VIENI AVANTI, TONINO! - FACCI FA A PEZZI IL LIBRO “POLITICI” DI DI PIETRO - FATTI, CIRCOSTANZE, DATE E RICOSTRUZIONI SBAGLIATE: “VIENE VOGLIA DI BUTTARE IL LIBRO GIU’ DAL PIRELLONE” - I GIUDIZI SU MONTI E BERSANI? “SEMBRANO SCRITTI DA FORLANI” - SUL SUICIDIO DI GARDINI? “BALLE SONORE” - PERFINO SU MANI PULITE DI PIETRO AVREBBE SCRITTO “UNA FAVOLETTA OFFENSIVA ANCHE PER IL RESTO DEL POOL…”.

Filippo Facci per "Libero"

Di Pietro in due frasi? Eccolo. Prima frase, pagina 173: «è iniquo che di fronte della diffamazione di una persona sia prevista la pena pecuniaria». Seconda frase, pagina 40: «In tutti questi anni ho incassato più di un milione emezzo di euro di risarcimento da parte dei giornali che mi hanno diffamato ».

Dopodiché viene da scagliare il suo libro dalla finestra,ma forse non abitiamo abbastanza in alto. Chi dice che nessun libro è inutile, del resto, non ha visto questo. Manco è cominciato e già leggi: «Nato a Montenero di Bisaccia nel 1959». Falso, è nato nel 1950. Un errore, capito. Poi: «Ha lasciato la magistratura nel 1994».

Falso, spedì la lettera al Csm il 1° aprile 1995 e la delibera è del 27 successivo, con pensione di anzianità dal 6 maggio. Ecco, è un libro tutto così, raffazzonato, denso di rimasticature in alcune parti e di omissioni e balle in altre: questo nelle sezioni più autobiografiche, dove spunta, pure, qualche racconto intimista sulle parentesi meno interessanti della sua vita: e ve lo dice un tizio - lo scrivente - che di biografie su Di Pietro ne ha scritte due.

Sulle parti più misteriose della sua vita, naturalmente, non c'è un accidente. La parte più attuale e «politica » è stata palesemente scritta dalla simpatica Morena Zapparoli Funari (vedova) e s'intuisce che Di Pietro si è limitato ad aggiungere qualche frasetta qua e là: e tenuto conto che Di Pietro non ha opinioni stabili o veri pensieri politici (vive di sparate che cambiano da un giorno all'altro, secondo necessità) alla fine il libro è come un congresso dell'Italia dei Valori: non c'è, o dice ovvietà. Il titolo comunque è "Politici, quattordici ritratti insoliti" (Ponte alle Grazie) col dettaglio che non sono insoliti, e che la rivelazione più squassante è che l'Idv non farà alleanze con l'Udc.

MA QUALE SOLENNITÀ
Del resto francamente chi se ne frega, compresa - ci perdonerà - l'improbabile solennità con cui la co-autrice spiega che quella di Tonino è «la rude verità dei fatti incontrovertibili della storia ». Certo. Per il resto, Casini: Di Pietro dice che è un opportunista e che in passato bussò alla sua porta, mentre anche il Pd, con l'Udc, perde solo tempo. Bene. Berlusconi: soliti ritornelli e racconti su quando gli chiesedi fare il ministro.

Andreotti: uno che «la grama non la tocca», espressionedaex poliziotto per indicare quelli che non si sporcano le mani coi reati ma godono dei benefici. Poi: ai tempi di Tangentopoli forse alcuni conti dello Ior erano di Andreotti - scrive - ma le prove non sono mai spuntate. Vendola: un predicatore capace, non un avversario, anzi un possibile collaboratore, e fiorellini vari. Veltroni: «Avrebbe voluto che l'Idv confluisse nel Pd, mentre noi ritenemmo quel partito troppo acerbo, instabile, frammentato».

E qui la sintesi grida vendetta: fu lui, nel febbraio 2008, a gridare ai quattro venti che ««Con Veltroni abbiamo fatto un accordo non solo elettorale, ma programmatico, politico e progettuale.... un percorso che porterà alla possibilità di una nostra confluenza in un unico partito... e nel confluire in un unico gruppo parlamentare all'indo - mani delle elezioni». Poi Di Pietro se ne fotté altamente, perché gli andava così, e perché la sua parola vale uno zero: altro che Pd «acerbo e instabile», nei fatti l'ex pm si tenne ben stretta ogni demagogia e ogni antiberlusconismo (che continuò a usare anche contro il Pd) esattamente come fa oggi e come sempre farà.

Passando oltre: la lungimiranza dipietresca su Bettino Craxi la regaliamo ai lettori dell'Idv, così pure gli errori macroscopici (chiama «governo Craxi» il governo Amato, per dire) e nondimeno le sintesi farlocche che fanno capire che Di Pietro non ha neppure riletto lo sbobinato.

I suoi giudizi su Monti e Bersani in compenso paiono scritti da Arnaldo Forlani (un prevedibile copia/incolla di chiaroscuri con personali flashback giudiziari) e così pure accade con l'amico Grillo, da cui lo demarcano «differenze profonde» in quanto «Il movimento 5 stelle intende buttare giù il palazzo, mentre l'Idv intende operare all'interno delle istituzioni per migliorarle... sono due posizioni complementari, due facce della stessa medaglia».

Insomma, c'è una «diversità di approccio, Grillo vorrebbe abbattere tutto e subito» mentre Di Pietro - aggiungiamo noi - lo vorrebbe pure, ma è da vent'anni che non ci riesce. Sulle parti strettamente (auto) biografiche si oscilla tra la tentazione di correggere punto per punto e quella di scagliare il libro dalla cima del Pirellone.

La sua auto-agiografia è piena di arrotondamenti per romanzo, come il periodo passato da emigrato in Germania (puliva mestoli e lavorava in una segheria) che lui passò incompagnia diun turco, un albanese, un greco e un serbo: dev'es - sere lì che ha perfezionato il linguaggio.

Per non parlare della sua ricostruzione di Mani pulite, una favoletta offensiva anche per il resto del Pool (al quale Di Pietro scippa ogni merito, benché lui interrogasse e basta) e nella quale l'uso del carcere per far confessare viene ovviamente sottaciuto. Scandalosa la sua versione dei fatti sul suicidio di Raul Gardini, che lui descrive come un tapino «suicidatosi un quarto d'ora dopo che m'ebbe telefonato il suo avvocato dicendomi che il suo assistito era disposto a collaborare ».

LA FINE DI GARDINI
Balle, e pure sonore. Gardini - siamo nel 1993 - aveva semplicemente pensato di potersela cavarecomeavevano già fattoCarlo De Benedetti e Cesare Romiti: con un memoriale decoroso al momento giusto. Poi, però, venne a sapere che il Pool aveva chiesto un primomandato d'ar - resto contro di lui (dapprima respinto) mentre il successivo 16 luglio, quando il mandatodi cattura fu riproposto e gli rimase appeso sopra la testa, lo stesso Gardini si dichiarò disponibile a parlare di tutta la vicenda Enimont (soldi ai partiti, contabilità parallela, paradisi fiscali) e chiese un interrogatorio spontaneo mandando in avanscoperta il suo avvocato: ma andò male.

Il segnale fu preciso: non volevano interrogarlo, volevano arrestarlo, o meglio, volevano interrogarlo da galeotto. Come finì è noto. Gardini di primo mattino lesse proprio Repubblica (che riportava alcune anticipazioni che lo riguardavano) e si uccise. Di Pietro tutto questo non lo racconta. Di Pietro è troppo impegnato a scrivere, per capirci, che «non ho mai usato la carcerazione preventiva per estorcere una confessione». Scrive così. Com'era? Dalla cima del Pirellone.

 

FILIPPO FACCIANTONIO DI PIETRO antonio di pietro idv antonio di pietro idvANTONIO DI PIETRO E LA FIGLIA ANNADi Pietro e suo figlio Cristianogente funari morena zapparoliGIULIO ANDREOTTI PIER FERDINANDO CASINI NICHI VENDOLARaul GardiniCRAXI BETTINO

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…