I CONTI IN TASCA AL BILLIONAIRE FAZIO - UNA VECCHIA SOCIETÀ DI CONSULENZA, I CONTRATTI RAI, LO SPOT DASH E I 28 MILIARDI DI LIRE DI BUONUSCITA INCASSATI DALLA TV DI COLANINNO E GLI INVESTIMENTI SUL MATTONE

Giacomo Amadori per "Libero quotidiano"

Fabio Fazio è oggi un presentatore engagé, impegnato, quasi militante. Una vocazione che per alcuni stride con le sue origini e con la sua attenzione per il soldo e la proverbiale parsimonia. Si narra, in Liguria, che un giorno Fazio e Roberto Saviano, attovagliati in un rinomato e costoso ristorante della Riviera ligure, ordinarono per i nove uomini della scorta «un solo piatto». Le altre portate fu costretto a offrirle lo chef. Oculatezza a parte, Fazio di sinistra non ci è nato, lo è diventato, tanto che alle elezioni studentesche si candidò contro una lista «rossa».

«Erano gli anni in cui i comunisti erano insopportabili » dichiarò al cronista qualche anno fa. Il padre Giuseppe, di Varazze (Savona), classe 1934, era impiegato, la madre Delia, originaria della Calabria, seppur nata in Etiopia, faceva la casalinga. La famiglia era molto cattolica. E non certo comunista. Da ragazzo Fabio frequenta l'oratorio anche se è negato per tutti gli sport ed è esonerato da ginnastica. Al liceo però va bene ed esce con un buon 52 («Ma meritavo di più, ero bravissimo, uno dei più migliori della classe »).

Dopo aver perso tre anni tra Genova e Pavia per frequentare giurisprudenza (a diventare avvocato sarà il fratello più piccolo, Massimiliano), si laurea in Lettere (110 senza lode) e inizia a fare l'intellettuale de sinistra. Nei primi anni '80 il professore che gli dava ripetizioni di greco, Felice Rossello, gli presenta il concittadino Carlo Freccero, genio del tubo catodico e certamente di sinistra. Il quale gli domanda: «Vuoi fare un programma di Rete 4 (all'epoca della Mondadori ndr)?».

La prima conduzione di Fazio, nel 1984, è in Sponsor city: «Fu un programma catastrofico» ricorda il presentatore. Insieme con lui c'erano, tra gli altri, Bombolo e Loris Del Santo. Nel 1993 arriva la consacrazione con Quelli che il calcio, su Raidue, ma non è ancora «impegnato».

Infatti nel 1994, mentre Silvio Berlusconi scende in campo, accetta di fare il testimonial per il Dash. Eppure la vena radical chic sta per prendere il sopravvento. Nel 1996, alla vigilia delle elezioni che decreteranno il trionfo di Romano Prodi, a Paderno Dugnano (Milano), promuove con trasporto i candidati Patrizia Toia e Nando Dalla Chiesa nell'evento «Quelli che l'ulivo».

Nel 1997 il portavoce dei Verdi Luigi Manconi lo coopta nel comitato del movimento. A chi gli domanda chi preferisca tra Prodi e Veltroni, Fazio risponde sicuro: «Sto con Veltroni, non c'è dubbio. Ma da qui a pensare a chissà quali intrecci ce ne passa. E poi non ho mai avuto una tessera. Anzi, ne ho solo una, quella dell' Anpi (Associazione nazionale partigiani, ndr)».

Nonostante tutto questo impegno ha il tempo di fondare una società di consulenza e produzione, la Archimede, che chiude nel 1998. Intanto i suoi guadagni crescono: nel 1999 per Quelli che il calcio incassa circa 1,3 miliardi di lire e 500 milioni per Sanremo; quindici anni dopo i suoi compensi sono più che raddoppiati: 1,8 milioni per «Che tempo che fa» e circa 600 mila euro per la kermesse canora.

Nel 2001, mentre conduce un comizio di Massimo D'Alema, irride la tv commerciale: «Tra la prima e la seconda parte della costituzione Berlusconi ci metterà la pubblicità?» domanda. Ma la politica non gli fa mai dimenticare la borsa e così proprio in quei giorni, accompagnato dal suo avvocato, mette a punto un contratto miliardario con la neonata 7 del dalemiano Roberto Colaninno. Dopo neanche tre mesi il suo Fab show viene annullato e lui se ne va con 28 miliardi tra buonuscita e penali. Ma che cosa ci ha fa con tutti questi soldi? Da uomo oculato sceglie investimenti sicuri.

Come il mattone. Per esempio ha comprato casa nell'amata Parigi. Nel 2002 ha fondato persino un'immobiliare, la Apparvest srl, che nel 2008 è stata liquidata. Di quella avventura restano due lussuosi appartamenti a Milano, in zona Porta Romana, rispettivamente di 8,5 e 9,5 vani. Nel savonese bisogna aggiungere sei vani ad Albissola Marina e altre due grandi appartamenti a Varazze (8,5 e 9,5 vani), di cui sono usufruttuari i genitori.

Oculata amministratrice è la moglie Gioia, 46 anni, laureata in lingue. I due si sono conosciuti nel 1986 durante un concorso di canzoni tra liceali savonesi (Fabio era in giuria e lei vinse) e sposati nel 1994. Oggi vivono sulle colline di Celle ligure in un vecchio cascinale riattato a supervilla (classe A8), una casa un po' da cumenda che nel 1998 aveva suscitato diverse polemiche.

«Considerati la movimentazione di terra, la variazione di volumetrie, la realizzazione di nuove cubature e di una vasca, l'intervento pare configurarsi non come una ristrutturazione ma piuttosto come una sostanziale modifica dell'immobile originario» protestarono tre consiglieri comunali di Forza Italia.

«È tutto regolare. Non è stato costruito un centimetro più del previsto» ribatterono lo stesso Fazio e il sindaco della cittadina. Di certo nel tempo la villa ha variato il suo aspetto e nel 2010 sono stati registrati al catasto «divisione, ampliamento, diversa distribuzione degli spazi interni». La magione è salita a 13 vani e a questa si sono aggiunti due mini appartamenti di 2 e 3 stanze. Il tutto circondato da 7 mila metri di uliveti. Va detto, però che, per chi osserva dall'alto, la principale attrattiva risulta la piscina oversize, quasi un laghetto artificiale. Che, forse, ha ispirato il sermone sulla bellezza con cui Fazio ha aperto l'ultimo Sanremo.

 

 

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