KLEE, KLEE, GNAM GNAM CHE SVISTA! - LA GALLERIA NAZIONALE DI ARTE MODERNA DI ROMA SI DUOLE DELLA RECENSIONE DEL “CORRIERE”, RIPRESA DA DAGOSPIA, SULLA MOSTRA DI PAUL KLEE: “PEDESTRI INSINUAZIONI” - REPLICA: “L’AVVOCATO FORSE HA LETTO CON POCA ATTENZIONE, VISTO CHE LA FRASE CHE MI ATTRIBUISCE TRA VIRGOLETTE “MOLTI QUADRI SONO DI INCERTA PROVENIENZA”, IO NON L’HO MAI SCRITTA”…

1- L'ARTICOLO DI LAURETTA COLONNELLI SULLA MOSTRA DI PAUL KLEE ALLA GNAM
http://www.dagospia.com/rubrica-6/cafonalino/cafonalino-una-mostra-quasi-dimezzata-quella-su-paul-klee-alla-galleria-nazionale-d-arte-45159.htm


2- LA GNAM: GLI ERRORI DELL'ARTICOLO DI LAURETTA COLONNELLI SUL "CORRIERE"
Lettera dell'avvocato dell'avvocato Ambra Giovene al "Corriere della Sera"

Alla c.a del Dr. Ferruccio de Bortoli

Gentile Direttore,

il 9 ottobre, sulle Sue pagine, Lauretta Colonnelli commenta la mostra Paul Klee e l'Italia appena inaugurata alla GNAM di Roma. Si astiene, per fortuna, dall'entrare nel merito di una valutazione estetica o storico scientifica ma si prodiga in disinvolte allusioni alle ragioni del mancato prestito (promesso ma poi sfumato) di disegni preparatori e di documenti vari da parte del Zentrum Paul Klee di Berna.

Per conto di Maria Vittoria Marini Clarelli, Soprintendente della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, mi corre l'obbligo di informare Lei ed i Suoi lettori che gli ambigui sospetti raccontati dalla Signora Colonnelli sarebbero stati immediatamente fugati se appena si fosse documentata.

In assenza del prestito dal Zentrum, "almeno la metà dei Paul Klee presentati - scrive la Signora Colonnelli - provengono da collezioni private non meglio specificate... come si fa ad essere certi dell'autenticità di un quadro di cui non si conoscono le fonti documentarie?" Una pedestre insinuazione: le opere delle collezioni private sono tutte incluse nel catalogo ragionato dell'artista. A disposizione della giornalista, come di tutti. L'omessa indicazione, nella didascalia in esposizione, del nome del prestatore non equivale ad un sospetto di autenticità dell'opera ma solo ad una autotutela del collezionista, come è prassi ormai internazionale. Asserire che ‘ molti quadri in mostra sono senza provenienza' è un insulto gratuito inteso a gettare un discredito inaccettabile verso una pubblica istituzione, verso chi la conduce e verso i cittadini italiani cui appartiene il patrimonio della GNAM.

Ma il prestito del Zentrum - soggiunge la Signora Colonnelli - è venuto meno a causa della troppa umidità. La giornalista non indaga sul fatto se ciò corrisponda a verità. Ma ne trae (anzi) conseguenti inquietanti valutazioni: "possibile che un museo ristrutturato di recente al costo di tredici milioni di euro (sic) e riaperto appena un anno fa con il nuovo riallestimento delle collezioni permanenti, non sia in grado di ospitare in sicurezza opere provenienti da altri musei?".

Infatti, non è possibile: enti certificatori comprovano che tutto funzioni alla perfezione, sarebbe stato sufficiente chiederlo ed accertarsene. Ed è la ragione per la quale la Soprintendente parla espressamente di un ‘pretesto'. Peccato che il riallestimento, lo diciamo incidentalmente visto che si parla anche di soldi pubblici, sia costato quattrocentomila euro alla Società Arcus (non ancora versati) e centonovantaduemila al Ministero. Da quale dato la giornalista abbia tratto l'iperbole dei tredici milioni non è dato sapere.

La Kunsthaus di Zurigo e la Fondazione Beyeler di Basilea - pur informati - hanno mantenuto l'impegno dei loro prestiti. E così è stato. Ed il sostegno dell'Ambasciatore svizzero - intervenuto all'Inaugurazione - ne è la riprova.

L'auspicio è che certe infestanti allusioni non trovino fertile terreno in chi, più o meno consapevolmente, sia interessato a demolire buoni risultati.
Confidiamo prima nella Sua comprensione e, poi, nella pubblicazione.

Roma, 12 ottobre 2012

Avv. Ambra Giovene


3- SEMPLICE CRONACA DEI FATTI, VERIFICATI CON LA CURATRICE
Risposta di Lauretta Colonnelli per Corriere della Sera- Roma

Quelle che l'avvocato chiama «pedestri insinuazioni» sono in realtà semplice cronaca dei fatti, verificati con la curatrice della mostra Tulliola Sparagni e con la soprintendente della Galleria Maria Vittoria Marini Clarelli, come ben risulta dall'articolo. Che l'avvocato forse ha letto con poca attenzione, visto che la frase che mi attribuisce tra virgolette «molti quadri sono di incerta provenienza», io non l'ho mai scritta. Alla domanda che mi sono posta, e che i visitatori si pongono davanti alla didascalia «collezione privata» senza altra precisazione, ho fatto rispondere la Sparagni stessa, che infatti ha precisato «le opere sono citate nel catalogo ragionato di Paul Klee».

Sulla vicenda dei trenta quadri promessi e poi rifiutati dal Zentrum Paul Klee di Berna, è stata la stessa soprintendente Marini Clarelli a darmi spiegazioni, come riferito tra virgolette nell'articolo: la storia del microclima non adeguato addotta dal Zentrum, la replica della soprintendente che considera questo un pretesto, la notizia che altri musei come l'Albertina di Vienna e il Kunsthaus di Zurigo hanno partecipato alla mostra.

Ho anche scritto che è costata tredici milioni di euro la ristrutturazione del museo, non il riallestimento delle opere. Ristrutturazione che includeva «un sistema integrato che provvede alla climatizzazione delle sale, degli uffici, dei laboratori e dei depositi», come è riportato nel sito del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che indica anche il costo preciso previsto ad apertura dei cantieri nel Duemila: 12.911.568, 53 euro.

4- FORSE ALLA GNAM HANNO LETTO LA NOTIZIA DAL SITO AGGM.IT, DOVE SI USA LA FRASE "QUADRI SENZA PROVENIENZA", E NON DAL "CORRIERE"
Da www.aggm.it - Delle 75 opere annunciate, esposte solo una quarantina. Le aveva promesse il Zentrum di Berna, ma poi ha disdetto i prestiti. E molti quadri in mostra sono senza provenienza. (Fonte: Lauretta Colonnelli per corriere.it)

 

 

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