PRESA IN GIRO - TRA L’INCUBO DOPING E L’ASSENZA DI GRANDI DUELLI LA CORSA ROSA NON HA PIÙ APPEAL: DOMINANO I COLOMBIANI E SI RIMPIANGE NIBALI (PENSA UN PO’) - ASCOLTI FLOP: LA RAI SPENDE 7 MLN MA SOLO 1 MILIONE DI TELE-MORENTI SEGUE IL GIRO (CON PANTANI SFIORAVANO I 3 MILIONI MA IL PIRATA ERA UNICO)

Marco Castoro per la Notizia (www.lanotiziagiornale.it)

Italiani, fiamminghi, francesi. E sulle salite anche qualche spagnolo. Il ciclismo per decenni ha avuto degli stereotipi ben determinati. Poi è comparso sulla scena un alieno, Lance Armstrong, il texano imbattibile che vinse sette Tour de France. Di quanto fosse potente questo campione è spiegato nell'aneddoto raccontato dalla giornalista americana Juliet Macur nell'incipit del libro inchiesta The fall.

"Il grande albero di quercia che dominava l'esterno della sua villa ad Austin fu fatto spostare di pochi metri, solo per farlo apparire al centro della tenuta. Il costo? Duecentomila dollari". Episodio emblematico per far capire quanto fosse diventato ricco Armstrong. La Macur scrive pure che la vita di Lance è fatta di bugie e menzogne, fin dall'infanzia. Crebbe in un clima di competizione e ribellione verso la vita. Un carattere ribelle e irascibile. Con un unico obiettivo: vincere a qualunque costo. Al punto di fare uso di sostanze dopanti che l'hanno cancellato dalla storia del ciclismo.

Il doping ha bucato le due ruote
Il vero male assoluto, il demone che ha cancellato l'epopea e il fascino delle corse ciclistiche è senza dubbio il doping. Anzi la lotta al doping. Perché le bombe i ciclisti l'hanno sempre prese. A cominciare da Coppi. Altrimenti non si poteva reggere certi ritmi per ore, in salite che avrebbero stroncato qualsiasi essere umano.

Ma alla gente poco importava quello che prendevano. Fondamentale era l'impresa. Il testa a testa sul Pordoi, sullo Stelvio o sul Puy-de-Dome non aveva prezzo. Prendetevi qualsiasi bombone pur di fare il gallo da combattimento sui pedali. Vedere lo scatto di Van Impe, di Fuente o di Pantani sul tornante era qualcosa di unico. Di affascinante. Come vedere la pedalata costante dei passisti non scalatori che tenendo sempre la stessa andatura cercavano di limitare i danni.

Hinault, Mercks, Gimondi, Bugno, Bitossi. Poi c'erano le volate di Marino Basso, Roger De Vlaeminck, Beppe Saronni, fino alle ultime di Mario Cipollini. Mentre nelle corse a cronometro Francesco Moser non aveva rivali. La guerra al doping ha cancellato tutte queste emozioni. I blitz notturni, gli esami del sangue, i controlli a tappeto. Le squalifiche. Le classifiche sconvolte e rifatte cancellando i big trovati colpevoli hanno dato il colpo finale al ciclismo e alla sua epopea. Lo sport ha perso di credibilità e i comprimari si sono guadagnati la ribalta per grazia ricevuta. Inoltre la globalizzazione ha finito per spazzare via anche i vecchi stereotipi. E ora - a pensarci su è davvero paradossale - sono i colombiani che si spartiscono la gloria nell'era del doping. Lo fanno senza scomodare i narcotrafficanti.

Il Giro non ha più appeal
Coppi e Bartali. Anquetil. Mercks e Gimondi. Moser e Saronni. Motta e Taccone. Indurain, Chiappucci e Bugno. Pantani. Che miti. E oggi chi abbiamo? Siamo arrivati al punto di rimpiangere l'assenza di Nibali che almeno era un nome spendibile. E non i colombiani Quintana, Uran o il canadese Hesjedal. A rappresentare gli italiani c'è il sardo Fabio Aru. Che per carità tanto di cappello, ma per favore non lo accostiamo ai campioni! Sarebbe una vera presa in Giro!

 

Ascolti in calo
Nazionale di calcio, Ferrari e Giro d'Italia. La Rai conosce bene i gusti sportivi degli italiani. E anche in tempi di spending review rigorosa sa che può tagliare tutto meno le tre voci. Per quanto riguarda il Giro Viale Mazzini continua a spendere cifre a sei zeri.

E da un po' di tempo a questa parte il ritorno dovuto agli ascolti segna il passo. Tra diritti e costi di produzione ogni anno la Rai spende circa 7 milioni di euro, di cui due terzi per i diritti. E meno male che la Gazzetta ha spacchettato i diritti per le gare all'estero, così Viale Mazzini ha potuto risparmiare qualcosa. Certo, alla Gazzetta conviene sconfinare in Europa per avere più seguito di pubblico. Ma alla Rai la trovata fa lievitare i costi di produzione. Trasmettere in diretta ore di corsa non è impresa facile. Servono postazioni fisse e mobili.

Moto, camere ed elicottero ponte. Oltre a registi, tecnici e telecronisti. Le spese di produzione possono toccare anche i 3 milioni di euro. Gli ascolti di questi ultimi anni non sono paragonabili a quelli degli anni d'oro. Nelle tappe del week end e in quelle di montagna - tradizionalmente le più viste - si raggiungono in media cifre intorno al milione di telespettatori all'arrivo. Un milione e mezzo nelle giornate migliori. Per uno share medio che oscilla tra l'8 e il 10%. Il 12-15% all'arrivo delle tappe più importanti. Un tracollo, se si considera che le tappe con Pantani sfioravano i 3 milioni per uno share medio del 27%. Ma il Pirata era davvero unico.

 

 

 

MARCO PANTANI MARCO PANTANI A MADONNA DI CAMPIGLIO CON I CARABINIERI DOPO LA SQUALIFICA AL GIRO DEL QUINTANA PIRAZZI GIRO PIRAZZI

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO