio nella seconda. Ma dimostra che, con i mezzi e il sostegno produttivo dietro, potremmo fare tranquillamente ancora un cinema di genere da esportare in tutto il mondo. Lo dimostra meno bene un altro noir che ieri ha molto infastidito il pubblico del Festival di Roma, "L'isola dell'angelo caduto", opera prima di Carlo Lucarelli tratta dal suo libro omonimo.

Ambientato nel 1925 in un'isola laziale dove i tribunali fascisti mandavano al confino anarchici e repubblicani, è una sorta di giallo con vene horror alla "Shutter Island" girato però come una fiction da un neo-regista che non ha le idee chiare su che tipo di film stia facendo. Lucarelli, lo ha ammesso candidamente lui stesso in conferenza stampa, ha fatto un po' il pasticcio che un Michele Soavi, ma anche i Manetti bros avrebbero evitato. Contaminare il cinema di genere, in questo caso abbiamo una pura fiction televisiva, con vene autoriali da horror senza avere poi la capacità di giocare sui due piani diversi fino alla fine.

Ne viene fuori un prodotto un po' ibridato che sarà difficile far funzionare in sala ma anche in tv, in quanto non "piacevole" da prima serata. Lucarelli non controlla neanche troppo il cast, che pure ha belle presenze, come quella di Giampaolo Morelli, più che credibile, come commissario che indaga sul misterioso suicidio-omicidio di un fascista dell'isola che se la faceva con tutte le donne del posto. Si lancia però su qualche nudo frontale più che gradito e su un tono cartoonistico che ci indica una vena stravagante e personale che salva il film dalla totale opacità.

 

romain duris deborah francois populaire Regis Roinsard Populaire populaire Matthieu Kassovitz le Guetteur Michele Placido sul set di Le Guetteur marfa girl Marfa Girl jpegMarfa Girl di Larry Clark jpegMarfa Girl i protagonisti le guetteur

Ultimi Dagoreport

marina paolo berlusconi antonio tajani ursula von der leyen antonio angelucci

DAGOREPORT – SULLA POLITICA ESTERA, IL GOVERNO MELONI ARRANCA, E SI SPACCA PURE LA FAMIGLIA BERLUSCONI: ALL’EUROPEISTA MARINA SI CONTRAPPONE IL TRUMPIANO ZIO PAOLO (TRA I DUE C’È STATO UN BOTTA E RISPOSTA TELEFONICO CON CAZZIATONE DELLA NIPOTINA) – TAJANI SOFFRE PER LA PROPRIA IRRILEVANZA DOVUTA ALLE SBANDATE ANTI-UE DI SALVINI – RICICCIA IL MES E SI APRE UNA NUOVA CREPA TRA FORZA ITALIA E LEGA – L’ASSALTO DI “LIBERO” E “TEMPO” A URSULA VON DER LEYEN (IL MELONIZZATO ANGELUCCI È TORNATO SALVINIANO?)

andrea delmastro emanuele pozzolo

FRATELLI D'ITALIA HA ESPULSO EMANUELE POZZOLO! - IL PARLAMENTARE GIÀ SOSPESO DAL PARTITO, IMPUTATO PER PORTO ABUSIVO DI ARMI PER LA SPARO DEL CAPODANNO 2024, HA RACCONTATO A "REPORT" LA SUA VERITA’ SULLA VICENDA (PER POI FARE DIETROFRONT: "MAI DATO INTERVISTE, MI HANNO REGISTRATO") - POZZOLO HA CONTRADDETTO LE VERSIONI DEGLI ALTRI PARTECIPANTI ALLA FESTA, SOSTENENDO CHE DELMASTRO ERA PRESENTE AL MOMENTO DELLO SPARO - DONZELLI, CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA, AVEVA CONVOCATO IL DIRETTIVO DEL PARTITO CHE HA DECRETATO ALL'UNANIMITÀ L’ESPULSIONE DI POZZOLO...

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…