IL CINEMA DEI GIUSTI - MUCCINO TORNA DOPO 5 ANNI CON “LE LEGGI DEL DESIDERIO”, MINESTRONE STRACULT DI ROMANTICISMO GIOVANILE E PROBLEMI DELLE SIGNORE CINQUANTENNI. ULTRASH VOLONTARIO (E UN PO’ NO)

Marco Giusti per Dagospia

 

Le leggi del desiderio di Silvio Muccino

 

silvio muccino piu cotonato di valerio scanu versione lady oscarsilvio muccino piu cotonato di valerio scanu versione lady oscar

“Ho finito il pane al farro”. Ci siamo. A cinque anni di distanza da Un altro mondo e a ben sei da Parlami d’amore, esce il nuovo film diretto e interpretato da Silvio Muccino, Le leggi del desiderio, ancora una volta scritto e sceneggiato da Carla Vangelista. Che non è Marguerite Duras. E neanche Nora Ephron.

 

Magari neanche Silvio Muccino è Russell Crowe, ma è stato di certo uno dei giovani attori e sceneggiatori più interessanti e pieni di vita degli anni 2000, almeno fino a quando aveva ancora la sua celebre zeppola, e con stupore scopriamo che ha oggi solo 32 anni. Giovanissimo.

silvio muccino nicole grimaudosilvio muccino nicole grimaudo

 

Anche se non dirige film da giovanissimo e da tempo ha smesso di essere il ragazzino innamorato delle nostre commedie romantiche. Le leggi del desiderio potrebbe anche essere il migliore dei suoi tre film da regista, almeno è quello che si vede con più piacere, malgrado alterni momenti supertrash a altri più interessanti e sentiti. Offre anche ai suoi attori principali, come Carla Signoris e Maurizio Mattioli, buoni personaggi.

 

silvio muccino maurizio mattiolisilvio muccino maurizio mattioli

Diciamo anzi che è rarissimo trovare in un regista così giovane una tale attenzione per i problemi delle signore cinquantenni che vogliono esprimersi nella letteratura erotica e per i problemi dei mariti sessantenni un po’ sfigati che non sanno più cosa fare della loro vita.

 

silvio muccino le leggi del desideriosilvio muccino le leggi del desiderio

Proprio questo minestrone di romanticismo giovanile e di attenzione ai problemi delle signore non più giovanissime con voglie letterarie lo rende un film imperdibile e stracultissimo. Muccino mette in scena una sorta di Magnolia alla P.T.Anderson a Piazza Vittorio, cioè una scientology de noantri, con Muccino stesso che fa una sorta di “life coach” o di “motivatore di vita”. E costruisce il tutto come una commedia sofisticata americana di oggi, dove la siciliana Nicole Grimaudo è una sorta di Anne Hathaway che da schiava di un editore zozzone, Luca Ward, diventa la sua “dominatrice” alla 50 sfumature di grigio.

 

silvio muccino le  leggi del desideriosilvio muccino le leggi del desiderio

Attenzione, però. Per gran parte del film, è un trash volontario, Muccino sa benissimo che rideremo. Almeno credo… In altre parti, ecco, si fa prendere un po’ la mano. Così Carla Signoris che da segretaria devota di un vescovo e moglie fedelissima, con ben due figli, di un marito antipatico, Gianne Ferrari, si trasforma nella scrittrice erotica “Lady Stella” con parrucca e occhialini neri alla Elisabetta Sgarbi, fa un po’ Franca Valeri diretta da Sergio Corbucci, ma è anche un eccesso di scrittura e di messa in scena.

 

le leggi del desideriole leggi del desiderio

Per non parlare della trasformazione di Nicole Grimaudo in dominatrice del suo editore che si lancia pure nel fastidioso gioco del “tacco sul pacco”. Ahi! Si salva, grazie a anni di commedia all’italiana e all’esperienza di Maurizio Mattioli, la storia del sessantenne licenziato con moglie malata, la grande Paola Tiziana Cruciani, che ritrova la voglia di mettersi in gioco e di uscire dalla sua crisi. E’ anzi uno dei migliori personaggi che siano mai stati offerti a Mattioli in anni di gloriosa carriera.

 

Curiosamente, il personaggio che Muccino studia meno è quello che lui stesso interpreta, il motivatore Giovanni Canton, che, dopo aver scelto tra centinaia di sfigati i suoi tre candidati al successo, che sono appunto l’Ernesto Colapicchioni di Mattioli, la Luciana Marino alias “Lady Stella” della Signoris e la sua segretaria editoriale Matilde della Grimaudo, cerca di farne delle star.

 

carla signoris le leggi del desideriocarla signoris le leggi del desiderio

Ovvio che dietro a questo Giovanni Canton c’è un passato di sfigato, in famiglia lo chiamavano Spif, con madre scomparsa e padre insopportabile e ora malato di Alzheimer (Carlo Valli), ma non si capisce mai bene chi stia davvero interpretando Muccino e la sua presenza sembra sempre più scenografica che costruita per una qualsiasi drammaturgia. Alla fine, insomma, il film funziona più per le singole prove d’attore, Mattioli, Signoris, la stessa Grimaudo, un grande Bebo Storti che si lancia in un numero inaspettato di cummenda milanese, che per l’insieme narrativo.

 

silvio muccino  le  leggi del desideriosilvio muccino le leggi del desiderio

Anche l’idea del motivatore, fosse stato davvero il ritratto di un life coach televisivo, ci avrebbe interessato parecchio, ma parecchio di più.

 

Così sembra un film a metà, metà commedia romantica, metà ritratto del guru, metà film sulle dipendenze psicologiche, metà commedia all’italiana. C’è un sano odio per la famiglia, però, un copione scritto per un pubblico attempato, qualche battuta romana buona grazie a Mattioli, “Arbitro, fischia in mezzo alle cosce di tu’ moje che c’è traffico!”, e una notevole “Lady Stella” di Carla Signoris fa ridere. Da studiare, da studiare, in attesa che Silvio Muccino torni a essere quello che era. In sala dal 26 febbraio.    

muccinomuccino

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