WEB WARS - LA GUERRA INFINITA PER IL DIRITTO D’AUTORE ONLINE DOPO LA CHIUSURA DI MEGAUPLOAD - PER CICCIO KIMDOTCOM SONO STATI CHIESTI 50 ANNI DI PRIGIONE (DENUNCE PER MALTRATTAMENTI IN CARCERE) - IN SVEZIA IL PARTITO DEGLI HACKER è LA QUINTA FORZA POLITICA DEL PAESE, A BERLINO PRENDE IL 9% DEI CONSENSI - “CHI PENSA DI RIMANERE ANCORATO ALLE PROPRIE RENDITE DI POSIZIONE VERRÀ INESORABILMENTE SUPERATO” - LE ALTERNATIVE A MEGAVIDEO...

Nicola Boccola per "il Fatto Quotidiano"

La chiusura di MegaVideo rappresenta l'ultima offensiva della guerra contro la fruizione gratuita in rete di contenuti protetti dal diritto d'autore. Nel 2001 il primo celebre caso: un giudice americano ordina la chiusura di Napster, reo di favorire lo scambio di file musicali grazie a un sistema basato su un server centralizzato; dalle sue ceneri nascono eMule e Kazaa, apparentemente inattaccabili perché fondati su un'architettura che collega tra loro gli utenti i quali si scambiano i contenuti.

In Italia, nel 2006, Sky cerca di bloccare Coolstreaming, piattaforma che forniva istruzioni per guardare le partite di Serie A, attraverso un sito che aveva regolarmente acquisito i diritti per il mercato cinese. Vicenda simile a quella di RojaDirecta, portale spagnolo che offre link per seguire eventi sportivi in streaming in tutto il mondo, che nel 2010 si è vista oscurare di imperio dall'FBI i suoi domini .com e .org. Il 19 gennaio scorso, con il clamoroso arresto in Nuova Zelanda, con tanto di denuncia per maltrattamenti in carcere, del fondatore di MegaUpload Kim Schmitz - detto Kim Dotcom - e di suoi sette collaboratori, con relativa richiesta di 50 anni di carcere.

L'accusa è violazione del copyright per circa 500 milioni di dollari, per i film contenuti nella sezione MegaVideo, e per gli ebook. Data l'impossibilità di punire i milioni di utenti colpevoli della violazione di copyright, si è colpito il portale con una durezza inusitata, e senza alcun riguardo per gli iscritti che lo utilizzavano in modo legale, pagando un abbonamento. La sortita ha provocato la massiccia reazione del gruppo di hacker Anonymous, che attraverso un attacco informatico di tipo DoS (Denial of Service) senza precedenti ha reso irraggiungibili, tra gli altri, i siti del dipartimento di Giustizia statunitense e della casa discografica Universal, sovraccaricando di traffico i loro server.

Lo scontro si è radicalizzato, spostandosi anche sul piano politico. Il movimento Pirata, nato in Svezia sulla scia della vicenda legata all'oscuramento del sito di condivisione file Pirate Bay, con il suo 7% dei consensi rappresenta già la quinta forza politica del paese ed esprime un parlamentare europeo; la sezione tedesca è riuscita ad ottenere il 9% dei consensi nelle elezioni berlinesi dello scorso anno. Il loro programma prevede tre punti: riforma della legge sul copyright, abolizione dei brevetti e rispetto della privacy.

I blogger nostrani rilanciano il movimento, allo scopo di creare la sezione italiana dei Pirati; nel frattempo spopolano i consigli sulle alternative a MegaVideo. Gettonatissimo VideoWeed, già noto agli streamer al tempo di MegaVideo, così come VideoBB, VideoZer e Stagero, che offre la possibilità di guadagnare con la pubblicità sul file caricato. O l'immarcescibile YouTube, in cui è possibile trovare film in sezioni da 10 minuti.

Il problema è che, registrazione obbligatoria a parte, la maggior parte di questi siti offre i servizi più appetibili solo a chi ha un abbonamento premium. Inoltre, è ancora estremamente difficile trovare il film desiderato: gli analisti sottolineano che con la chiusura di MegaVideo si sono persi anni di lavoro di upload e indicizzazione, e ci vorranno settimane per ricreare su altre piattaforme la mole di film presente fino a un mese fa.

Per sfuggire alla repressione, tra gli hacker si dibatte anche della possibilità di utilizzare i nodi TOR (The Onion Router), un sistema di comunicazione crittografato per la navigazione anonima sulla rete, utilizzato finora solo dai dissidenti nei paesi a rischio.

Come uscire dall'impasse? Secondo Giorgio Spedicato, docente di Diritto della Proprietà intellettuale nell'Università di Bologna, «leggi repressive, spesso emanate dietro un'intensa attività di lobbying dell'industria dei contenuti, e operazioni come quelle effettuate contro MegaUpload, rischiano solo di inasprire un conflitto che non vedrà vincitori. Dubito che il modo più efficace per affrontare la pirateria sia una cieca repressione». La soluzione può essere un nuovo modello di vendita che tenga conto dell'esigenze del mercato sul web, con nuove politiche di pricing, sulla scia di iTunes di Apple?

Secondo Spedicato «il copyright è un sistema basato su un contratto sociale tra autori e fruitori di opere: quando questo rapporto si sbilancia troppo a vantaggio di una sola parte viene fatalmente percepito come ingiusto. È imprescindibile che i titolari dei diritti comprendano che non possono limitarsi a replicare in Rete modelli di business che appartengono al passato. Non si può pagare un ebook poco meno di quanto costi il relativo libro: chi pensa di rimanere ancorato alle proprie rendite di posizione verrà inesorabilmente superato, non solo a causa della pirateria, quanto per la forza dirompente dell'evoluzione tecnologica e culturale cui stiamo assistendo in questi anni».

 

MegaVideo KIM SCHMITZKIM SCHMITZ DI MEGAUPLOAD KIM SCHMITZ DI MEGAUPLOAD KIM SCHMITZ DI MEGAUPLOAD jpeg

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