IL CRAC CHE CAMBIÒ LA FINANZA MONDIALE DIVENTA FILM - QUEL SABATO POMERIGGIO IN CUI I CAPI DELLE GRANDI BANCHE D’AFFARI AMERICANE DECISERO CHE LA LEHMAN BROTHERS (CAPITALISMO EBREO), DOVEVA FALLIRE. MERRILL LYNCH (CAPITALISMO WASP), L’ALTRO GRANDE MALATO DI QUEI GIORNI, VENNE INVECE SALVATO - “MARGIN CALL” METTE IN RISALTO LA MACCHINA DELLA SPECULAZIONE FATTA DI CINISMO E TITOLI TOSSICI…

1 - IL FINE SETTIMANA CHE CAMBIÃ’ LA FINANZA
G. Pao. per "la Stampa"

Il fine settimana che ha cambiato per sempre la storia della finanza inizia con un giro nervoso di telefonate e scambi di email tra i palazzi del potere finanziario newyorchese. Timothy Geithner, allora a capo della Federal Reserve di New York, si fa carico di convocare una riunione senza precedenti.

Chiama per le sei del pomeriggio di quel sabato i capi delle grandi banche d'affari americane: sono presenti Lloyd Blankfein di Goldman Sachs, James Dimon di JPMorgan Chase, John Mack di Morgan Stanley, Vikram Pandit di Citigroup e John Thain di Merrill Lynch. Più Henry M. Paulson Jr., segretario del Tesoro di Gerge W. Bush, e Christopher Cox, numero uno della Sec, il «controllore» di Wall Street.

Una riunione drammatica, tesa ed estenuante. Durante la quale venne deciso che Lehman Brothers, fondata più 150 anni prima, uscita indenne dalla grande depressione e tutte le grandi crisi successive, doveva fallire. Merrill Lynch, l'altro grande malato di quei giorni, venne invece salvato. All'una del mattino di lunedì 15 settembre, Lehman chiedeva l'applicazione del Chapter 11, la protezione dai creditori secondo la legge Usa. E il mondo non sarebbe stato più lo stesso.


2- IL CRAC DI WALL STREET COME NON L'AVETE MAI VISTO
Maurizio Molinari per "la Stampa"

Con Margin Call arriva sul grande schermo in Italia il racconto dal di dentro di quello che i militanti di «Occupy Wall Street» definiscono «il mondo dell'1 per cento». Si tratta della ristretta comunità di speculatori, finanzieri e milionari che è sopravvissuta al crac del settembre 2008 e continua anche oggi a essere protagonista di Wall Street.

Ma a differenza del recente Wall Street, Money Never Sleeps di Oliver Stone il film diretto da J. C. Chandor, attorno al thriller che ha per protagonisti Kevin Spacey e Paul Bettany, racconta in uno spazio di 36 ore cosa avviene dietro una banca di investimenti durante la tempesta finanziaria del 2007-2008 sottolineando non il carattere eccezionale bensì la normalità dei comportamenti più spregevoli.

Vestiti con abiti firmati, intenti a macinare milioni di dollari con qualsiasi possibile espediente e indifferenti alle conseguenze nel mondo reale delle loro azioni, i protagonisti di Margin Call vivono dentro una bolla surreale, lontana anni luce dal mondo del restante 99 per cento della popolazione.

Il corto circuito avviene quando il «risk analyst» Eric Dale (Stanley Tucci) consegna al nuovo impiegato Peter Sullivan (Zachary Quinto), un 29enne ex scienziato che ha cambiato lavoro solo per avere uno stipendio più alto, un documento dal quale si evince con chiarezza che la banca è condannata al fallimento, mandando in fumo miliardi di dollari ricevuti dagli investitori.

Sono fotogrammi che fanno tornare in mente quanto avvenuto a Lehman Brothers, l'unica banca di investimento che fallì nel settembre 2008, perché chi la guidava scelse di andare incontro ad analoghi rischi, con un'esposizione nei conti che i dialoghi di Margin Call paragonano alla dinamite.

Nel dialogo fra l'analista veterano di qualsiasi espediente pur di moltiplicare i profitti e il neofita sotto shock per quanto vede consumarsi sotto gli occhi c'è il contrasto fra universi opposti di valori anche se alla fine tutti ne escono ugualmente colpevoli perché nessuno, per volontà o inerzia, ferma la macchina della speculazione.

In particolare è la top manager Sarah Robertson (Demi Moore) che potrebbe in qualche maniera invertire la rotta ma la scelta che compie in realtà diventa l'esatto contrario, con il tentativo di vendere in fretta tutti i titoli tossici accumulati sul mercato per scaricare su altri ignoti le conseguenze di una spregiudicata speculazione condotta per anni dal ceo John Tuld (Jeremy Irons), i cui tratti - e anche il cognome - ricordano da vicino quelli di Richard Fuld che guidò Lehman Brothers fino alla bancarotta nella convinzione estrema, come disse nella deposizione poi resa al Senato di Washington, che «non sarebbe potuta mai avvenire».

Il film, uscito in America nel 2011 e in arrivo in Italia il 18 maggio, è il primo firmato da Chandor a cui il New York Times ha riconosciuto il merito di aver realizzato «un'opera straordinaria» seppur quasi interamente girata negli interni di una società di Wall Street. Se il Margin Call resta attuale è perché, come osserva il deputato democratico della Pennsylvania Patrick Meehan, «pone in maniera drammatica i problemi di etica a Wall Street emersi dalla crisi del 2008 e ancora senza risposta» per il motivo che la legge Dodd-Frank sulla protezione dei consumatori finanziari, approvata nel 2010, ancora non è riuscita a modificare i comportamenti che generarono il crack, a cominciare dal metodo con cui vengono redatti e controllati i bilanci.

Con il Congresso di Washington bloccato dai veti incrociati fra democratici e repubblicani, e la campagna presidenziale che rende ancor più difficili possibili compromessi, l'iniziativa passa ai singoli Stati come avvenuto nel caso del Michigan, dove in febbraio un gruppo di deputati locali ha firmato una proposta di «riforma etica» per gli operatori delle società finanziarie basata sull'obbligo per i singoli dipendenti di «obbedire alle leggi dello Stato ed alla morale pubblica più che ai propri dirigenti» pena sanzioni severissime. È una maniera per dire che se simili leggi fossero state in vigore nel settembre del 2008 Margin Call avrebbe avuto un diverso finale perché Peter Sullivan avrebbe portato il documento-shock sul collasso della banca alla polizia.

 

 

JEREMY IRONS IN MARGIN CALL jpegPAUL BETTANY E KEVIN SPACEY IN MARGIN CALL jpegLOCANDINA DEL FILM MARGIN CALL jpegDEMI MOORE IN MARGIN CALL jpegLehman Brotherswall streetlloyd Blankfein DI GOLDMAN SACHS Merrill LynchTIMOTHY GEITHNERHenry Paulson

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