MILANO, SNIFFA E TROMBA - SGOMINATO UN GIRO DI PROSTITUTE E DROGA PER GLI OSPITI DEGLI HOTEL DI LUSSO, STARRING IL RAMPOLLO DI GHEDDAFI

Sandro De Riccardis per "La Repubblica-Milano"

Quella sera a Milano, all'hotel Principe di Savoia, l'organizzazione si è rimessa in moto. Alla stanza 914 del lussuoso albergo in piazza della Repubblica alloggiava nientedimeno che Mutassin Gheddafi, il quinto figlio del Rais (poi ucciso nella rivolta libica), e bisognava scegliere le ragazze migliori.

Tra italiane, slave, sudamericane, le indagini della Procura hanno identificato una trentina di giovani pronte a prostituirsi per i facoltosi ospiti di alcuni alberghi. Con un parallelo mercato della cocaina che aveva tra i suoi clienti manager, ricchi uomini d'affari asiatici, ma anche dj, calciatori, donne di spettacolo. Un'inchiesta con 16 indagati, per i quali la Procura ha chiuso le indagini, e chiederà a breve il processo per spaccio di droga e favoreggiamento della prostituzione.

La stanza di Gheddafi. Mutassin arriva al Principe di Savoia con la sua fidata segretaria, Myriam, e altri due libici. È il gennaio del 2008. Le indagini dei carabinieri, guidati dallo scomparso pubblico ministero Frank Di Maio, hanno documentato come il gruppo di procacciatori di prostitute si è mosso per organizzare «la festa» in albergo nella notte tra il 16 e il 17.

È Myriam, «ricevuto mandato di indagare sulla possibilità di organizzare una festa e quindi di individuare le ragazze disposte a prostituirsi», che contatta una brasiliana quarantenne. Vengono scelte Corina, Alona e Karen. A ognuna l'organizzazione paga «mille euro per le loro attività di meretricio in favore di Mutassin Gheddafi» e degli altri due libici «all'interno della stanza 914 del Principe di Savoia».

Il receptionist del Nhow. Chi contatta le donne, «perché si prostituissero con clienti di volta in volta diversi, riceve il compenso che poi veniva girato alle ragazze». Le somme, «fra settembre 2007 e ottobre 2008, vanno da 500 a mille euro». Chi sceglie le prostitute «le conduce per l'attività di meretricio all'interno di diverse località tra cui l'hotel Principe di Savoia e l'hotel Nhow», estranei all'inchiesta.

Indagato per favoreggiamento della prostituzione è invece A.P., trentenne receptionist del Nhow che, contattando una donna dell'organizzazione, «stabiliva con lei, anche per conto di altre prostitute, il compenso per intrattenere rapporti sessuali a pagamento in favore di ospiti del predetto albergo». In due casi, percepiva «per tale mediazione un corrispettivo di 50 euro, per una prestazione pagata 500 dal cliente».

L'uomo dell'Old Fashion. Gheddafi torna in città nel luglio 2008. Ed ecco che R. C., 37 anni, «addetto alle pubbliche relazioni all'interno del locale Old Fashion» (discoteca estranea all'inchiesta), contattava almeno tre prostitute, incaricando una di loro di reperirne altre due per rapporti sessuali in favore di un cliente, individuato in uno degli appartenenti alla famiglia libica Gheddafi, che alloggiavano al Principe di Savoia, in cambio di mille euro a testa». Di nuovo, l'uomo chiede una donna «perché intrattenesse rapporti sessuali a pagamento in favore di un soggetto verosimilmente proveniente da Dubai, alloggiato al Principe di Savoia».

Lo spaccio a domicilio. Agli atti dell'inchiesta decine di consegne di dosi di cocaina, spesso a domicilio, in pieno centro. Una consegna, il 21 febbraio 2008, «a Luca, presso la sua abitazione in via Borgospesso», oppure in «un palazzo di corso Sempione». Così l'acquisto di «sei o sette dosi di coca da destinare al successivo spaccio in favore dei partecipanti a un incontro all'interno di un palazzo in corso Magenta».

 

 

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