GUERRE DI CARTA E DI BARBE FINTE - “REPUBBLICA” CONTRO “IL FOGLIO”: “BECCATI CON LE MANI NELLA MARMELLATA DEI SERVIZI SEGRETI INFEDELI, CHRISTIAN ROCCA ERA ADDESTRATO DA PIO POMPA. MA BONINI E D’AVANZO SMASCHERARONO IL NIGERGATE” - FERRARA: “NON SIAMO PISTAROLI, NOI. LE VELINE DI ‘REPUBBLICA’ (SETTORI PARIGINI DELLA CIA) SONO SEMPRE RIMASTE SEGRETE. E BEN DUE REDATTORI (FAZZO E FUSANI, NDR) SONO STATI BECCATI A TRAFFICARE CON POLLARI E POMPA”…

1- I SIGNORI DEL "FOGLIO" BECCATI CON LE MANI NELLA MARMELLATA DEI SERVIZI INFEDELI ALLA DEMOCRAZIA
Da "la Repubblica" di sabato 6 ottobre 2012

«Tutto ovviamente in chiaro», scrive Giuliano Ferrara sul Foglio, dovendo districarsi con grave imbarazzo e una faticosa arrampicata sugli specchi nella polemica che coinvolge due firme legate al suo giornale, una delle quali (Massimo Bordin) accusa l'altra (Christian Rocca) di farsi più o meno «addestrare da Pio Pompa nel famoso "covo" di via Nazionale».

Tutto chiaro? Tutto oscuro, invece. O meglio: opaco, com'è ciò che avviene sotto la linea d'ombra della trasparenza e della legalità, e si muove invece nel mondo doppio dei servizi deviati, o quantomeno paralleli alle strutture ufficiali e controllate dal parlamento. Ferrara deve ammettere che lui e Rocca furono contattati da Pio Pompa con il quale scambiavano informazioni «in posti improbabili » sui «nemici di Bush e del governo italiano» e «contro la campagna di Repubblica »: cioè l'inchiesta di D'Avanzo e Bonini sul Nigergate, che rivelò il ruolo del Sismi nel veicolare la patacca dell'uranio nigeriano ai servizi americani e inglesi, ruolo confermato a verbale da Alain Chouet, già capo del controspionaggio francese.

Sapevamo già dalle intercettazioni della procura di Milano sul Sismi che mentre Repubblica raccoglieva legittimamente notizie, Pio Pompa intratteneva regolari rapporti con giornalisti di diverse testate per isolare D'Avanzo e Bonini con una campagna di disinformazione. Adesso scopriamo che correvano regolarmente da Pompa («figura esile - dice il Foglio, buttandola sul romantico e l'intimistico per sminuire - piccola, vivace, poeta e alpinista e agricoltore») anche Rocca e Ferrara.

Non ci stupiamo. Vorremmo solo ricordare, in mezzo a tanta vivacità e bucolica poesia, che è stato acclarato documentalmente come Pompa con Pollari abbiano arruolato con regolare compenso giornalisti professionisti, in violazione della legge istitutiva dei Servizi. Non solo: le inchieste delle procure di Milano e Roma hanno già provato che l'ufficio di via Nazionale dove si accomodavano i giornalisti "amici" era un centro di intossicazione e manipolazione delle informazioni da veicolare attraverso la stampa, e di raccolta illegittima di informazioni a carico di magistrati, uomini politici e giornalisti ritenuti parte di un «sistema da disarticolare».

Tra questi il nostro amico Giuseppe D'Avanzo, pedinato, spiato, controllato nelle sue telefonate e nel suo lavoro. Si tengano pure Pollari, i signori del Foglio beccati con le mani nella marmellata dei servizi infedeli alla democrazia. Ma girino alla larga da D'Avanzo, per favore: perché purtroppo non può più difendersi, ma soprattutto non può più scrivere cosa pensava di queste vicende miserabili.


2- IL BUE DI REPUBBLICA DÀ DI CORNUTO ALL'ASINO DEL FOGLIO
Giuliano Ferrara per "Il Foglio"

C'è un impacciato e sfortunato corsivo di Repubblica, comparso sabato scorso e non firmato, a commento di quanto avevo scritto con divertimento patriarcale sulla lite in famiglia Bordin-Rocca per il Nigergate. Dicono che siamo stati presi con le mani nella marmellata. Lo dicono con un certo imbarazzo, perché tutti, anche loro, sanno bene come stanno le cose. Rocca contrastava l'inchiesta sul Nigergate (cosiddetto) di D'Avanzo e Bonini per motivi giornalistici e politici.

Gli sembrava una balla messa in piedi con scarso senso della realtà e della verisimiglianza, e riteneva che le commissioni del Senato americano (ed altre britanniche) avessero dimostrato con abbondanza di dettagli, da lui conosciuti in quanto lettore attento delle carte, che non c'era trippa per gatti. Niccolò Pollari e Pio Pompa non li conosceva proprio, come non li conoscevo io all'epoca. Succede che Pollari mi chiama al giornale e si complimenta per quegli articoli così bene informati, che demolivano o comunque corrodevano le verità presunte su uno scandalo italiano-americano, il Nigergate, messe in pagina da due grandi nemici giornalistici e politici del Sismi e del governo Berlusconi e dell'amministrazione guerrafondaia di George W. Bush (inimicizia legittima).

Lusingato per l'interesse del controspionaggio italiano verso un giornale che non riporta notizie e leaks e veline dei servizi, e che non ha mai avuto rapporti con quegli ambienti, e che militava apertamente per la guerra in Iraq e la willing coalition comprendente il governo italiano, attratto dall'idea di verificare qualche particolare in più e nell'intento di sistemare per benino la fabbrica (per me, per noi) della falsa storia detta Nigergate, insomma la campagna politico-giornalistica di Repubblica, mi sono incontrato con Pollari e Rocca due o tre volte.

In quell'occasione ho conosciuto Pio Pompa, suo braccio destro nei rapporti con la stampa, che rispetto e apprezzo per la sua fantastica umanità, e a cui ho chiesto di collaborare con questo giornale in piena trasparenza di firma. Pompa è stato oggetto di un maltrattamento grottesco di diffamazione e oltraggio per aver fatto e molto bene il suo lavoro, con il risultato di volare anche giudiziariamente come uno straccio.

(Nel processo per la sacrosanta deportazione dell'imam milanese Abu Omar, da parte di Fbi, Cia e spero bene anche il Sismi e altre forze militari e di polizia italiane, quasi tutti i malcapitati alti papaveri hanno goduto del proscioglimento da segreto di stato, Pompa è tra i pochi condannato e messo in condizioni di avvilente isolamento e ostracismo da uno stato lealmente servito, e per me è una persona interessante, molto dignitosa, con le sue bizzarrie ma serissima, che si è rimessa a lavorare la terra nel suo Abruzzo natio e fa un pane da esiliato in patria delizioso, croccante e durevole, che ci porta in redazione di tanto in tanto, peperoncini e pomodori e olio meravigliosi, e sa essere eroico e leale anche se infarinato e senza una lira e gravemente e ingiustamente sputtanato).

Può dire altrettanto Repubblica delle sue fonti? Può rivendicare analoga trasparenza, tenuto anche conto che tutto questo andirivieni di barbefinte era oggetto di ironie e corali digressioni ed esaustive informazioni in riunione di redazione, insomma anche un po' un gioco di società in un club di gente per bene? Direi di no. Le veline internazionali e interne della sua inchiesta sono rimaste sempre coperte, e tutti sanno che alle origini del loro "gate" ci sono settori parigini della Cia liberal, cosiddetta. Per di più ben due redattori di Repubblica sono stati presi, loro sì, con le mani nella marmellata, a trafficare con Pollari e altri dei servizi, compreso Pompa che faceva ovviamente il suo mestiere di arruolatore (con loro, non con noi, che casomai abbiamo arruolato lui).

E non voglio dire di più perché queste storie mi scocciano, non sono, come non lo è Rocca, un pistarolo, siamo degli inguaribili snob, ce ne facciamo un baffo delle notizie underground dei contropoteri, ci bastano le relazioni ufficiali e il nostro giudizio politico, la marmellata delle buggerature paraspionistiche la lasciamo volentieri alle capaci dita della redazione di Repubblica, che immagino non si senta poi così rappresentata da quel goffo corsivo che dovrebbe essere intimidatorio e invece è solo esilarante. Almeno per noi, che di queste cose parliamo in chiaro, a voce alta, da sempre, e l'ultimo è stato Rocca che ha incrociato la sciabola con Bordin, senza avere alcunché da nascondere.

 

GIULIANO FERRARA Pio PompaSegreto di Stato berlusconi e pollari Giuseppe D'avanzoCHRISTIAN ROCCA CON LA REPUBBLICACLAUDIA fusani ABU OMAR farina renato jpegMASSIMO BORDIN

Ultimi Dagoreport

osnato fazzolari savona banco bpm

FLASH! – NONOSTANTE SIA FINITO NEL MIRINO DI FAZZOLARI (TRAMITE IL BRACCIO ARMATO, MARCO OSNATO), IL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, NON È UN TIPINO FACILE DA “PIEGARE”, VISTA ANCHE LA SUA “SARDITUDINE”: SA CHE SE DOVESSE PARTIRE DA PALAZZO CHIGI L’ORDINE DI RASSEGNARE LE SUE DIMISSIONI, SI REGISTREREBBE UN PESANTISSIMO CONTRACCOLPO SULLA BORSA DI MILANO – COSE MAI VISTE NELLA GUERRA IN CORSO TRA LA FINANZA MILANESE E IL GOVERNO DI ROMA: IERI E' APPARSA UNA PAGINA DI PUBBLICITÀ SUL “GIORNALE” DI ANGELUCCI, CON CUI BANCO BPM, CARO ALLA LEGA DEL MINISTRO GIORGETTI, SPARA UN GIGANTESCO "NO" ALL’OPS DI UNICREDIT...

simone inzaghi arabia saudita massimiliano allegri antonio conte vincenzo italiano

DAGOREPORT - QUEL DEMONE DI SIMONE INZAGHI, ALLA VIGILIA DELLE DUE PARTITE PIÙ IMPORTANTI DELLA STAGIONE CON IL COMO IN CAMPIONATO E CON IL PSG IN CHAMPIONS, SAREBBE FORTEMENTE TENTATO DALL’OFFERTA DA 20 MILIONI DI PETRO-DOLLARI ANNUI DELL’AL HILAL - L'INTER, CON LA REGIA DI MAROTTA, STAREBBE GIÀ CERCANDO DI BLOCCARE IL CONTE MAX ALLEGRI, CHE AVREBBE RICEVUTO UN’OFFERTA DA 6 MILIONI DI EURO DAL NAPOLI DI AURELIONE DE LAURENTIIS CHE SI STA CAUTELANDO DAL PROBABILE ADDIO DI ANTONIO CONTE, CORTEGGIATO DALLA JUVENTUS – E IL MILAN, SFUMATO VINCENZO ITALIANO, CHE RESTA A BOLOGNA, STAREBBE VIRANDO SU…

rai giampaolo rossi giancarlo giorgetti silvia calandrelli antonio marano felice ventura

DAGOREPORT – COME MAI LA LEGA HA DATO L’OK A FELICE VENTURA, IN QUOTA FDI, E GIA' CAPO DEL PERSONALE RAI, AL DOPPIO INCARICO CON LA PRESIDENZA DI RAI PUBBLICITÀ? - DOPO LO SHAMPOO DI GIORGETTI ALL'AD ROSSI CHE VOLEVA LA DEM CALANDRELLI (IL MEF E' L'AZIONISTA AL 99,56% DELLA RAI), È ANDATA IN SCENA LA PIÙ CLASSICA DELLE SPARTIZIONI DI POTERE, SOTTO L'ABILE REGIA DI MARANO, PRESIDENTE PRO-TEMPORE DI VIALE MAZZINI, IN QUOTA LEGA: IL CARROCCIO, IN CAMBIO DELL’OK A VENTURA, OTTIENE DUE VICEDIREZIONI A RAISPORT (CON BULBARELLI E DE LUCA) - UN COLPO IMPORTANTE PER LA LEGA IN VISTA DELLE "SUE" OLIMPIADI INVERNALI MILANO-CORTINA (RAISPORT HA UNA SEDE A MILANO)...

il patriarca kirill con vladimir putin alla veglia pasquale

FLASH – QUANDO IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO, SERGEI LAVROV, CHIUDE LA PORTA ALNEGOZIATO IN VATICANO SOSTENENDO CHE NON SIA “ELEGANTE CHE PAESI ORTODOSSI (RUSSIA E UCRAINA) DISCUTANO IN UNA SEDE CATTOLICA” DELLA PACE, UTILIZZA UN ARGOMENTO PRETESTUOSO. INNANZITUTTO PERCHÉ L’UNITÀ ORTODOSSA SI È ROTTA CON L’INVASIONE DELL’UCRAINA DEL 2022 (LA CHIESA DI KIEV HA PRESO LE DISTANZE DA QUELLA DI MOSCA). E POI PERCHÉ RIVOLGERSI AL PAPA FAREBBE OMBRA AL PATRIARCA DI MOSCA, KIRILL, CHE HA BENEDETTO PUTIN E LA SUA “OPERAZIONE SPECIALE” PARLANDO DI “GUERRA SANTA…”