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BASTA UN POCO DI NETFLIX E LA PILLOLA VA GIÙ – ARRIVA “MANIAC”, LA NUOVA SERIE DI CARY FUKUNAGA (IL CREATORE DEL CULT “TRUE DETECTIVE”) CHE PARLA DI UNA PASTICCA MAGICA CHE CANCELLA IL DOLORE, RIMUOVE I TRAUMI E CURA SCHIZOFRENIA E SQUILIBRI MENTALI – “MA L’UNICO MODO PER SENTIRSI NORMALI – SECONDO IL CREATORE – ALLA FINE È L’AMORE” (CI VOLEVANO DIECI PUNTATE PER ARRIVARE A QUESTA GENIALE CONCLUSIONE?)

1 – CARY FUKUNAGA "DOPO TRUE DETECTIVE INDAGO LE VOSTRE MENTI"

Estratto dell’articolo di Silvia Fumarola per “la Repubblica”

 

Cary Fukunaga

(…) Padre giapponese, madre svedese, 41 anni, decisamente affascinante, (Cary Fukunaga) ha uno sguardo ironico che esprime intelligenza. (…). Curioso e disponibile, gran lettore, racconta di aver amato L' amica geniale di Elena Ferrante e s' informa subito: «Com' è la serie? Sono ansioso di vederla. Amo Napoli. Il libro mi ha colpito molto, l' amicizia tra le due bambine è interessante».

 

È interessante anche l' amicizia tra i protagonisti di "Maniac": come nasce l' idea?

«Con Patrick Somerville abbiamo lavorato sul format norvegese, che è ambientato in un ospedale psichiatrico. Eravamo partiti con l' idea di fare una commedia ma non si può scherzare sulla malattia mentale, una cosa molto seria. Così abbiamo costruito la nostra storia e i personaggi con la massima libertà e mettendoci dentro tutti gli elementi che ci piacevano».

 

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Il dolore si mescola all' ironia, ma la morale è che solo l' amore ci salva la vita.

«L' amore, l' amicizia, la connessione tra esseri umani. Le parole. L' umanità, l' affetto, non possono essere sostituiti con una medicina, qualcosa di sintetico: solo confrontandoci, condividendo le esperienze e chiedendo aiuto ci possiamo salvare. Combattere da soli è molto difficile. I personaggi interpretati da Emma e Jonah condividono la propria infelicità, il percorso verso la felicità li unisce».

 

(…)

 

Il regista che l' ha influenzata di più?

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«Sicuramente Martin Scorsese, per il suo modo di usare la macchina da presa, per il suo sguardo sempre originale, perché ha il talento di cambiare».

 

(…)

 

Pensa che il cinema nelle sale sia finito?

«È cambiata l' esperienza di vedere un film. Con Netflix sei libero di vederlo come vuoi, sono cambiate le nostre vite e il modo di vivere le storie. Ma le emozioni sono le stesse».

 

Con Netflix è cambiato anche il modo di girare?

«Assolutamente no, non per me. Conta la libertà d' azione. Giro come ho pensato sia meglio per la scena. Poi se hai un' attrice come Emma Stone, dal talento eccezionale, faccio grandi primi piani».

 

(…)

 

2 – "MANIAC", LA SERIE CON LA PILLOLA CONTRO I PROBLEMI

Ilaria Ravarino per “il Messaggero”

 

Cary Fukunaga

Una pillola magica che cancella il dolore, rimuove i traumi dell' infanzia, cura per sempre schizofrenia, panico, ansia, squilibri mentali. Una pasticca, anzi per la precisione tre, fatta per riparare la mente: la pillola A per scavare nell' inconscio, la B per abbattere le difese della psiche, la C per guarire le ferite mentali.

 

Alla base di Maniac, atteso ritorno alla serialità del regista di True Detective Cary Fukunaga, che Netflix distribuirà in dieci puntate dal prossimo venerdì, c' è il Graal dei tempi moderni: la cura definitiva alla malattia mentale.

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UN ESPERIMENTO

Basata (il meno possibile) su una misconosciuta serie norvegese, e adattata per Fukunaga dal creatore di The Leftovers Patrick Somerville, Maniac prende le mosse da un esperimento scientifico condotto da una compagnia farmaceutica, la Neberdone Pharmaceutical e Biotech, sulla pelle di un gruppo di volontari.

 

L' ambientazione è New York, in una realtà simile ma parallela alla nostra, in cui la tecnologia si è evoluta in maniera alternativa: i computer sono enormi calcolatori capaci di provare emozioni («Abbiamo un problema - dicono alla Neberdone, quando l' esperimento comincia a mettersi male - il supercomputer è depresso»), i robot da compagnia sono un vezzo da hipster, e nella metropolitana i pop up umani sono pagati per far pubblicità sedendosi accanto ai passeggeri.

 

LO SFONDO

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Su questo sfondo vagamente inquietante, alla Brazil di Terry Gilliam, si innestano le vicende di Annie Landsberg (Emma Stone) e Owen Milgrim (Jonah Hill), due delle cavie su cui la compagnia testa il proprio rivoluzionario prodotto.

 

Tossicodipendente lei, schizofrenico lui, i due rimangono prigionieri delle allucinazioni indotte dal farmaco, che li costringe - come in un gioco di scatole cinesi - a rivivere i propri traumi in modalità, ambientazioni, colori, dettagli sempre diversi. Dopo la profondità introspettiva di True Detective avevo voglia di divertirmi un po' - ha detto Fukunaga - ma evidentemente la leggerezza è una dote che non mi appartiene. Ho la tendenza a complicare le cose più luminose e semplici».

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Libero di spaziare nei generi (uno per ogni episodio, dalla commedia nera al classico hollywoodiano, dal noir tarantiniano fino a un sorprendente fantasy, che quasi meriterebbe un film a parte), Maniac si innesta di diritto nel filone lisergico-pop inaugurato da serie come Legion e Twin Peaks - Il Ritorno, senza però portare alle estreme conseguenze la psichedelia.

 

LA STRATEGIA

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Una scelta determinata, in parte, dalla strategia di sviluppo dei soggetti imposta da Netflix: «Netflix è una compagnia informatica che lavora con i big data - ha spiegato Fukunaga - e dunque sa esattamente cosa guardano i loro abbonati, quando e come.

 

Sono nella posizione di leggere ciò che scrivi, e dirti che quella determinata scelta narrativa porterà alla perdita di un certo numero di spettatori. L' algoritmo, alla fine, ha quasi sempre la meglio: per un regista non è poi così diverso dall' avere a che fare con le note di un produttore esigente».

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Quanto agli attori, Emma Stone e Jonah Hill (nel cast anche Justin Theroux), la loro chimica in Maniac funziona ma non ingrana del tutto: insieme sul set del primo film di Stone, Suxbad - Tre menti sopra il pelo, entrambi hanno un curriculum di pregio (due nomination all' Oscar per Hill, una statuetta per Stone) ma è Stone a dominare la scena.

jonah hill maniac

 

«Mi piaceva l' idea di una serie in cui le persone si curano con le pillole - ha detto l' attrice, che recentemente ha rivelato di aver sofferto di depressione - arrivando poi a scoprire che l' unico modo per sentirsi normali è mantenersi in connessione con gli altri: amare».

 

Rinnovata nel look, con i capelli rossi virati al biondo, e un personaggio ruvido che non ha nulla a che vedere con la Mia Dolan di La La Land, è Stone la forza della serie: più della storia, più della curiosità di sapere come andrà a finire, è il suo talento a tenerci attaccati allo schermo. Con buona pace dell' algoritmo.

 

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