LA7 SPACCATA: DOPO RUFFINI E FORMIGLI, ANCHE LERNER CONTRO IL “CORPO ESTRANEO” SANTORO

1. LA SFIDA GRASSO-TRAVAGLIO TERREMOTA LA7 - LERNER CONTRO SANTORO: «VEZZI DA STAR»
Antonio Castaldo per "Corriere.it"

Il duello tra Pietro Grasso e Marco Travaglio manda in fibrillazione le redazioni di La7. Le principali trasmissioni giornalistiche dell'emittente fanno a gara per ospitare il match tra il presidente del Senato e il giornalista. L'offerta dello stesso Santoro che offriva il parterre tubolare di Servizio Pubblico è stata declinata dall'ex procuratore antimafia. Quindi la collocazione di Piazzapulita suggerita, pare, dal direttore di Rete Paolo Ruffini è stata bocciata da Travaglio.

Infine Mentana, che nelle edizione serale, candida la tribuna del suo Tg. Sabato mattina Gad Lerner, altro volte illustre dell'emittente, fulmina i colleghi con un tweet: «Travaglio e Santoro coniano il loro Comandamento: "Non avrai altra televisione all'infuori di me". Vezzi da star in una rete senza censura».

LA VICENDA - Giovedì il neoeletto presidente del Senato è intervenuto telefonicamente a Servizio Pubblico, per replicare all'editoriale di Travaglio, che lo accusava di aver fraternizzato con la politica anche quando era magistrato. L'ex procuratore nazionale antimafia ha sfidato il giornalista ad un confronto in diretta «carte alla mano».

Ma ha anche sottolineato l'urgenza della riparazione: «Non posso aspettare una settimana», ha detto, respingendo l'offerta di Michele Santoro che aveva immediatamente proposto il suo programma come ring ideale. A quel punto, come racconta lo stesso Travaglio sul Fatto di sabato, «alcuni colleghi si sono molto agitati, ansiosi com'erano di ospitare il faccia a faccia». La rete di Cairo aveva infatti individuato una possibile mediazione in Piazzapulita, la trasmissione di Corrado Formigli che va in onda lunedì. Grasso ha subito accettato. Ma Travaglio no: «Io lavoro al Fatto e a Servizio Pubblico». Un rifiuto corredato da una postilla sul cerimoniale del confronto: «Un duello non è un talk show con ospiti, servizi filmati e pollai vari».

LO SPECIALE DEL SABATO - Formigli ha provato fino all'ultimo a convincere il collega. E su Twitter aveva scritto: «Marco ripensaci». Nel tentativo di accontentare tutti, Santoro aveva proposto uno speciale confezionato apposta per l'occasione, magari nel fine settimana. Ma la direzione di rete ha escluso questa possibilità.

A questo punto è quasi certo che la sfida ci sarà, ma a distanza. Santoro la spiega così: «Il Presidente Grasso potrà esprimersi come vuole a Piazzapulita e Marco Travaglio potrà continuare a farlo su Servizio Pubblico - scrive in una nota - ma, anche nel rispetto delle norme sul diritto di rettifica, un confronto tra il Presidente Grasso e Marco Travaglio potrà avvenire solo nella nostra trasmissione o in uno speciale creato per l'occasione con la nostra collaborazione».


2. GRASSO E TRAVAGLIO, CONFLITTO SU 10 ANNI DI LOTTA ALLA MAFIA
Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

Prima una telefonata in diretta tv, a Servizio pubblico , per lanciare la sfida di un confronto davanti ai telespettatori, poi un messaggio via Internet per accettare l'invito a un programma affine: lunedì prossimo a Piazza pulita , stessa rete e stesso orario. Ma al presidente del Senato Pietro Grasso che vuole il faccia a faccia sulla propria storia di magistrato antimafia, il giornalista Marco Travaglio replica che il «duello» deve avvenire nella trasmissione sua e di Michele Santoro.

La stessa in cui, l'altra sera, ha accusato Grasso di essere «molto furbo, uno che sa gestirsi bene, che non ha mai pagato le conseguenze di una sua inchiesta e s'è sempre tenuto a debita distanza dalle indagini su mafia e politica».

I «capi d'accusa» a sostegno di questo profilo sono noti e risalenti nel tempo, ma prima la candidatura elettorale di Grasso nelle file del Pd (contemporanea a quella di Ingroia in un'altra lista) e poi la sua elezione allo scranno più alto di palazzo Madama li hanno riportati all'attualità. Come se un decennio e più fosse passato invano. Gli argomenti della discordia sono sempre gli stessi, e risalgono a quando Grasso sostituì Gian Carlo Caselli alla guida della Procura di Palermo, nel 1999. Nel segno della continuità, si disse all'epoca, appoggiato dai magistrati di ogni tendenza e schieramento. A cominciare da Caselli.

La prima mossa a dividere fu la mancata sottoscrizione dell'appello contro l'assoluzione di Giulio Andreotti nel processo di primo grado. Grasso la spiegò non come una presa di distanza, bensì una conseguenza della «piena autonomia dei sostituti di udienza. Per quello che mi è stato detto, condivido l'iniziativa dei miei colleghi».

Del resto al momento della sentenza, al posto del predecessore che aveva lasciato la Procura anzitempo, Grasso s'era presentato sul banco dell'accusa accanto ai pubblici ministeri. Ma negli anni a seguire i contrasti aumentarono, provocando un progressivo allontanamento dalle indagini principali dei pm che più avevano collaborato con Caselli, in favore di altri. Primo fra tutti il procuratore aggiunto Pignatone, insieme al quale Grasso gestì - nel 2002 - la collaborazione del neo-pentito Nino Giuffrè.

Quel «pentimento» rimase talmente segreto che quando lo scoprirono due procuratori aggiunti (Scarpinato e Lo Forte) si dimisero dal pool antimafia. Nonostante le giustificazioni addotte, che fecero rientrare la protesta, la spaccatura non si sanò mai fino in fondo. Anzi, si ripropose nel 2004 con le indagini sull'allora presidente della Regione Totò Cuffaro. Grasso e Pignatone gli contestarono il favoreggiamento aggravato, i «dissidenti» volevano il concorso esterno in associazione mafiosa; prevalse il procuratore, e il processo approdò alla condanna in secondo grado, per la quale Cuffaro è tuttora in galera.

Se e quando avverrà, è probabile che questo argomento sarà affrontato nel confronto fra Grasso e Travaglio, insieme alla nomina a Procuratore nazionale antimafia, ottenuta dopo che la maggioranza di Silvio Berlusconi aveva imposto tre leggi (una delle quali dichiarata poi incostituzionale) per escludere dalla corsa Gian Carlo Caselli. Una verità inconfutabile, ma ovviamente non c'è la prova che se Caselli fosse rimasto in gara il Consiglio superiore della magistratura avrebbe scelto lui e non Grasso.

Quella norma «contra personam» fu citata da Ingroia, in campagna elettorale, per sostenere che Berlusconi aveva voluto Grasso alla Superprocura; sorvolando sul fatto che i pentiti che anche di recente e con maggiore credibilità hanno parlato dei presunti legami tra Forza Italia e Cosa nostra subito dopo le stragi di mafia furono proprio il Giuffrè gestito in gran segreto da Grasso e poi Spatuzza, che a lui rilasciò le prime dichiarazioni.

Le polemiche sono proseguite, ciclicamente, e proseguiranno. Su comportamenti e scelte naturalmente opinabili e discutibili, come quelle di tutti. A proposito di questioni che a ben guardare si rivelano sempre un po' più complesse e controverse di come appaiono o vengono riassunte in articoli, talk-show e relative repliche.

 

 

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