IL TANGO DEI GIUSTI - LA RIVOLUZIONE, VERA, SARÀ QUANDO VEDREMO NON SU RAI MOVIE, MA IN UNO DEI CANALI GENERALISTI DELLA RAI ''ULTIMO TANGO A PARIGI'' - FILM MALEDETTO, ADDIRITTURA BRUCIATO DALLA NOSTRA CENSURA NEL 1974, CON BERTOLUCCI PRIVATO DEI DIRITTI PER CINQUE ANNI, CHE APRI' LE PORTE AL CINEMA LIBERO

maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi  maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi

Marco Giusti per Dagospia

 

Ultimo tango a Parigi su Rai Movie, ore 23.

 

“Go, get the butter”. La rivoluzione, vera, sarà quando vedremo non a Rai Movie (ieri sera alle 23), ma in uno dei canali generalisti della Rai Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, il film maledetto, addirittura bruciato dalla nostra censura nel 1974, con il suo autore privato dei diritti per cinque anni. Malgrado il suo record di incassi, 6 miliardi di lire nel 1972 (e Bertolucci non è Checco Zalone), 96 milioni di dollari in tutto il mondo.

maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi  maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi

 

Malgrado tutto il dibattito culturale che creò. E l’incredibile balletto della nostra magistratura. Assolto il 2 febbraio del 1973 in primo grado, poi condannato alla distruzione in secondo grado il 20 novembre 1974. Nel 1982, nella rassegna nicoliniana “Ladri di cinema”, Marco Melani, Daniele Costantini e Stefano Consiglio mostrarono di fronte al pubblico una vera copia in 35 mm del film.

maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi  maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi

 

Era la copia personale di Raimer W. Fassbinder, che l’aveva regalata per questa proiezione pochi mesi prima di morire. Presentando il film Bertolucci disse: “io credo che valga la pena di vedere il fantasma di un film che essendo stato bruciato non esiste più. Qui siamo nel regno dell’impossibile, quindi vedremo che cosa rimane di un film bruciato. Vi ringrazio molto di essere stati qui e vi avviso, forse siete tutti correi di un crimine”.

 

Infatti questa visione creò non pochi problemi al gruppo di “Ladri di cinema”. Solo nel 1987 arrivò, veramente troppo tardi, la riabilitazione da parte della magistratura. Ma non era più la stessa cosa, né, mi parve, la stessa copia che avevamo visto nel 1972 con gli occhi spalancati. Dove erano finiti quei colori, dove erano i benpensanti da scandalizzare dopo gli anni di piombo e tutto il nudo che avevamo visto negli anni precedenti?

maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi

 

Anche in tv e in video non può ricreare in nessun modo la stessa emozione. Disse bene Bertolucci: “Rivedere il film in televisione per chi non l’ha mai visto al cinema può essere abbastanza emozionante, ma per chi lo ha visto al cinema una ben triste consolazione. O forse è il contrario. Forse chi lo ha già visto al cinema ritrova nella propria memoria tutto quello che manca nell’impatto televisivo”.  

maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi

 

Lasciamo alla filologia del cinema poi la complessa ricostruzione delle copie originali, un director’s cut mai visto da nessuno, presumo, di 250’, una copia di 136’, una di 124’. Una copia americana X-rated nel 1972 e una R-rated nel 1982 più corta di due minuti. Qual è la copia che dovremmo davvero vedere? Perfino un geniale trailer montato da Kim Arcalli, montatore, ma anche co-sceneggiatore del film, nonché ispirazione fondamentale per capire parte del personaggio di Marlon Brando (“non era solo il mio montatore, ma la mia coscienza strutturale”), tutto costruito con scene tagliate e pezzi di backstage del film, non si è mai visto perché il film uscì prima del previsto, senza trailer.

maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi

 

Lasciamoci dietro tutte le polemiche ideologiche riguardanti il film, visto come un tradimento per molti registi rivoluzionari del tempo. E ritorniamo in sala con gli occhi che avevamo nel 1972.

 

Perché al di là di tutto, della pazzia di Maria Schneider, che venne come marchiata dal film e dalla sodomia col burro di fronte “solo” al pubblico di tutto il mondo, della riabilitazione di Brando, che allora non era proprio al suo massimo, ma lo fu subito dopo, la visione del film, come diceva Bertolucci, fu qualcosa di incredibile per chi aveva allora appena vent’anni e aveva giocato fino al giorno prima con gli spaghetti western di Sergio Leone & co.

 

maria schneider in Ultimo tango a Parigi maria schneider in Ultimo tango a Parigi

Bertolucci, Brando in canottiera, la Schneider con la topona pelosa di fuori e il foulard, Kim Arcalli il montatore-sceneggiatore partigiano, la musica di Gato Barbieri, lo scenografo Ferdinando Scarfiotti, la costumista Gitt Magrini, la PEA di Grimaldi, Jean-Pierre Léaud e l’Atalante di Jean Vigo, Maria Michi. Entravamo in una sala piena, e vedevamo qualcosa che non si era mai visto prima.

 

Marlon Brando e Maria Schneider sul set di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci GetContent asp jpegMarlon Brando e Maria Schneider sul set di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci GetContent asp jpeg

Non si trattava solo dei nudi di Maria Schneider e della scena del burro, giustamente parodiata da Franco Franchi in Ultimo tango a Zagarolo (“la parodia è quella che ha fatto Bertolucci”, disse Carmelo Bene), si trattava del sogno di una generazione di cinéphiles. Vedere il nostro sapere cinematografico, tutti i nostri riferimenti da Cahiérs du Cinéma, diventare un grande film popolare che seguitava però a emozionarci.

 

MARLON BRANDO E MARIA SCHNEIDER IN  ULTIMO TANGO A PARIGIMARLON BRANDO E MARIA SCHNEIDER IN ULTIMO TANGO A PARIGI

Se Leone aveva rielaborato il cinema di John Ford, John Sturges, Raoul Walsh in un grande cinema popolare italiano dentro al genere, Bertolucci rielaborava tutto il cinema americano e la rivoluzione della Nouvelle Vague dentro un film italiano moderno. Rispetto a Partner, rispetto anche a Il conformista, era qualcosa di molto più avanzato. Magari un tradimento, come credo pensasse Glauber Rocha, che vide il film a New York, mi raccontò Paulo César Saraceni.

 

Ma certo un tradimento così in grande da poter far capire a tutto il mondo quello che un’intera generazione di venti-trentenni pensava che fosse cinema. E al tempo stesso apriva la nostra mente a Bataille, non a caso si chiamava “La petite morte” il primo progetto, a Jean Rouch mischiato con Hollywood, come disse anni dopo Bertolucci (“in fondo è un film alla Jean Rouch completamente hollywoodiano, è cinema-verità ricco”).

 

ULTIMO TANGO A PARIGI MARLON BRANDO MARIA SCHNEIDERULTIMO TANGO A PARIGI MARLON BRANDO MARIA SCHNEIDER

Se Bertolucci lo avesse girato, come era stato pensato in un primissimo tempo nel soggetto del fratello Giuseppe e Kim Arcalli, a Milano per le produzioni Rai, sarebbe stato solo un piccolo buon film “sperimentale”. Se lo avesse girato a Parigi con Jean-Louis Trintignant e Dominique Sanda sarebbe stato un buon film europeo come Il conformista. Con Alberto Grimaldi e Marlon Brando, reduce dal disastroso Queimada del trombonissimo Gillo Pontecorvo, odiato da Jacques Rivette per la mai scordata “carrellata di Kapo”, col marchio PEA di Il buono, il brutto, il cattivo e Satyricon, con la musica di Gato rimontata da Kim, diventa qualcosa di esplosivo che buca completamente i nostri occhi di ragazzini dei primi anni ’70.

 

 

E’ da lì che una intera generazione esplode in mille pezzi sognando un cinema libero alla Oshima, che che si accontenterà anche di limitarsi a Malizia di Samper con la stessa fotografia di Vittorio Storaro, o ai film di Edwige Fenech o precipiterà nel porno più o meno d’autore. Ultimo tango apre le porte a una libertà mai vista prima. Ne uscimmo pieni di forme, di corpi, di colori, di musica, di nuove regole di montaggio, di grandi inquadrature da cinéphiles.

 

Pasolini- SaloPasolini- Salò

Il conformista si era spinto dove si poteva spingere il nostro cinema d’autore. Ultimo tango va oltre, anticipando il Decameron e Salò di Pasolini, anticipando Portiere di notte, Novecento e C’era una volta in America, tutti scritti da Kim Arcalli, non a caso. Un cinema che finalmente affrontava il grande mercato americano e che porterà solo molti anni dopo agli Oscar a Bertolucci per Ultimo imperatore, ma che nasce lì nella camera del burro di Brando. Perché Brando sfonda la nostra stessa resistenza a voler pensare in grande, a confrontarsi con qualcosa che amavamo, ma che al tempo stesso cercavamo di nasconderci. “Go, get the butter”.

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...