I GIOCHI DI ENRICO NON SONO PIU' PREZIOSI - LA SVALUTAZIONE DELLA QUOTA IN GIOCHI PREZIOSI E L'AZZERAMENTO DEL VALORE DEL GENOA MANDANO IN PROFONDO ROSSO PER OLTRE 200 MLN LA FINGIOCHI. E ORA SI TEME PER LE GARANZIE AI ROSSOBLU'...

Carlotta Scozzari per Dagospia

Giochi Preziosi, ma non troppo. O meglio: non più come una volta. E per rendersi conto di quanto la società di giocattoli di Cogliate abbia perso smalto basta dare uno sguardo ai conti della Fingiochi, la holding di Enrico Preziosi che ne è prima azionista al 42%, seguita dal veicolo Lauro Ventidue (Clessidra, Unicredit e Hamilton Lane) con il 38%, Intesa Sanpaolo con il 14% e il private equity della De Agostini Idea Capital con il 5 per cento.

Nell'ultimo bilancio della finanziaria, quello cioè relativo al 2012, appena depositato in Camera di commercio - con estremo ritardo proprio perché bisognava aspettare la ristrutturazione del debito di Giochi Preziosi - il valore della partecipazione del 42% è sceso drasticamente di 155 milioni riducendosi così a 36 milioni di euro.

Il 9 agosto scorso, il gruppo di giocattoli presieduto da Enrico Preziosi ha sottoscritto con le banche finanziatrici un accordo di ristrutturazione del debito ex articolo 182 bis della legge fallimentare, che tra le altre cose ha comportato un aumento di capitale da 37 milioni per gli azionisti. L'operazione, per la controllante Fingiochi, si è tradotta in un impegno da 12,63 milioni più il rilascio di una garanzia da 3,16 milioni. Il piatto, in realtà, piangeva non solo ai piani bassi ma anche a quelli alti della catena di controllo; e così, per reperire gran parte della risorse necessarie alla ricapitalizzazione, la holding prima socia si è fatta finanziare da Intesa Sanpaolo per oltre 12 milioni.

E se, complice l'accordo con le banche faticosamente raggiunto sotto il sole di agosto, la quota nel gruppo di giocattoli che produce i famosi Gormiti è stata sottoposta a una dieta drastica, perfino peggio è andata al Genoa Cricket and Football Club Spa. Nel bilancio di Fingiochi, infatti, la partecipazione di maggioranza del 75% del capitale della squadra rossoblù, che soltanto alla fine del 2011 risultava in carico per quasi 18 milioni, adesso non vale più niente, zero, come fosse carta straccia. Il motivo dell'azzeramento del valore della quota è presto detto: il bilancio del Genoa, nel 2012, si è chiuso in perdita per 14,85 milioni, a fronte di un patrimonio netto di 1,15 milioni.

Anche se, tiene a precisare la holding di Enrico Preziosi, che è pure presidente del club calcistico che staziona al tredicesimo posto della classifica di serie A, "la svalutazione è stata effettuata in ossequio al principio della prudenza, pur nella consapevolezza che la società Genoa Cfc, per la sua storia centenaria e per il suo prestigio, mantenga un valore intrinseco più che positivo, anche alla luce di importanti plusvalori latenti sul parco giocatori in essere".

Tra l'altro, negli ultimi tempi, nella città della Lanterna, girava voce che Preziosi fosse in trattative per cedere il club. Si vedrà. Nel frattempo, tanto l'andamento del Genoa quanto, soprattutto, quello di Giochi Preziosi, hanno spinto in profondo rosso i conti della holding Fingiochi: il 2012 è stato archiviato con una perdita di esercizio di 209,12 milioni, che si confronta con quella di "appena" 18,29 milioni del 2011 e che l'assemblea degli azionisti ha deciso di coprire utilizzando la riserva straordinaria.

Ma la fase critica della finanziaria di Enrico Preziosi non sembra ancora alle spalle. Al punto che il revisore dei conti Marco Colacicco, nella nota con cui approva il bilancio, sottolinea che la continuità aziendale di Finholding potrebbe essere messa a rischio non soltanto dal mancato rispetto dell'accordo siglato da Giochi Preziosi e le banche finanziatrici, ma anche dalla "critica evoluzione della situazione economico-finanziaria" del Genoa e dall'"escussione di garanzie concesse in favore di terzi".

Il riferimento è alle fidejussioni che la Fingiochi ha concesso in favore di alcune partecipate, e in particolare in favore del club rossoblù, per oltre 72 milioni. "In caso di inadempimento dell'obbligato principale - avverte il bilancio della holding di Preziosi - Fingiochi si troverebbe esposta a un ulteriore rischio di liquidità". Di cui il bilancio del 2013 non potrebbe che tenere conto.

 

enrico preziosi2mar20 Enrico PreziosiUNICREDITCLAUDIO SPOSITOgiochi preziosi logo

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...