1. PER QUARANT’ANNI SOPRAVVIVONO COME PRIMITIVI NELLA GIUNGLA DEL VIETNAM, IL PRIMO INCONTRO COL MONDO È UN SOCCORRITORE CON MAGLIA DELL’INTER! MEJO LE SCIMMIE! 2. THAN, UN VIETCONG, SCAPPÒ DALLA GUERRA DOPO LA DISTRUZIONE DEL SUO VILLAGGIO, PORTANDOSI VIA LANG, UNICO FIGLIO SUPERSTITE, DI 2 ANNI. LO HA CRESCIUTO PER 20 ANNI, POI QUALCHE CONTATTO CON I PARENTI, SENZA MAI LASCIARE LA GIUNGLA 3. SI VESTIVANO DI PERIZOMA DI CORTECCE E FOGLIE, SI NUTRIVANO DI BACCHE E PICCOLI ANIMALI, FINCHÉ QUALCUNO NON GLI HA PORTATO SEMI, CANNA DA ZUCCHERO E TABACCO 4. THAN HA 82 ANNI. NON È MALATO, E VOLEVA MORIRE TRA GLI ALBERI DOVE SI ERA ARRAMPICATO. MA IL FIGLIO, CHE HA 42 ANNI E NON SA PARLARE, SI È LASCIATO CONVINCERE DAI PARENTI CHE SI ERANO SCOCCIATI DELLE LEGGENDE SUI “ROBINSON” DEL BOSCO

1. MAIL
Buongiorno DAGO, per i signori Ho, che hanno vissuto come primitivi per 40 anni nella giungla del Vietnam, il primo incontro con l'esterno è stato con un soccorritore inviato dall'Inter.
Immediatamente hanno chiesto se i nerazzurri avevano passato il turno di coppa Uefa contro il Vitòria Setùbal e notizie sullo stiramento di Boninsegna.

2. 40 ANNI ISOLATI NELLA FORESTA. L'INCREDIBILE STORIA DI UN PADRE E UN FIGLIO
Vittorio Zucconi per "la Repubblica"

Lì hanno vissuto come il Barone Rampante di Italo Calvino passando di ramo in ramo, sono stati persuasi a tornare su quella terra che abbandonarono quando le bombe uccisero il resto della loro famiglia. Ho Van Than era scappato dal villaggio di Tay Tra dopo una notte di bombardamenti a pioggia partiti dalla vicina base americana di Da Nang, allora il più trafficato aeroporto, civile o militare, del mondo. Aveva visto le capanne polverizzate, la moglie e due figli dilaniati e non aveva retto.

Con in braccio Ho Van Lang, l'ultimo figlio ancora vivo, allora un neonato, Than era corso via verso le foreste sulle alture dell'Ovest. Per cinque anni era stato un diligente, convinto soldatino della guerra contro il Sud e «l'imperialismo yankee». Era stato un vietcong, un «quadro» politico, un piccolo dirigente in quel microscopico villaggio e poi un ausiliario segreto dell'Esercito Regolare Nordvietnamita. Ma quella notte decise che ne aveva avuto abbastanza. Decise di abbandonare non soltanto la «gloriosa lotta», ma il mondo.

Leggenda vuole che lui e la creatura in braccio fossero scomparsi per sempre e dati per morti, in una jungla che non è la accogliente foresta disneyana di Mowgli e del naturalismo paternalista di Kipling. Ma non è vero. Than e il figlio andarono il più lontano possibile dai paesi e dagli abitati dove l'ultima, feroce fiammata di una guerra pur già perduta dagli americani consumava la propria apocalisse.

Si addentrarono per 40 chilometri nelle colline e nei monti della provincia, una distanza spaventosa dentro una jungla con un bambino in braccio, spesso evitando le trappole mortali del sottobosco e passando di albero in albero, di rami in liane, fino a scegliere quello dove il padre avrebbe costruito la casa. Casa simile a un nido di uccelli, un'intelaiatura di stecchi e foglie che dopo ogni tempesta monsonica, per 40 anni, lui prima da solo e poi con l'aiuto del figlio che cresceva, doveva ricostruire.

Ma i parenti, i superstiti del bombardamento, gli zii, i fratelli, i cugini delle sempre estesissime famiglie vietamite sapevano dove erano. Periodicamente, qualcuno li raggiungeva, portando olio e sale e pentole per cucinare e panni da indossare, che Than accettava e stipava in un sacco di plastica per la spazzatura, senza toccarli.

La sua, dopo la fuga nel terrore per salvare almeno l'ultimo figlio, era divenuta una scelta di vita. Un rifiuto del mondo e un ritorno al primitivismo più elementare. Come abbia cresciuto da solo un neonato, il figlio che oggi ha 42 anni, è un mistero che potrebbe interessare a pediatri, nutrizionisti e madri in perenne ansia per il bebè con le coliche e i pannolini sporchi, ma lo crebbe.

Riposero quello che restava dei loro abiti, compresi i calzoni della uniforme che l'esercito del Vietnam comunista gli aveva dato e un cappottino rosso per il bambini, in un altro sacco, lasciandoli ammuffire. Si vestivano di perizoma fatti di cortecce e foglie, perché anche in quel ruvido Eden era sopravvissuto il senso del pudore. Si nutrivano di manioca, di bacche, di foglie, di piccoli animali catturati o cacciati con gli archi, le frecce, gli utensili che si erano fabbricati da soli.

E poi di granturco, quando, vent'anni or sono, furono raggiunti da parenti che portarono loro semi, pianticelle, anche di tabacco, che i due seccavano e fumavano. Attorno agli alberi avevano dissodato abbastanza terra per coltivare anche canne da zucchero, il loro unico lusso e vizio insieme con il tabacco.

Non erano quindi il tenente Hiroo Onoda, «l'ultimo giapponese», l'ufficiale che per 29 anni rimase nelle Filippine con le armi in pugno in attesa di nuovi ordine e della conferma della resa imperiale, che lui non accettò mai. Than e Lang volevano vivere quella vita e il vecchio avrebbe voluto morire tra gli alberi dove si era arrampicato, ma il figlio lo ha tradito.

Quando una delegazione di parenti, mobilitati dal segretario locale del partito che si era scocciato della leggenda dei "Robinson" nel jungla e ne temeva risvolti politici pericolosi e guidati dal cugino tifoso dell'Inter hanno bussato all'albero, Lang, il figlio, si è arreso.

Ha permesso che i soccorritori si arrampicassero portando un'amaca per deporvi il padre, un leggero scheletro umano di 82 anni, e lo calassero, mentre lui, vestito del perizoma di foglie tentava di comunicare con gli umani. Tentava, perché nella regressione anche la comunicazione umana si era via via scarnificata fino a ridursi a poche parole del dialetto locale, il Cro, e a suoni incoerenti.

Il padre è ora in ospedale, dove lo stanno alimentando con flebo e con blande diete semiliquide per ridargli forza, ma non ha patologie gravi, oltre la denutrizione. Il figlio Lang è tornato al villaggio, dove le donne di famiglia lo hanno vestito e lo stanno imbottendo di riso, mentre cercando di insegnare di nuovo a parlare a un neonato di 42 anni.

Nel villaggio, dove il tempo ha sepolto i segni degli orrori e la jungla soffice ha inghiottito il dolore, c'è anche un'antenna per la tv satellitare, racconta l'edizione in inglese di un blog di Saigon, il Than Nièn. E' uscito giusto in tempo dalla sua casa nella foresta. Tra pochi giorni, ricomincia il campionato di Serie A in Italia e potrà guardare l'Inter.

 

la casa nella foresta vietnamita dove hanno vissuto ho van thanh e il figlio ho van lang la casa nella foresta dove hanno vissuto ho van thanh e il figlio ho van lang ho van thanh dopo quaranta anni nella giungla del vietnam Ho Van Lang vietnamita che vive nella foresta da quando ha due anni Ho Van Lang vietnamita che vive nella foresta da quando ha due anni ho van thanh dopo quaranta anni nella giungla del vietnam i vestiti dei due rimasti per quarant anni nella foresta vietnamita

Ultimi Dagoreport

massimo martinelli azzurra francesco gaetano caltagirone guido boffo roberto napoletano

FLASH! – MISTERO BOFFO! È DURATO APPENA UN ANNO GUIDO BOFFO ALLA DIREZIONE DE “IL MESSAGGERO”, CHE SARÀ AFFIDATA AD INTERIM AL DIRETTORE EDITORIALE MASSIMO MARTINELLI – BOFFO FU UNA SCELTA DI AZZURRA CALTAGIRONE, IN BARBA A PAPÀ CALTARICCONE – ALLA SCADENZA, ESATTAMENTE DOPO UN ANNO, IL CONTRATTO DI BOFFO NON È STATO RINNOVATO – NEL CUORE DI CALTA C’È IL RITORNO DI ROBERTO NAPOLETANO, ATTUALE DIRETTORE DE “IL MATTINO” DI NAPOLI, ALTRO QUOTIDIANO DEL GRUPPO CALTAGIRONE…

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI TRA I TRE CABALLEROS DEL GOVERNO - MELONI E TAJANI HANNO MESSO ALL’ANGOLO IL "PATRIOTA" TRUMPUTINIANO SALVINI, ACCUSANDOLO DI SABOTARE L'ESECUTIVO CON LE SUE POSIZIONI ANTI-EUROPEE E GLI ATTACCHI A MATTARELLA SUL CODICE ANTI-MAFIA DEL PONTE DELLO STRETTO – QUANDO SONO ARRIVATI I RISULTATI DELLE COMUNALI, CON LA DEBACLE DEL CENTRODESTRA, "IL TRUCE" DELLA LEGA E' PARTITO ALL'ATTACCO, INCOLPANDO LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' (COLLE OPPIO E GARBATELLA) PER LA SCONFITTA A GENOVA: SE NON AVESSE CONVINTO BUCCI A LASCIARE LA POLTRONA DI SINDACO DI GENOVA PER CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LIGURIA (STOPPANDO IL LEGHISTA RIXI), IL SINDACO SAREBBE RIMASTO AL CENTRODESTRA. A QUEL PUNTO, SI E' SVEGLIATO TAJANI CHE HA RICORDATO A ENTRAMBI CHE SENZA I VOTI DI CLAUDIO SCAJOLA OGGI CI SAREBBE IL PD DI ANDREA ORLANDO ALLA REGIONE LIGURIA…

benjamin netanyahu matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT – QUANTO POTRÀ DURARE IL SILENZIO IMBARAZZATO E IMBARAZZANTE DI GIORGIA MELONI DI FRONTE AI 50MILA MORTI DI GAZA? LA DUCETTA NON VUOLE SCARICARE NETANYAHU PER NON LASCIARE A MATTEO SALVINI LA "PRIMAZIA" DEL RAPPORTO CON "BIBI". MA ANCHE PER NON IRRITARE LA POTENTE COMUNITÀ EBRAICA ITALIANA, STORICAMENTE PENDENTE A DESTRA – ORMAI ANCHE URSULA VON DER LEYEN E ANTONIO TAJANI (NON CERTO DUE CUOR DI LEONE) CONDANNANO LE STRAGI NELLA STRISCIA CON PAROLE DURISSIME: “AZIONI ABOMINEVOLI” – ANCHE LA POPOLAZIONE ISRAELIANA VUOLE SFANCULARE “BIBI”, COME STA FACENDO GIÀ TRUMP, CHE NEI GIORNI SCORSI HA ATTACCATO LA CORNETTA IN FACCIA A SEMPRE PIÙ IN-GAZATO PREMIER ISRAELIANO (OGGI HA RIVELATO DI AVERGLI "DETTO DI NON ATTACCARE L'IRAN")

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - IL GARBUGLIO DEL SUPER RISIKO BANCARIO SPACCA NON SOLO LA FINANZA MILANESE (DUELLO UNICREDIT-INTESA) MA STA FACENDO DERAGLIARE ANCHE IL GOVERNO DI DESTRA-CENTRO -GONG! OGGI È ANDATO IN SCENA UN PESANTISSIMO SHOWDOWN TRA MELONI, CHE È FAVOREVOLE AD APERTURE SUL GOLDEN POWER A UNICREDIT SULL’OPERAZIONE BANCO BPM CON TAJANI SOSTENITORE INDEFESSO DEL LIBERO MERCATO, E LA LEGA DI SALVINI CHE È PRONTA A FAR CADERE IL GOVERNO PUR DI NON MOLLARE IL “SUO” BANCO BPM A UNICREDIT - OGGI, ARMATO DI BAZOOKA, È SCESO IN CAMPO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, GIANCARLO GIORGETTI. INCALZATO DAI CRONISTI SULLE POSSIBILI APERTURE DEL GOVERNO ALLE PRESCRIZIONI DEL GOLDEN POWER APPLICATE ALLA BANCA DI ORCEL, L’ECONOMISTA DI CAZZAGO È SBOTTATO COME UN FIUME IN PIENA: “SE CI FOSSE IL MINIMO DISALLINEAMENTO (CON MELONI), NON CI SAREBBE UNA MINACCIA DI DIMISSIONI, MA LE DIMISSIONI STESSE. NON SI ANNUNCIANO LE DIMISSIONI, LE SI DANNO…”

donald trump zelensky vladimir putin russia ucraina

DAGOREPORT - TRUMP STREPITA MA NON COMBINA UN CAZZO – ZELENSKY PROPONE UN INCONTRO A TRE CON IL TYCOON E PUTIN MA NESSUNO LO CONSIDERA: PUTIN SI CHIAMA FUORI (“SOLO DOPO ACCORDI SPECIFICI”). E IL TYCOON? NON VUOLE UN INCONTRO DIRETTO CON PUTIN PERCHE', IL MOLTO PROBABILE BUCO NELL'ACQUA, SAREBBE L'ENNESIMA CONFERMA DELLA SUA INCAPACITA' DI RISOLVERE LA CRISI UCRAINA. LUI, CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DICEVA “PORTERÒ LA PACE IN 24 ORE”, E A PIU' DI QUATTRO MESI DALL’INSEDIAMENTO SI RITROVA CON I DRONI E I MISSILI RUSSI CHE MARTELLANO PIÙ CHE MAI KIEV...

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – UCCI UCCI, SENTO AVVICINARSI GLI ANGELUCCI! IN ALLARME PER LA DECRESCITA INFELICE DEI LORO TRE QUOTIDIANI, ALESSANDRO SALLUSTI AVREBBE I GIORNI CONTATI ALLA DIREZIONE DE “IL GIORNALE” - GIA’ CADUTO IN DISGRAZIA CON MARINA BERLUSCONI, REO DI AVER SOSTITUITO “PAPI” CON GIORGIA, ORA GIAMPAOLO ANGELUCCI AVREBBE IN MENTE DI RIMPIAZZARE IL BIOGRAFO DELLA DUCETTA CON QUEL RAMPANTISSIMO “BEL AMI” DEL POTERE CHE SI CHIAMA TOMMASO CERNO: SENZA FARE UN PLISSE’, DA DIRETTORE DELL’’’ESPRESSO” E DEPUTATO DEL PD BY RENZI, OGGI E’ ALLA GUIDA DE “IL TEMPO”, TALMENTE SCHIERATO CON LA DESTRA CHE VEDE I FASCISTI A SINISTRA… (VIDEO STRACULT!)