IN GLORIA DI BRUNEO – PUÒ NON PIACERE MA “PORTA A PORTA” È SEMPRE UN METRO AVANTI – IL RISOTTO DI D’ALEMA ANTICIPA DI TRE LUSTRI MASTERCHEF E I PLASTICI DELLE VILLETTE DI COGNE E AVETRANA SONO UNA PIETRA MILIARE DEL GIORNALISMO HORROR

Andrea Minuz per “rivistastudio.com” pubblicato da “il Foglio del lunedì”

 

beppe grillo da vespa a porta a portabeppe grillo da vespa a porta a porta

Aprile 1996, anno Uno dell’era Porta a porta. Vespa lancia il servizio sulla storica vittoria dell’Ulivo. Parte un montaggio di immagini al rallenty col coro di Gam-gam in sottofondo: bandiere, lacrime di militanti, tailleur di Bianca Berlinguer, concitazioni in sala stampa e ragazzi in strada col cappello Kangol che dicono: «Adesso faremo vedere cosa valiamo noi giovani». Sfilano i volti della campagna elettorale. Veltroni, Prodi, «questa scelta che abbiamo fatto di andare davanti alle fabbriche», «se i dati confermano l’attuale tendenza», e poi D’Alema. Il segretario del Pds sale sul palco tra gli applausi. Quindi prende una bandiera, indica la falce e martello e si rivolge alla folla: «Lasciatemi dire una cosa… io sono contento che abbiamo portato al governo del Paese questo simbolo!». Boato.

renzi porta a porta bruno vesparenzi porta a porta bruno vespa

 

Applausi. Fine del servizio. Si torna in studio, l’ospite è Veltroni. Nella sua prima edizione Porta a porta era ancora un talk politico che affrontava un solo tema a serata, taglio istituzionale, pochi invitati. Vespa fa tutto un preambolo sull’appuntamento con la Storia, la prima volta della sinistra, il Pci, il cambiamento, «questo legittimo gesto d’orgoglio di D’Alema», eccetera. Poi lancia il domandone: «Ce la farete voi che siete sempre stati opposizione a governare?».

silvio berlusconi fotografato da bruno vespa silvio berlusconi fotografato da bruno vespa

 

«Intanto mi faccia dire una cosa da apprezzatore d’immagini», risponde Veltroni, «abbiamo visto un gran bel servizio, girato bene, con un ottimo montaggio». È fatta. Il Walter cinefilo avverte subito lo Zeitgeist, la nuova era, l’alba dentro l’imbrunire o viceversa.

 

Un anno dopo D’Alema è lì col grembiule che prepara un risotto. «La cipolla invece di sfriggerla, la lascio a bollire così perde il suo afrore». Arriva Vissani, D’Alema lo chiama «Maestro». Mancano quindici anni a Masterchef Italia, Farinetti gira ancora tra i magazzini di Unieuro, Porta a porta ha già capito tutto.

 

valeria marini porta a portavaleria marini porta a porta

Il Paese è pronto per il contratto con gli italiani. L’8 maggio del 2001, Vespa prova a stemperare la solennità del momento: «Eh ma quant’è complicata quella B…». Arriva la firma. Nasce la terza camera. Il primo atto istituzionale è la nomina a ministro di Montezemolo anche se lui non lo sa. Questo è l’anno dei plastici. Si comincia per tentativi, con un tema facile: l’11 settembre. Di fronte a quel traffico di immagini, davanti a tutta quella morte in diretta, all’incidibile e all’irrapresentabile, Porta a porta trova il suo stile: una piantina dell’East coast americana, due aeroplanini piantati sopra spostati con le mani. «Fu il plastico più faticoso», confesserà Vespa, «passammo il pomeriggio a cercare gli aerei giusti».

 

ALESSANDRA MUSSOLINI A PORTA A PORTAALESSANDRA MUSSOLINI A PORTA A PORTA

Ma questa ricerca del realismo non tragga in inganno. Qui siamo in puro straniamento brechtiano. Allusioni. Gesti stilizzati. Didattica. Lavagnette. Riduzione in scala della complessità del mondo globale.

 

Per capire la drammaturgia Verfremdung di Porta a porta riguardarsi la puntata sulla chirurgia estetica. «La signora Giada è una bella donna che però come tante italiane vorrebbe rifarsi il seno». La signora Giada toglie l’accappatoio, sfodera la sua quarta abbondante e resta lì, immobile di fronte a Vespa. Lui incrocia le braccia, si fa freddo, analitico. Sono tette, ma non è come sembra. Ceci n’est pas une pipe, concentriamoci sulle insidie della mastoplastica additiva. Il plastico è lo storytelling.

 

Perché l’Italia in miniatura non è a Rimini ma a Porta a porta. La base di Nassirya, la Costa Concordia, Montecitorio, la corazzata “Roma”, la villetta di Garlasco, la casa di Brenda. Mentre perlustrano le zone d’ombra dell’affaire Marrazzo e indicano punti dell’appartamento, “China”, l’amica di Brenda, invalida il plastico: il soppalco è più grande, il bagno non è lì, mai viste quelle piastrelle. A noi sembrava bellissimo così, mostrato dall’alto come una casa di bambola dei maestri di Norimberga o l’incipit di Dogville o un’inquadratura a là Hitchcock. Ma lui è un professionista e ammette l’errore: «Venne fatto in una notte da una ditta esterna: per la fretta la redazione prese informazioni sbagliate».

LUXURIA A PORTA A PORTA LUXURIA A PORTA A PORTA

 

Pazienza. I più belli restano però quelli della villetta di Cogne e di Avetrana. La Cognezione del dolore, d’altronde, è il trionfo del mondo di Porta a porta che sbaraglia tutti con il 37 per cento di share. Il plastico batte persino l’intervista a Anna Maria Franzoni, chiamata a presentare il suo libro, La verità. La cosa sfugge un filo di mano quando Vespa imbraccia il kalashnikov per farci entrare nella mente degli assassini di Charlie Hebdo.

 

ROBERTA PINOTTI A PORTA A PORTAROBERTA PINOTTI A PORTA A PORTA

Attimi di panico in studio. Ignazio La Russa riprende il controllo della situazione: «Non si punta neanche per scherzo». È che è stata una giornataccia. Eravamo tutti un po’ tesi, vendicativi. Può succedere. Ma grazie a questi vent’anni di Porta a porta ho imparato che l’Islam moderato non solo esiste, ma può anche avere il prodigioso stacco di coscia di Afef. Nei postumi dell’11 Settembre, tra la rabbia e l’orgoglio, tra Clarissa Burt vestita con la bandiera Usa e le scavallate di gamba di Afef in tailleur, ho capito che lo scontro di civiltà non l’avremmo fatto. Non subito almeno.

 

ALBA PARIETTI A PORTA A PORTAALBA PARIETTI A PORTA A PORTA

Perché non è che a Porta a porta tutto diventa chiacchiera, come dicono gli analisti dei talk-show. Tutto semmai diventa coscia. Cosce di destra, cosce di sinistra, cosce della libertà, cosce delle correnti, cosce delle istituzioni, cosce della Tv. Ci sarebbe da scrivere una storia della seconda Repubblica attraverso le cosce di Porta a porta, qua e là delineata da Blob e in parte già disponibile su YouTube, dove vanno forte persino dettagli fétichistes dei collant di Roberta Pinotti e Paola de Micheli.

 

Ci sarebbe da montare tutto, mandare in loop al rallentatore, musica di Gone with the wind inclusa, come nelle migliori installazioni artistiche. Forse ci scappa pure un Leone d’Oro alla Biennale. Perché come ha detto Al Bano, ospite durante i festeggiamenti per la puntata numero duemila: «Per me Porta a porta era un punto d’arrivo, mi sembrava onestamente il massimo. Lì c’è gente di cultura».

 

Ma la cultura a Porta a porta è anzitutto incontro tra culture diverse. Come quando Alessandra Mussolini chiese a Vladimir Luxuria di spiegare agli italiani il significato di transgender – «ma che è? Transgendarmi…pare Schwarzenegger…usiamo termini italiani» – preparandosi lentamente il terreno per il laconico, italianissimo, «meglio fascista che frocio», con cui si chiuse la puntata. Altro che gender nelle scuole.

 

Ultimi Dagoreport

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...