UNA MANOVRA TOMBALE - MONTI STENDE UN SUDARIO SUI CONTRIBUTI PUBBLICI ALLA STAMPA: ‘MANIFESTO’, ‘UNITÀ’, ‘SECOLO D’ITALIA’, ‘AVVENIRE’ E CENTINAIA DI ALTRE TESTATE SPARIRANNO - MEDIACOOP: “A CHE SERVE LA RIFORMA? CON I TAGLI MORIRANNO TUTTI E NON CI SARÀ PIÙ UN SETTORE DA RIFORMARE” - SADO-MASI SI RICORDA DI ESSERE PROFESSORE DI ECONOMIA DELLE IMPRESE EDITORIALI E OFFRE LA SUA RICETTA (SI VENDONO GLI STESSI GIORNALI DI 50 ANNI FA!): BASTA COI CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO, PIÙ CREDITI A CHI INNOVA E (FINALMENTE) ANCHE ALLE TESTATE ON LINE…

1- UNA MANOVRA TOMBALE - GRASSUCCI: «DOPO TAGLI NON CI SARÀ PIÙ UN SETTORE DA RIFORMARE»
Carlo Lania per "Il Manifesto"

Il decreto salva-Italia rischia di ammazzare il pluralismo dell'informazione. La sentenza è scritta nell'articolo 29, comma 3, della manovra presentata alle camere dal premier Mario Monti. Dieci righe esatte dedicate agli interventi sull'editoria ma più che sufficienti per mettere fine a ogni speranza di un intervento nel settore che, garantendo la massima trasparenza, ripristini i fondi necessari ad evitare la chiusura di cento testate cooperative, no profit, di partito e di idee.

Dieci righe che in nome del pareggio di bilancio cancellano definitivamente entro il 2014 il sistema della contribuzione diretta, non rifinanziano il fondo per l'editoria e, anzi, dopo aver tolto ai poveri regalano finanziamenti ai grandi gruppi editoriali. I risparmi che il governo dei tecnici conta di ottenere con la soppressione della contribuzione diretta saranno infatti destinati in parte «alla ristrutturazione delle aziende già destinatarie della contribuzione diretta», ma anche «all'innovazione tecnologica del settore, a contenere l'aumento del costo delle materie prime, all'informatizzazione delle rete distributiva». Soldi quest'ultimi che, a quanto si capisce, non sono riservati solo alle piccole realtà editoriali ma a tutti indistintamente, grandi gruppi compresi.

Potrà essere contento Monti, visto che sarà il suo governo di tecnici a dare il colpo di grazia al pluralismo dell'informazione, cosa che non era riuscita, nonostante tutto, neanche al governo Berlusconi. Numerose testate, tra le quali il manifesto, l'Unità, l'Avvenire, il Secolo, il Corriere mercantile, rischiano di veder così sparire ogni speranza di sopravvivenza.

Il problema, infatti, è che nonostante l'intenzione annunciata dal premier di mettere mano al regolamento sull'editoria per garantire un maggior rigore nella distribuzione dei fondi (cosa tra l'altro sollecitata da anni dalle testate interessate) non si accenna a nessun intervento economico per l'immediato, come invece l'emergenza della situazione richiederebbe. «Sarà il mercato a fare piazza pulita e il governo interverrà quando ormai molte delle cento testate oggi in crisi non ci saranno probabilmente più», spiega il presidente di Mediacoop Lelio Grassucci che giudica «inaccettabile» l'intervento deciso dal governo.

E che poco si fida degli impegni per il futuro che si possono intuire dalla lettura della manovra. «Quello prefigurato dal governo non solo è un fondo a tempo, ma è senza risorse», prosegue Mediacoop. «Con l'attuale consistenza, falcidiata dal precedente governo, non ci saranno più testate da far accedere ai finanziamenti. In queste condizioni che senso ha riformare il regolamento? Che senso ha prevedere criteri più rigidi ed efficienti di erogazione? Che senso ha dilatarne l'applicazione all'intero settore dell'editoria?».


2- LE IDEE DI SADO-MASI PER RIFORMARE L'EDITORIA...
Mauro Masi per "Italia Oggi"

Il settore dell'editoria tradizionale è, nel nostro Paese, da tempo in crisi profonda. Lo è per diversi motivi: soffre strutturalmente di un mercato ristretto e angusto (prendendo ad esempio una proxy significativa, le copie di quotidiani vendute sono molto al di sotto della media europea e, soprattutto, più o meno le stesse da oltre 50 anni) e di una legislazione ridondante e confusa. Legislazione che, tra l'altro, ha permesso, anzi, favorito, la nascita dell'"editore impuro" cioè la possibilità che imprenditori di qualunque settore possano acquisire quote di controllo nelle imprese editrici di quotidiani e periodici.

Un'anomalia assoluta nei paesi industriali evoluti (se vai a New York e sostieni che il New York Times può essere dello stesso proprietario di General Motors o di Microsoft ti portano via con la camicia di forza) causa non ultima di quasi tutte le distorsioni che si sono poi verificate in Italia nella comunicazione e nell'informazione anche di quella radio-televisiva.

Le norme fondamentali di settore (la 47 del 1948 - legge sulla stampa - la 416 del 1981 e la 62 del 2001 - relative all'intervento pubblico nell'editoria) sono state, in realtà, associate a tutta una serie di interventi non sempre coerenti tra loro che hanno prodotto un corpus che ormai appare più un fattore di ritardo e distorsione che non un elemento di sostegno.

Le linee essenziali di un possibile intervento di riforma sono, da tempo, piuttosto chiare:

- Dal lato della domanda; tentare di incidere sulla storica bassa propensione alla lettura del nostro Paese partendo da interventi mirati sui cicli scolastici da associarsi ad un profondo ripensamento della filiera distributiva in modo da avvicinare (e di molto) i prodotti editoriali alla gente.

- Dal lato dell'offerta, utilizzare le risorse a disposizione in Bilancio (che a tutt'oggi sono sì poche ma non pochissime) sia per aiutare i giornali veri, con una diffusione reale sia per orientare l'intervento pubblico verso gli strumenti indiretti (crediti agevolati, crediti d'imposta, politiche tariffarie) piuttosto verso gli interventi diretti (provvidenze e/o finanziamenti a fondo perduto) questi ultimi, tra l'altro, fortemente distorsivi dei fondamentali del mercato. Gli strumenti indiretti siano finalizzati a favorire l'ammodernamento tecnologico, il salto verso la multimedialità, le testate on line.

- Operare un taglio drastico ma con criteri equi e trasparenti degli aventi diritto ai residui contributi diretti (una scelta quest'ultima che non può che spettare al Parlamento).

- Individuare criteri più rigorosi e oggettivi per accedere allo "stato di crisi" aziendale.

- Rivedere la normativa sulla responsabilità per reati a mezzo stampa a partire dalla diffamazione estendendola anche ai siti editoriali in Rete.

Aggiungo che sarebbe utile far precedere quest'insieme di interventi dall'elaborazione e pubblicazione di uno studio finalmente non di parte sugli andamenti reali del mercato e sulle prospettive dell'intervento pubblico. L'ultimo significativo risale al 1997 e fu realizzato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri sotto la guida attenta dell'allora Sottosegretario delegato Arturo Parisi

 

 

manifestoIl _Secolo_ in versione berlusconiana con vignetta di Vauroprima pagina avvenireMARIO MONTI DA VESPAMauro Masi PILA DI QUOTIDIANI ALCUNI GIORNALI POLITICI DAL FATTOgiornali

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)