AZZ!, L’OUTING DEL MATERAZZO - LA “MALA EDUCAXXXION”, SU LA7D, METTE IN ONDA UN PAESE SBOCCATO DOVE L’ESIBIZIONE DELLA PROPRIA SESSUALITÀ RIGUARDA PIÙ L’ANSIA DI COMPENSAZIONE CHE LA VANITÀ, TIPO “IL SIGNIFICATO RECONDITO DELLA FELLATIO AL PRIMO INCONTRO” - PER AFFOLLARE DI SCOPATE WEB E TV L’INDUSTRIA DELL’HARD DEVE RINCORRERE UN ESERCITO DI INQUIETI DILETTANTI CHE CRONOMETRA TEMPI, CONSISTENZE E DIMENSIONI…

Fabiana Giacomotti per "il Foglio"

Credevo che il nuovo romanzo di Gene Gnocchi, "L'invenzione del balcone", fosse un'espressione di letteratura non-sense troppo sofisticata per il momento storico, per le ansie sul costo del denaro e soprattutto per il paese quando, dietro insistenze di un'amica che vi partecipa, mi sono rassegnata a guardare la "Mala Educaxxxion" su La7d.

E lì, seguendo le puntate in streaming, mi sono resa conto che il paese reale, o almeno quello che si rappresenta su La7d, dà dei punti non solo al Camillo Valbusa di Gnocchi, venditore ambulante di siero antivipera che vive una "semitensione alcolica organizzata", disperde vetro nell'ambiente e prende la tessera di FareFuturo perché oltre alla tessera gli regalano un Dvd con tutti i discorsi di Fini al cognato Tulliani, ma perfino ai Monty Python.

C'è un filo sotterraneo che lega la sceneggiatura del "Senso della vita" e il magistrale amplesso propedeutico di John Cleese di fronte alla classe liceale svogliata ("a che cosa servono i preliminari, Bix?"; "Eh, uh... A togliersi i vestiti, signore?"; "E dopo di quello?"; "A metterli su un piolo più basso?"), con i pensieri di Paolo, controllore ferroviario, protagonista della prima puntata del programma "sul sesso senza tabù" delle rete digitale, di cui si può seguire il filo dei pensieri mentre scende dal treno trascinando il suo bravo trolley di plastica rigida, i ricci alla Demis Roussos che gli spiovono sulle spalle e sulla fronte precocemente stempiata.

"Quando faccio sesso orale mi sento libero, ma dev'esserci del sentimento", lo si vede pensare, mentre aggrotta la fronte in una smorfietta beata perché il sentimento deve pur avere una manifestazione chiara e decifrabile oltre la voce impostata del doppiatore, e dice proprio "sesso orale" come non direbbe nessuno, neanche la produzione del programma a cui invece qualche tabù dev'essere rimasto, per appellarsi al latino e a tutte una serie di locuzioni ("fellatio" e "cunnilingus" i titoli delle prime puntate, da cui si può evincere che la rete rispetta la par condicio) allo scopo di indicare atti sessuali che la "gente comune", target di riferimento, definisce in modo ben diverso, almeno stando al forum e ai commenti sul sito del canale.

Il programma funziona, per gli standard della rete e anche rispetto a ogni altro standard, tanto che la produzione avrebbe già contattato i quaranta ospiti fissi per una seconda serie, di cui la stragrande maggioranza donne (la mia amica è stata ingaggiata dagli autori in un negozio di articoli erotici di Roma mentre comprava non so quale "spiritoso aggeggio" per un conoscente che festeggiava i cinquant'anni), oltre a una manciata di ospiti fra cui un paio di "esperti" che secondo i comunicati del debutto e le prime interviste alla conduttrice, l'ex Iena Elena Di Cioccio, non avrebbero dovuto esserci, ma che alla fine dev'essere sembrato inevitabile far sedere in studio per inquadrare efficacemente situazioni tipo "il significato recondito della fellatio al primo incontro", tema a cui ha provveduto infatti "come ciliegina sulla torta, il dottor Massimo Fagioli".

E a questo punto è ovvio che a nulla possono i Pasqualini Gaeto di Gnocchi a cui "si stacca la para delle scarpe e non c'è colla che lo soddisfi", le affabulazioni erotico-oniriche di Aldo Busi o la headline in tutta evidenza professionale ("per principio non offriamo carte fedeltà") del sito per incontri extraconiugali Gleeden.com, una media di mille nuovi iscritti al giorno, di cui il 45% di donne sposate, per un totale che sfiora il milione di tesserati virtuali. Farefuturo, proprio.

In Italia, certamente nelle ore di punta e in pieno traffico a dispetto del famoso aforisma di Ennio Flaiano sugli impedimenti logistici all'adulterio nei tempi moderni, si agita un esercito di inquieti e di inquietissime che dichiara di voler "coltivare il proprio giardino" secondo tecniche che Pangloss non avrebbe neanche immaginato e figurarsi la pur violata Cunegonde, che ricerca "il piacere di sentirsi desiderata" e che magari, mentre si prepara e si acchitta e si trucca, accende pure la webcam e quindi piazza il filmatino su YouPorn, che verrà cliccato e compulsato da una media di 10 mila utenti al giorno.

Non sono affatto sicura che questo articolo segnerà lo stesso punteggio, per dire, come non lo è nemmeno l'industria del porno, ormai affannosamente alla rincorsa, con le sue donne levigate in clonazione e i suoi maschi palestrati e glabri, di questo universo di dilettanti che cronometra tempi, consistenze e dimensioni con la stessa serena concretezza di chi si appresta a infilare il cappone natalizio nel forno, che suda e si affanna e si esibisce a prescindere, golosamente dimentico, anzi orgoglioso, di smottamenti, eccedenze e rilassatezze.

"I think I saw you on YouPorn", cantano The Ditch, e c'è una buona probabilità che sia così. La signorina nessuno pesantemente truccata che ammicca dondolando le natiche, ha serie possibilità di pareggiare i conti con Belen Rodriguez e il suo video hard amatoriale, girato forse appena maggiorenne, forse no, su cui l'Italia della crisi si accanisce e si accapiglia da settimane, ridacchiando su quanti si sarebbero "licenziati" per correre a casa a scaricarlo negli stessi giorni in cui il segretario della Cgil Susanna Camusso si presentava ospite da Lucia Annunziata per dibattere di licenziamenti facili che forse tanto facili, in effetti, non sono.

Un paese surreale, l'aggettivo è scontato ma non c'è altro modo per definirlo, ed è quasi certamente la sua fortuna. Dimentico, immaturo, vanitoso, esibizionista e sboccato: spintona per vedere al cinema Biggio e Francesco Mandelli, "Soliti idioti" in maschera di silicone e coprolalia continuativa, che scambiano la Jaguar per un'autoambulanza allo scopo di viaggiare sulla corsia d'emergenza e lasciare gli altri automobilisti in coda, ed è ancora l'Italia del "Sorpasso" ma dopo vent'anni di film di Vanzina presi a modello comportamentale e di seratone al Billionaire.

Un paio di sabati fa, girando per la capitale e intervistando signore autonome e coppie, il Financial Times si domandava come fosse possibile che una nazione non lontanissima da un pericolo di default continuasse ad affollare i ristoranti e a spendere in prodotti Hi-tech e calzature di tendenza: vuol dire non aver capito che, avendo raggiunto il benessere da una generazione dopo un millennio di servaggio, non abbiamo alcuna intenzione di mollare la presa, anche a costo di accendere ipoteche e di chiedere finanziamenti su ogni singolo elettrodomestico, vedi la famigliola che, accolta in studio da Myrta Merlino la scorsa domenica, tentava di spiegare come avesse potuto cambiare l'auto, la televisione al plasma e una serie di altri gadget contando su un solo stipendio di 1.200 euro al mese.

Gli anni Ottanta sono finiti da vent'anni, ma siamo tuttora in credito di vacanze a Cortina e alle Maldive, di gite a New York, di consolazione e di autoaffermazione e di un seguito entusiasta e sventolante palme al nostro passaggio, che è con ogni probabilità lo stesso motivo per cui si cliccano i momenti topici della "Mala Educaxxxion", debitamente raccolti e ordinati per argomento, e ci si imbatte in una giovane signora che dichiara di "prediligere il sesso anale" sfoggiando la stessa serietà ispirata con cui Dolmancé introduce la giovane Eugénie ai "divini piaceri" nel terzo dialogo della "Filosofia nel boudoir": "La pudeur est une vieille vertu dont vous devez, avec autant de charmes, savoir vous passer à merveille". La bellezza poteva fregarsene del pudore, "virtù passata", già in epoca pre rivoluzionaria;
adesso, duecentoventi anni dopo, se ne sbaglia perfino l'accento: nei talk show è aspra la battaglia fra chi si definisce "pùdico" e chi no.

Pudìco, c'è più nessuno, ma questo a prescindere dalla tv e dalle sceneggiature meglio o peggio orchestrate degli autori del "Grande Fratello", della "Mala Educaxxxion" o di qualunque altro momento di realtà televisiva, ovvero di assoluta finzione. A quindici anni o quasi dall'uscita del saggio di Antonio Ricci "Striscia la tivù" e del bestseller Usa "Tutto quello che fa male ti fa bene", sono molti, ormai, a sospettare che si stia sopravvalutando l'impatto e l'influenza dei media tradizionali sulla percezione dei valori comuni e la loro applicazione nella realtà quotidiana.

L'improvvisa ondata di esternazione e rappresentazione del proprio io sessuato e dei suoi corollari ha più a che vedere con l'ansia di compensazione a cui si accennava prima che con la vanità. Certo, ci stupiamo meno di quanto farebbero oltreoceano per le derive cochonnes della classe politica nostra e altrui ("vorrei essere cattolico per continuare a fare sesso sentendomi in peccato" è una delle battute preferite di qualunque protestante conosciate), e leggiamo avidamente, con quel filo di pruderie che spezia e dà sapore a testo e immagini, intercettazioni e gossip sparsi, purché circostanziati.

Ma, ancora, è molto probabile che per affollare in massa Web e reti televisive con la narrazione e la messa in scena delle nostre attività sessuali, meglio se problematiche, sia necessaria una predisposizione non tanto esibizionista quanto, quasi all'opposto, sgangherata, stracciona, priva non di moralità bensì di eleganza, di ritegno e dunque, in effetti, di educazione. Sono il cascame delle petulanze da ballatoio, non delle scosciature televisive; il derivato moderno (ma non ancora post moderno) delle lamentazioni querule delle comari, degli sfaccendati, dei frequentatori stanziali di bar che, in cerca di simpatie, comprensione e stima irraggiungibili altrimenti, accampano disgrazie e malattie vere, presunte ma specialmente immaginarie coinvolgendo parenti prossimi, amici e conoscenti in dissertazioni oziose su callosità sospette e coloriti atrofici.

Un'overdose mediatica, questo sì, di paolicrepet e marieriteparsi, di interpretazione semi casalinga e abborracciata dei sogni e delle tecniche amatorie, ha offerto indirizzi e scopi nuovi a chi cercava uno sbocco alternativo ai dolori alla cervicale e agli uomini che non caricano la lavastoviglie come si deve. Insomma, "roba da cameriere", come avrebbe detto Gianni Agnelli che, beato lui, poteva permettersi di essere politicamente scorretto quanto e come desiderava senza che nessuno osasse ribattere ma, al contrario, continuando a idolatrarlo e a considerarlo un esempio di stile.

C'è uno stile, anzi ce n'è molto, anche nelle faccende di sesso, e non ha nulla a che vedere con certe metafore come l'"intimità" e la "gioia", espressioni apparentemente pudiche, in realtà volgarissime, che compaiono sulle rubriche delle riviste famigliari, e con tutte le circonlocuzioni e gli ammiccamenti che sostituiscono sostantivi e aggettivi appropriati e, proprio per questo, perfettamente casti. L'orgasmo è l'orgasmo anche per il "Devoto Oli"; "il grande O", come mi è capitato di leggere, una scempiaggine da rivistina adolescenziale dove in effetti si trovava e che sarebbe una buona idea non riproporre in altre declinazioni.

Ancor più che surreale e cafone, è avvilente l'aria sciatta, sbrigativa, da spesa al supermercato, da pesata sul bilancino del dare-avere, da rezdora della bassa padana con le anguille strette in pugno, di queste pseudo confessioni mediatiche che nulla concedono e offrono al mistero, all'incanto di uno scambio così totalizzante come quello sessuale, addirittura sacro in culture meno dissertatorie e analitiche della nostra. In quest'orgia di rapporti raccontati, esibiti, promessi e ricordati, si prova imbarazzo ad ascoltare non per l'argomento, ma per il modo. Spiazza la donna che si prefigge di mettere all'angolo il marito che "dura poco" quando lei "meriterebbe di più" e in virtù di che cosa non solo non è chiaro, ma forse impossibile.

Deprime Rosario (difficile che sia questo il suo vero nome, ma pazienza: anche i giornali femminili traboccano di nomi propri inventati), che nella solita "Mala Educaxxxion" parla di autoerotismo, sempre per voce off attoriale si intende, sbocconcellando focaccette che pesca da un sacchetto di plastica seduto a gambe incrociate sul letto: "Quali sono i pensieri che durante la masturbazione ci eccitano? Si immagina di fare sesso con uno sconosciuto oppure si finge di essere la protagonista di un film hard? Si desiderano persone che si reputano brutte o, al contrario, persone talmente belle che nella realtà sarebbe difficile conquistare?".

Scritto e recitato malissimo, ancora una volta, ma chissenefrega: ci sono casi in cui la concertazione, la condivisione pubblica, il contratto collettivo esibito non si rendono necessari. Il sesso è uno di questi. Il Valbusa di Gene Gnocchi, per esempio, se ne accorge scoprendo in un casolare di campagna tutti i grandi imprenditori italiani chiusi a girare filmini hard fra di loro. Lontanissimi dai dibattiti sindacali e dalle oscillazioni dello spread Btp-Bund, senza dubbio, ma attenti almeno a cingersi i fianchi con un telo, prima di saltare sul materasso.

 

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