LA VENEZIA DEI GIUSTI - I GIURATI VENEZIANI NON SI SONO COMPORTATI PEGGIO DI QUELLI DI CANNES. HANNO PREMIATI I FILM PIÙ ACCADEMICI E TROMBONI, LÌ “TREE OF LIFE” DI MALIK QUI IL “FAUST” DI SOKUROV - IL PREMIO SPECIALE A “TERRAFERMA” DI CRIALESE SEMBRA UN PO’ ECCESSIVO MA, AL DI LÀ DELLE DIETROLOGIE, FORSE È GIUSTO COSÌ. CIOÈ A POLANSKI O A FRIEDKIN NON PUOI DARE UN PREMIO MINORE. O IL LEONE D’ORO O NIENTE…

Marco Giusti per Dagospia

E' andata così. Questo Venezia 68 era un gran festival, pieno di buoni film e di nomi importanti, Polanski, Cronenberg, Sokurov, Friedkin, Ferrara... Magari Muller aveva esagerato coi titoli per non scontentare nessuno, soprattutto nelle infarcitissime sezione collaterali. Magari i film italiani, tra Concorso e Controcampo, non erano all'altezza, ma quando mai lo sono? Magari è risultato più evidente, vista la presenza di grandi autori, il divario tra il nostro cinema e quello internazionale da festival, ma non è colpa di Muller.

Magari nessuno si è preso davvero l'incarico di capire se ci fossero film sudamericani interessanti (e sono otto anni che se ne vedono pochini...). Magari ha fatto un caldo bestiale e vedere Galan in un bagno di sudore non è stato un bello spettacolo. Magari era un po' inutile il rimontaggio di "Nel nome del padre" di Marco Bellocchio (venti minuti in meno...), che non è né migliorato né potrà così godere di una nuova vita e non vincerà mai il confronto con "Ultimo tango a Parigi" di Bertolucci uscito lo stesso anno.

Detto questo ci siamo parecchio divertiti e dobbiamo ammettere che erano anni che a Venezia non si vedeva un numero di film americani e anglofoni così potente. Per non parlare della presenza di star e registi. Inoltre i giurati veneziani non si sono comportati peggio di quelli di Cannes. Hanno premiati i film più accademici e tromboni, lì "Tree of Life" di Malik qui il "Faust" di Sokurov, dimostrando quanto sia più interessata al cinema magari una Biennale d'Arte, dove il cinema era davvero visto e premiato in maniera meno accademica.

Ma né Venezia né Cannes sono posti dove la sperimentazione e le innovazioni possano navigare così tranquillamente. Accontentiamoci allora di aver trovato in concorso a Venezia i film di McQueen, Sono, Gipi, Satrapi. Alcuni di questi sono stati anche premiati.

Certo, il premio speciale a "Terraferma" di Crialese sembra un po' eccessivo, visti i nomi dei registi che non sono stati neppure menzionati, ma, al di là delle dietrologie, forse è giusto così. Cioè a Polanski o a Friedkin non puoi dare un premio minore. O il Leone d'Oro o niente.

Certo, fra gli italiani avremmo preferito trovare "Scialla" in concorso, ma già "L'ultimo terrestre" era una buona trovata. Era giusta anche l'idea dell'anteprima trashiona con "Box Office 3D" di Greggio, se il film non si fosse rivelato così inerte. Giusti i tanti film cinesi e giapponesi pieni di idee e vitalità, giusti anche i loro premi.

E, comunque, tra qualche giorno avremo scordato quasi tutto, a parte la camicia sudata di Galan, il grande applauso a Bernardo in carrozzella rossa che ha un po' bruciato quello a Bellocchio in Sala Grande (i ragazzi sono fatti così...), Gary Oldman e John Hurt in "Tinker, Tailor, Soldier, Spy", Christoph Waltz in "Carnage", Michael Fassbender in "Shame", Kate Winslet in "Mildred Pierce",

la gran vitalità di Friedkin a 76 anni, la macchina di cinema di Abel Ferrara, l'intelligenza di Todd Solondz e l'arrivo all'Excelsior del suo grosso protagonista, così fuori luogo, Al Pacino che ascolta allibito Isabelle Adriani che fischia alla festa in suo onore dopo il disastro del suo "Wilde Salome", i Manetti a Venezia, Gipi e il suo attore a Venezia,

Nanni che ballava con la fidanzata davanti agli occhi dei giornalisti, Muller e Baratta con gli occhiali per il 3d accanto a Greggio, la Bellucci ingiustamente massacrata che non si scomponeva più di tanto (tanto a Parigi sarà un trionfo), Filippo Timi che c'è davvero rimasto male dell'attacco dei critici (ma presentarsi con quattro film era un po' troppo...),

Madonna con quel film così brutto, ma tanto cafone da diventare imperdibile, la Sgarbi fischiata in Sala Grande, Baratta che regala a Galan "Tanti auguri a te" suonata al flauto nella spiaggia dell'Excelsior, la festa di Bellocchio sfigurata da un dj che ha lanciato pezzi assurdi come "La lontananza" di Modugno.

Quanto alla fine dell'impero Muller, dopo otto di Venezia, beh, non ci giurerei... Sarà difficile vederlo andare via dalla Mostra. "La lontananza sai, è come il vento spegne i fuochi piccoli, ma accende quelli grandi . . . quelli grandi."

 

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