MI MANDA ZALONE - GRASSO E CAVERZAN IN GLORIA DI CHECCHO CONTRO MARCO GIUSTI E RICCARDO BOCCA - “ALTRO CHE ‘SUICIDIO ARTISTICO’. E ALTRO CHE SHOW BRUTTO CHE “VORREMMO NON AVER VISTO”. ORMAI L’ARROGANZA DI CERTI MAESTRINI E DI QUALCHE ROSICONE DEL WEB (UN BLOGGER DELL’ESPRESSO) STUPISCE SEMPRE MENO. E CONTINUA A ESSERE FUORVIANTE IL CONFRONTO FORZATO CON FIORELLO, VERO BLOCKBUSTER DELLA STAGIONE TV - DOMANI FIORELLO AVRÀ OSPITI BENIGNI E JOVANOTTI. SI SCOMMETTE SUL 45% E OLTRE…

1- ZALONE: UN GRANDE BEN DIVERSO DA FIORELLO
Aldo Grasso per il Corriere della Sera

Grande Checco Zalone. Anzi, adesso bisognerà quasi difenderlo dall'abbraccio dei cultori dell'ultima ora («Il mio pubblico? Gente che non fa fattura. L'evasione è una forma di timidezza») o, al contrario, dai detrattori dell'ultima ora. E poi c'è questa fastidiosa invenzione giornalistica del raffronto continuo con Fiorello, come se si potessero davvero comparare due universi totalmente differenti.

Quelli di Checco Zalone sono numeri, siparietti, lampi quasi incuranti della cornice che li contiene, caratterizzati da una qualità rara nel mondo dello spettacolo: non cattiveria, come qualcuno intende, ma una sorta di rottura della probità. Il suo sguardo, apparentemente malandrino, ben protetto da una cortina fumogena di presunta volgarità («eccessi di volgarità», scrivono di lui), si posa su tutto ciò che è fragile, precario, su ciò che sta crollando con l'arroganza di chi ostenta invece segni di solidità.

Le sue interpretazioni di Roberto Saviano o di Nichi Vendola sono due piccoli trattati di antropologia politica, una satira fatta apposta per alimentare quel bisogno di perplessità che continuamente ci neghiamo.

Quando esegue la canzone di solidarietà «Maremoto a Porto Cervo», il nuovo jovanottismo internettiano che ci circonda crolla in un tonfo di intensità tragica. Se l'imitazione di Antonio Cassano fa ridere per tutti i giochi di insensatezza che comporta, l'apparizione nelle vesti di Michele Misseri, lo «zio Michele» è ben più inquietante, tanto che gli autori hanno sentito il bisogno di annacquare tutto con la presenza di Claudio Bisio e l'inutile riferimento a Giorgio Gaber.

Se un appunto si può fare a «Resto umile World Show» è la regia di Duccio Forzano, che non c'entra niente, che ha cambiato senso allo spettacolo virandolo sul varietà tradizionale, con valletta di colore e Laura Pausini (Canale 5, venerdì, ore 21.20). Invece di abbagliare lo spettatore con fari e faretti, bisognerebbe stare più attenti al ritmo, al racconto, a scalettare con intelligenza i vari pezzi: il programma ne guadagnerebbe non poco.

2- QUEI MAESTRINI ROSICONI CHE STRONCANO ZALONE
Maurizio Caverzan per Il Giornale

Obiettivo centrato. Ci si aspettava il 22 per cento con 5/6 milioni di telespettatori e così è stato (22,42 e 5 milioni 607mila). Tutto sommato, un buon risultato in una serata difficile, fitta di alternative.

Altro che «suicidio artistico» di Checco Zalone. E altro che show brutto che «vorremmo non aver visto». Ormai l'arroganza di certi maestrini e di qualche rosicone del web (un blogger dell'Espresso) stupisce sempre meno. E continua a essere fuorviante il confronto forzato con Fiorello, vero blockbuster della stagione tv. Se si vogliono mettere tutte le erbe in un fascio, liberi di farlo. Ma si tratta di un'operazione molto maliziosa.

Paragonare Luca Medici con Rosario Tindaro è come mettere a confronto Pato e Ibrahimovic. Un giovane di talento, ma ancora emergente, con un fuoriclasse completo, praticamente un mostro sacro. Tra i due ci sono venti punti di share, è vero. Ma anche diciassette anni di differenza. E qualcosa vorrà pur dire. Il repertorio e la capacità di tenere la scena per tre ore sono conquiste che si fanno col tempo. E poi c'è ancora un'altra differenza che certi critici improvvisati non hanno colto o, più probabilmente, non hanno voluto cogliere.

Mentre Fiorello ripropone, pur aggiornandolo, il miglior varietà che soddisfa il grande pubblico da Brescia a Catania e dai quindicenni ai settantenni, Zalone opera una scelta di campo, avventurandosi sul terreno scivoloso della volgarità e del teatro comico. In altre parole, se Fiorello è l'artista delle larghe intese, Zalone è un comico provocatorio. In un certo senso più assimilabile a Maurizio Crozza. Il quale, peraltro, venerdì, con la quarta puntata del suo rodatissimo Italialand, forte di uno zoccolo duro di habitué, gli ha tolto il 9% di share (2 milioni e mezzo di telespettatori).

Bene, fra i due spettacoli di Raiuno e Canale 5 c'è solo una caratteristica in comune. Ed è la voglia degli artisti di giocare con il pubblico dello studio. Al parterre di vip e celebrities della tv e del cinema de #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend, Zalone ha opposto ironicamente il suo formato dai dirigenti di Mediaset «che paga» e dalla gente umile.
«Eccola qui: una fisioterapista, un ginecologo, un falegname, un idraulico. Gente che lavora in nero, perché, se uno ha i soldi non lo dichiara...».

Per il resto, le differenze sono notevoli. Come tra uno champagne e un buon vino rosso. Fiorello indossa lo smoking, Zalone il dolcevita. Fiorello pratica l'eleganza, Zalone sfiora il turpiloquio. Fiorello monologa su genitori e adolescenti, Zalone su Milano che «all'inizio è grigia e cupa, ma dopo ti abitui». Fiore strizza l'occhio ai cinquanta-sessantenni lasciandosi andare al revival dei Bee Gees e Carosone.

Checco storpia Tiziano Ferro e, nello strepitoso Maremoto a Porto Cervo, maltratta Jovanotti, Carmen Consoli e Vasco Rossi per divertire gli under quaranta. Insomma, uno show sofisticato da una parte. Uno spettacolo sperimentale e un tantino arrischiato dall'altra. Non è un azzardo la caricatura di Michele Misseri, trasformato in un confuso concorrente di Cotto e mangiato, usato per tentare una satira della tv del dolore, da Porta a Porta a Matrix? E non è politicamente scorretta la parodia di Roberto Saviano, maître à penser costretto all'astinenza sessuale dai «rifiuti a Napoli» perché «a Napoli la f... la gestisce la camorra»?

Certo, alcuni personaggi e alcune gag sono ancora da limare. E qualche battuta risulta fin troppo greve. Come quando Cassano dice al figlio: «Studiare è come andare al bagno, alla fine un pezzo di carta serve sempre» (però qualche incontentabile - Marco Giusti per Dagospia - sostiene che nello show mancano le parolacce). Insomma, il rischio va riconosciuto. Non a caso, «coraggio» è stata la parola più usata per spiegare «Resto Umile World Show».

Sull'argomento, prima di pontificare, rivedersi la telefonata nella quale Cassano dirotta a Berlusconi una mignotta ventiduenne perché lui, da neopapà, ha deciso di mettere la testa a posto. Oppure riascoltare quella in cui, tramite Piersilvio, Zalone invita il padre a incontrarlo durante il nuovo tour in qualche città, «se magari lui è in zona per qualche processo». Per la cronaca: eravamo su Canale 5 e forse può bastare.
Ps. Domani Fiorello avrà ospiti Benigni e Jovanotti. Si scommette sul 45% e oltre.

 

ALDO GRASSO PIPPO BAUDO Scene da Che bella giornataUMBERTO PIZZI E MARCO GIUSTI MAURIZIO CAVERZAN CHE BELLA CAGATA - CHECCO ZALONERICCARDO BOCCA E FRANCA DI BARTOLOMEIS FIORELLO E JOVANOTTI AL SISTINAMICHELE MISSERI COM'ERAChecco Zalone Cassano in mutande

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