L’ANIMA DI INTERNET? È IL PORNO (MA NON SI PUÒ DIRE)

Guido Mariani per "Lettera 43.it"

L'ultima crociata contro la pornografia su Internet è arrivata dall'Islanda, decisa a censurare i video a luci rosse che circolano in Rete. La proposta è stata accolta con soddisfazione dall'opinione pubblica inglese, spaventata dal crescere del mercato del sesso online. A scavare tra le ricerche, però, si scopre che la diffusione del fenomeno hard sul web è coperto da un fitto alone di mistero.

Non si conoscono né i reali fruitori né il valore del mercato: le stime variano dai 3 ai 96 miliardi di dollari all'anno e l'ultimo analista che ha provato a fare una ricerca seria, Philip Stark, ha dovuto fare causa a Google per ottenere dei numeri. Di certo c'è che il porno è stato uno dei fattori che hanno contribuito a trasformare internet in una rivoluzione globale: il decano del settore, Larry Flint, lanciò il sito del magazine sexy Hustler nel 1995, quando le connessioni casalinghe erano praticamente sconosciute.

Fu un ispiratore: agli albori del web i primi siti che riuscirono a conquistarsi un pubblico furono proprio quelli delle riviste soft core. Durante gli Anni 90 quasi la metà delle ricerche online si rivolgevano a contenuti sessuali più o meno espliciti: da allora però le statistiche sono difficilmente attendibili e spesso gonfiate per il desiderio di sensazionalismo. Nel 2003 una società che vendeva software di filtraggio dei contenuti comunicò che esistevano più di 260 milioni di siti porno con una crescita del 1.800% relativa ai precedenti cinque anni.

Allora il mercato, secondo le denunce di associazioni di attivisti quali Citiziens for decency, fruttava intorno ai 3 miliardi di dollari in tutto il mondo, con 37 milioni di utenti. Ma i dati diffusi, attribuiti a più fonti, erano difficilmente verificabili. Il primo autentico studio sistematico per capire quanta pornografia occupasse la rete è stato effettuato da Philip Stark, docente di statistica dell'università californiana di Berkeley, su incarico del dipartimento di Giustizia americano, nel 2006.

Ai tempi l'amministrazione americana voleva numeri per corroborare un provvedimento legislativo chiamato Child Online Protection Act che avrebbe richiesto ai gestori dei siti web di verificare l'età degli utenti che accedevano a contenuti proibiti ai minorenni. Stark fu costretto a portare il colosso dei motori di ricerca in tribunale perché comunicasse un campione di 50 mila ricerche e di siti web correlati presenti nei propri archivi informatici. Alla fine, dati alla mano, l'indagine appurò che circa il 6% delle ricerche in rete erano di contenuto sessuale e che l'1,1% dei siti indicizzati da Google e da Microsoft era pornografico. Molto meno di quanto si fosse temuto.

Quattro anni dopo, nel 2010, i neuroscienziati americani Ogi Ogas e Sai Gaddam, docenti della Boston University, hanno riprovato a fare il computo e a quantificarne il valore. Nel saggio A billion wicked thoughts («Un miliardo di pensieri perversi») i due hanno deciso di prendere in considerazione il primo milione di siti web più trafficati, trovando che di questi solo 42.337 erano dedicati completamente al sesso, circa il 4%.

Una percentuale forse non altissima, benché alcuni avessero una popolarità straordinaria con traffico mensile dai 7 ai 32 milioni di utenti. Su un campione di 400 milioni di parole inserite nei motori di ricerca, inoltre 55 milioni avevano un riferimento sessuale. Ogas e Gaddam, in qualità di neurologi, spiegarono anche il ruolo del sesso online nelle pulsioni evolutive del maschio, per sua natura portato a «rendere le donne un oggetto».

Insomma, il pornomane non era che l'evoluzione del terzo millennio dell'uomo cacciatore, senza l'arco e le frecce ma con un mouse in mano. Quanto però tali pulsioni potessero fruttare è stato più difficile da valutare. «Non si sa quanti soldi vadano all'industria del porno: i dati sono falsi o non attendibili. Abbiamo cercato di fare ricerche e abbiamo scoperto che gran parte degli operatori del settore sono società piccole che nascondono la contabilità o modificano i conti», scrisse Ogas. «I grandi operatori non diffondono cifre. C'è chi dice che solo in America sia un'industria da 3 miliardi di dollari. Non lo penso proprio».

Le Nazioni Unite, tuttavia, in una relazione del 2012 sulla pornografia infantile in rete hanno quantificato il valore del sesso online in 96 miliardi di dollari, di cui 3 miliardi solo derivanti dallo sfruttamento dei bambini. Un dato in contraddizione con le notizie diffuse da Adult Video News, una specie di agenzia americana di informazione sula pornografia, che ha registrato la crisi dell'intero comparto a partire dal 2008, parallelamente alle difficoltà economiche internazionali.

La facilità a reperire materiale del tutto gratuitamente avrebbe reso infatti parte dell'industria obsoleta e non redditizia. L'imporsi dei social network, Facebook su tutti, ha ulteriormente ridotto in percentuale le ricerche dedicate al sesso e lo spazio e il tempo che l'utente del web dedica al porno.

Sarà. Ma nel 2012, il sito Alexa.com, che registra il traffico in rete, ha certificato che tra i primi 50 portali più trafficati al mondo due erano dedicati ai video porno (gratuiti), ed erano entrambi più popolari della home page della Apple. Gli utenti sono sempre meno disposti a pagare per i film, facilmente reperibili senza spendere, ma sembrano più propensi ad aprire il portafoglio per spettacoli privati e per interagire attraverso lo schermo con modelle che spesso sono ragazze comuni che arrotondano lo stipendio.

Una nuova forma di prostituzione a distanza e che, secondo l'emittente televisiva Cnbc, produce una richiesta di migliaia di modelle nuove ogni giorno. Le più intraprendenti possono guadagnare, secondo dati provenienti dai gestori di questi siti web, fino a 10 mila dollari al mese.

 

PORNO E INTERNET PORNO E INTERNET PORNO INTERNET PORNO E INTERNET jpegPORNO E INTERNET jpegPORNO E INTERNET jpegPORNO E INTERNET jpegPORNO E INTERNET jpegPORNO E INTERNET jpegPORNO E INTERNET jpeg

Ultimi Dagoreport

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…