enrico mentana amadeus

"IO A DISCOVERY? IL MIO CONTRATTO SCADE IL 31 DICEMBRE DEL 2024. 15 GIORNI DOPO COMPIO 70 ANNI, COSA MI METTO A FARE?” – ENRICO MENTANA RISPONDE A FIORELLO E PARLA DELLA CAMPAGNA ACQUISTI DEL “NOVE”: "È MERCATO E LO DOBBIAMO VIVERE LAICAMENTE. IN TRE QUATTRO ANNI HA PORTATO CROZZA, FAZIO E AMADEUS. NON E’ LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE. LAVOREREI MOLTO VOLENTIERI IN UNA RETE TELEVISIVA CON AMADEUS, MA NON MI IMMAGINO UNA RAI POVERA SENZA DI LUI" – “NESSUN POLITICO HA DIRITTO DI ROMPERE LE SCATOLE RISPETTO AL SERVIZIO PUBBLICO, FIN QUANDO TUTTI I PARTITI SARANNO EDITORI DELLA RAI" – LA BORDATA A LOLLOBRIGIDA: “È GENTE CHE NON SA DI COSA PARLA…”

enrico mentana

Annalisa Cuzzocrea per "la Stampa" - Estratti

L'ufficio di Enrico Mentana nella sede de La 7, a Roma, è pieno di scatoloni. «Ma non vado da nessuna parte».

 

Al mattino Fiorello ha parlato, tra il serio e il faceto, di un passaggio a Discovery. Il direttore sorride, per un po' tace, poi: «Non ho difficoltà a dire che il mio contratto scade il 31 dicembre del 2024. Quindici giorni dopo compio 70 anni, cosa mi metto a fare?».

 

Ne fa un problema di anagrafe?

«Per carità, solo i cattolici per il matrimonio dicono che non si cambia mai, ma ho fatto nascere il Tg5, rinascere il Tg La7 che Piroso aveva già avviato molto bene, ho condotto due telegiornali molto improntati su di me».

ENRICO MENTANA ULTRA' A MADRID

 

Stanco?

«No, ma me ne sono sempre andato quando non c'erano le condizioni per lavorare bene. È successo alla Rai nel '92 e a Mediaset nel 2009. Erano vigilie cruciali: la prima un anno prima di Tangentopoli, la seconda due anni prima della fine dell'era Berlusconi. Non è un caso: quando le cose in un'azienda filano sei libero, quando non filano più e ti accorgi che non puoi fare, te ne vai».

 

Cosa pensa di questa campagna acquisti del 9?

«In tre quattro anni ha portato Crozza, Fazio e Amadeus. Non mi pare la rivoluzione d'ottobre».

 

massimo giletti francesca fagnani enrico mentana paola batani valeria marini

È solo mercato?

«È mercato e lo dobbiamo vivere laicamente».

 

Non può esserci anche una questione di clima ostile, di ingerenze esagerate?

«Se uno se ne va dalla Rai quando comanda il centrosinistra si dice in un modo, quando comanda la destra si dice in un altro. Lavorerei molto volentieri in una rete televisiva con Amadeus, ma non mi immagino una Rai povera senza di lui».

 

(...)

 

Quindi il problema è la politica.

«Nessun politico ha diritto di rompere le scatole – come fanno a ruoli alternati - rispetto alle cose della Rai, fin quando tutti i partiti saranno editori della Rai. Si parlino in cda e in Vigilanza, ci sono solo loro».

enrico mentana

 

Gli anchor dei tg hanno letto un comunicato Usigrai in cui dicono: non vogliamo essere il megafono del governo. L'assemblea dei cdr e dei fiduciari ha approvato un pacchetto di scioperi, il sindacato di destra si ribella. Qualche problema in più c'è.

«Sono entrato al Tg1 e rimasto lì 8 anni quando il direttore non cambiava a ogni nuovo governo, ma a ogni congresso della Dc. Nessuna Usigrai si è mai lamentata del fatto che tre anni fa c'era un unico partito di opposizione».

 

Fratelli d'Italia, che è rimasto fuori da tutto. Quindi c'è un senso di rivalsa?

SILVIO BERLUSCONI - ENRICO MENTANA - FRANCESCO RUTELLI

«Certo e non è che stia dicendo "poverini li dobbiamo capire", ma di cosa stiamo parlando? Della campagna elettorale rispetto ai tempi di presenza del governo? È questo l'allarme democratico?».

 

È uno sbilanciamento.

«Se succedesse a me, agirei di conseguenza. Quando mi è successo da giovane abbiamo scioperato. Quando mi è successo da direttore me ne sono andato. I giornalisti non sono dei soggetti deboli che hanno bisogno di tutele scritte: hanno gli strumenti per denunciare e difendersi».

 

Quando ha scioperato da giovane?

enrico mentana e francesca fagnani 2

«Scioperammo contro Craxi presidente del Consiglio per delle prese di posizione proprio rispetto alla Rai. E si sa di che parte politica fossi considerato ai tempi. I giornalisti della Rai devono essere, più degli altri, al di sopra di ogni sospetto».

 

(...)

Cosa pensa della querela della presidente del Consiglio contro Luciano Canfora?

«Penso che se qualcuno dice a me, perché di madre ebrea, che sono un massacratore dentro, lo porto in tribunale».

 

sabino cassese enrico mentana paolo mieli foto di bacco

Ma quando c'è una sproporzione di potere questo discorso non cambia?

«Canfora ha detto a Meloni "neonazista nell'anima che per questo sta con i neonazisti ucraini" - un'offesa che da lei arriva fino a Zelensky - quando era all'opposizione. Non sono sicuro che oggi lo rifarebbe e non sono sicuro che lo avrebbe fatto se fosse stata uomo. Un intellettuale ha una responsabilità doppia: perché conosce l'importanza delle parole e perché ha un seguito. Canfora parlava davanti a degli studenti, cos'è un cattivo maestro se non questo? Penso che se chiedesse scusa sarebbe un obbligo morale, per Meloni, ritirare la causa, ma la libertà deve avere un limite: non è mia o tua, è di tutti».

enrico mentana

 

C'è un ritorno di antisemitismo nel Paese?

«No, penso che i ragazzi che oggi protestano in favore della Palestina siano lontani nel tempo dalle ragioni che hanno portato alla nascita dello Stato di Israele. È tutto successo 80 anni fa: la Shoah, l'affermazione della democrazia come miglior sistema possibile, la fede nella scienza, l'antifascismo.

 

Prendiamo il caso di Ghali, che è uno tra le centinaia di migliaia di italiani di seconda generazione di origine nordafricana. A Sanremo aveva il pieno diritto di sostenere la causa palestinese. Non possiamo pensare a un interdetto su questo. E fa un errore incredibile l'ambasciatore israeliano a protestare».

Ma?

«Ma l'ambasciatore ci ha anche fatto notare che Sanremo arrivava pochi mesi dopo la più grande carneficina in una manifestazione musicale e noi non l'abbiamo ricordata neanche un secondo. Non è una questione di antisemitismo, è un passaggio d'epoca che ci rende meno radicati, meno consapevoli, mento empatici se non nella logica dei social. Questa piccola storia è sorella di altre grandi miopie: sono convinto che nel ‘900 anche la questione migranti sarebbe stata affrontata in maniera diversa».

liliana segre enrico mentana

 

Non nei termini paura/nemico? «O in quelli puramente organizzativi, ma in modo più empatico, più umano. E non è cattiveria, è inadeguatezza. Abbiamo buttato la vecchia biblioteca dei valori elaborati dopo la seconda guerra mondiale. Sono andati fuori corso. Così viviamo tutto, anche la guerra, come fosse Inter-Juventus».

 

Non bisogna ribellarsi ai passi indietro? Ai manganelli sui ragazzi che manifestano?

«I manganelli di Pisa sono una vergogna democratica, non c'è discussione su questo. Ma se un gruppo assalta il rettorato e il rettore chiama la polizia è un'altra cosa».

Lollobrigida è tornato a dire: prima li lasciavano fare e così è arrivato il terrorismo. Alimenta una propaganda pericolosa?

«È gente che non sa di cosa parla, non ha la preparazione: sarebbero quinte file nella politica di una volta».

clemente mimun enrico mentanasalvo sottile enrico mentanaenrico mentana foto di bacco (1)enrico mentana foto di bacco (2)enrico mentana al festival della tv di dogliani francesca fagnani enrico mentana enrico mentanaURBANO CAIRO ENRICO MENTANAenrico mentanaenrico mentana 1francesca fagnani enrico mentana enrico mentana foto di bacco

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?