IO COCA, TU CAMBI – DALLA MILANO DA SNIFFO A VOLONTARIO DELLA PROTEZIONE CIVILE: LA NUOVA VITA DI MATTEO CAMBI

Matteo Maresi per "Rolling Stone"

«Di giorno una frana la vedi. Ma di notte bisogna posizionare questi fari enormi nei punti che ti vengono assegnati e fare giri di ricognizione fino all'alba. Lo scorso autunno, sugli Appennini, abbiamo monitorato 700 smottamenti». A parlare così è Matteo Cambi, quello che a 20 anni ha creato il marchio di abbigliamento Guru in un garage, a 26 girava a bordo di una Ferrari in compagnia di soubrette e paparazzi, a 32 veniva arrestato e a 33 stirava le T-shirt altrui in una comunità di recupero.

Oggi, Matteo si divide fra il volontariato nella Protezione Civile, la famiglia e il nuovo lavoro, il primo stabile dopo una serie di impieghi precari: communication manager nel brand che lui stesso fondò. Un dipendente come altri. Classe 1977, emiliano di Carpi, Cambi racconta la sua parabola senza la retorica dell'ex bad boy, ma con un'educazione d'altri tempi. E non ha paura di umiliarsi, quando, nel bel mezzo dell'intervista, si ricorda che non è ancora un uomo libero: «Scusami un attimo, ma devo assolutamente chiamare il tribunale di sorveglianza».

Partiamo dai luoghi comuni che girano sul tuo conto: il primo è che per mettere in piedi Guru ti sono serviti i soldi (tanti) di mamma e papà.
«A parte il fatto che mio padre è morto quando avevo 5 anni, la cosa è partita per scherzo, nel '99, con Gian Maria Montacchini. Eravamo amici fin dall'adolescenza, lui gestiva negozi di abbigliamento a Parma, io allora lavoravo per mia madre a Carpi, nel suo vecchio maglificio. Abbiamo costituito una società con pochi milioni di lire, abbiamo creato il marchio, abbiamo prodotto un piccolo campionario di magliette e felpe. La moglie di Gian Maria faceva le grafiche, usavamo un garage come showroom, dove ci trovavamo nei ritagli di tempo, la sera».

Un altro è che basta avere gli amici calciatori per sfondare...

«Il nostro rappresentante di Milano conosceva da anni Maldini, che si innamorò delle magliette. Poi arrivò Vieri, con cui legai anch'io. Mi dicevano: dammele, le metto. Le T-shirt piacevano perché si ispiravano al mondo surf, avevano i collettini piccoli al posto di quelli larghi tradizionali».

Che tipo di persona eri, nel 1999?
«La stessa che vedi ora. Solare, amico con tutti. Uno tranquillo. Mi sono un po' ritrovato, negli ultimi tempi».

Qual è stato il Big Bang di Guru, l'attimo in cui faceste il botto?

«Una foto uscita sui tabloid nell'estate 2001, di questi giocatori fotografati in spiaggia con la margherita stampata sulla schiena».

Vuol dire che, dopo una foto sul giornale, partono le ordinazioni?
«Vuol dire che da un giorno all'altro si esauriscono le margherite nei punti vendita e arrivano le richieste di riassortimento. Poi si esauriscono anche i riassortimenti e la gente va nei negozi a lasciare una caparra... Succede che, all'improvviso, devi fare delle scelte importanti, perché diventi un'impresa, e un'impresa seria va finanziata. È stato allora che mia madre e il suo compagno sono entrati nel progetto. Ci credevano».

Quando hai realizzato che la tua vita stava iniziando a correre un po' troppo in fretta?
«Nel 2004. Fino ad allora avevo tenuto botta. Guru continuava a crescere al ritmo di 15 milioni di fatturato all'anno, dovevamo pianificare al volo, scattavamo con La- Chapelle e Terry Richardson, avevamo bisogno di spingerla, questa cosa».

Come lo hai fatto deragliare, questo treno?
«Con l'uso fuori controllo della cocaina».

Quando hai cominciato?
«Tardissimo, non mi ero mai fatto neanche una canna in vita mia, sono sempre stato molto attento alle regole. Ho iniziato per scherzo, così, per provarla. Una roba da classico venerdì di provincia...».

Sei stato condizionato dal vippame?
«Assolutamente no. Di solito in quel giro il più fatto ero io. Nei barettini di provincia ne gira il triplo, di roba. Lì è come se ti sentissi più protetto».

Dallo scherzo iniziale, che cosa è diventata, poi, la cocaina?
«Una compagna di vita».

In quanto tempo?
«Due anni. Due anni di uso quotidiano. All'inizio è un grammo che mi dura due venerdì, nascosto nei calzini, poi una volta alla settimana, poi un paio, poi io inizio a sbattermene se in ufficio ci sono anche i miei... Vedo che l'azienda va bene, che posso gestirmi il mio tempo, e comincio ad aggiungere serate in più al venerdì».

Che cosa cercavi?
«La compagnia. Ho sempre fatto fatica a stare da solo ».

Perché sei finito in carcere?
«Bancarotta fraudolenta. Io avevo mollato e vivevo di rendita, il marchio faceva fatica a vendere, continuava a indebitarsi, e c'era chi mi faceva credere che il mercato non era ancora saturo. Ho avuto quattro anni di condanna, poco più del minimo previsto, perché tutti sono stati risarciti. Io mi sono fatto un anno fra carcere, domiciliari e comunità».

Quanto sei stato in cella?
«Tre mesi. Sono arrivato una sera di metà luglio 2008, all'una di notte. Poi la mattina mi sono svegliato, mi hanno dato le lenzuola, un piatto, un bicchiere, una forchetta, e mi sono ritrovato in un cortile a camminare con gli altri detenuti, in silenzio».

Come hai fatto a non impazzire?
«Prendevo molti psicofarmaci. Il SerT del carcere è intervenuto subito e mi ha preso in carico».

E l'astinenza?
«Avevo pippato come un matto fino a due giorni prima, ma ero talmente scioccato che in quel momento la cocaina non era prioritaria. Terapia d'urto, il carcere mi aveva tirato via il pallino».

La comunità a che cosa ti è servita?
«La cocaina ha questa cosa terribile, che è il ricordo di un momento piacevole. Tutto deriva da quel ricordo. Quello che ti scatta in testa è una memoria incancellabile di quel senso piacevole. La comunità aiuta a desiderare altro, cercando di non mettere in moto i meccanismi che possano ricordartela.

Avevo a disposizione 10 sigarette e un caffè al giorno. Lavoravo nella lavanderia, una suora mi aveva insegnato a stirare. Ma soprattutto mi sono confrontato con la noia e con la solitudine».

Sei rimasto legato alla comunità?
«Una domenica al mese vado ancora a dare una mano a un operatore con cui sono rimasto in contatto. Gli faccio compagnia nelle attività con i ragazzi».

Perché sei entrato nella Protezione Civile?
«È la prima cosa che ho fatto dopo il terremoto in Emilia».

Dove hai lavorato prima di tornare in Guru?
«Lontano dall'abbigliamento, ho compilato anche i bollettini per l'azienda di un amico che fa trasporti eccezionali. Che mi richiamassero in Guru era l'ultima cosa che mi aspettavo. Non ci volevo credere. Scusami ancora, ma devo richiamare il tribunale...».

Ci sono problemi?
«È per un'autorizzazione. Devo andare a trovare mia figlia al mare».

Quanti anni ha?
«Sette. Con sua madre ci eravamo persi di vista, e ora siamo tornati assieme. E finalmente possiamo anche andare al mare».

 

0sme37 matteo cambie sam07 matteo cambi i lafata0sme36 matteo cambi3b06 genitori matteo cambiMILEY CYRUS SULLA COPERTINA DEL ROLLING STONE LA COPERTINA DI ROLLING STONE DEDICATA ALLATTENTATORE DI BOSTON

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO