SALVO ORRORI - IL GRANDE CAPO DELLA CULTURA ITALIANA, PIU' ANCORA DEL MINISTRO FRANCESCHINI, SI CHIAMA SALVO NASTASI E GESTISCE IL FONDO UNICO PER LO SPETTACOLO (FUS), CHE NEL 2013 HA EROGATO QUASI 400 MLN DI CONTRIBUTI. TRA I POTENTI DELA CULTURA C'E' ANCHE ROSSANA RUMMO


DAGOESTRATTO DA
La Repubblica dei mandarini
Viaggio nell'Italia della burocrazia, delle tasse e delle leggi inutili

di Paolo Bracalini
prefazione di Edward N. Luttwak
appena uscito per Marsilio, pp. 208, euro 14


http://www.marsilioeditori.it/lista-autori/scheda-libro/3171675-la-repubblica-dei-mandarini/la-repubblica-dei-mandarini

 


CHI COMANDA LA CULTURA

(...) Cinque ministri in cinque anni al Mibac, il ministero dei Beni culturali: Bondi, Galan, Ornaghi, Bray, Franceschini. E' naturale che in una girandola di ministri che durano anche pochi mesi, il vero potere nel campo della cultura in Italia no sia nelle mani di una politica evanescente, ma dei grandi commis d'etat, i mandarini che guidano il Mibac da anni.

E qui regna un nome su tutti: Salvatore Nastasi, ex capo di gabinetto di diversi ministri dei Beni Culturali, potentissimo direttore generale dello Spettacolo dal vivo. Tecnicamente si tratta di una direzione del ministero, di fatto è il vero centro decisionale della cultura pubblica italiana: teatri, cinema, enti lirici, musica. Alla Direzione Spettacolo dal Vivo, cioè a Nastasi, compete la gestione finanziaria dei contributi allo spettacolo, il cosiddetto Fus, il Fondo unico per lo spettacolo che nel 2013 è stato pari a 389,8 milioni di euro.

Chi governa il Fus governa i fondi per la cultura in Italia, un potere enorme. La Direzione Spettacolo dal Vivo ha competenze anche sulla Biennale di Venezia, su biblioteche e istituti culturali, e sulla Siae, e poi "svolge verifiche amministrative e contabili, ispezioni e controlli sugli enti sottoposti a vigilanza e sui soggetti beneficiari di contributi da parte del Ministero".

Altri nomi di "ministri ombra", o "sottosegretari ombra" dei Beni culturali in Italia, molto più influenti dei politici, sono quelli di Nicola Borrelli, direttore generale per il cinema del Ministero, vicino a Nastasi, come pure il suo predecessore, Gaetano Blandini, poi direttore generale della Siae. E quindi Rossana Rummo, che guida contemporaneamente la "Direzione Generale per le biblioteche, gli istituti culturali ed il diritto d'autore" e la "Direzione Generale per gli archivi".

Assunta come dirigente generale durante il governo di Massimo D'Alema, la Rummo è stata definita nel tempo con diverse etichette, ma sempre collegate alla sinistra: prima l'hanno marchiata come berlingueriana (l'ex segretario del Partito comunista italiano, Enrico, non c'entra niente: si riferivano all'ex ministro Luigi), quindi melandriana, e pure veltroniana. Altro potere è quello di Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del Mibac, e quindi l'ex vice di Nastasi, Mario Guarany, direttore Generale per l'organizzazione, gli affari generali, l' innovazione, il bilancio ed il personale del ministero.

Da lì in giù poi altri dirigenti e funzionari, spesso amici o fedelissimi, a loro volta nominati (negli enti lirici, nelle commissioni che decidono come elargire i milioni pubblici, nei musei, negli istituti culturali, centinaia di poltrone....) dal potere interno al ministero, quello burocratico. Che può bloccare tutto, anche le nomine sgradite, quelle esterne alla casta burocratica Mibac.

Se n'è dovuto accorgere l'ex ministro Massimo Bray, in quota Pd dalemiano, quindi con coperture politiche forti. Quando ha provato a nominare un esterno come sovrintendente della disastrata Pompei, i dirigenti del Mibac gli hanno scatenato una guerra atomica. (...)

"Nei ministeri conta la burocrazia, non certo il ministro - spiega Giancarlo Galan, ex ministro della Cultura -, e ai Beni culturali conta il più sveglio, preparato e brillante, che risponde al nome di Salvo Nastasi. Vede, il problema è che il ministro per decidere che una cosa non gli va bene deve prima saperla, poi deve saperla per tempo, quindi deve avere una alternativa.

Se non ci sono queste tre condizioni è la burocrazia a dominare in un ministero. Perché un ministro prende le decisioni politiche, ma tutto il resto sono procedure, che sfuggono al controllo del ministro e sono materia della burocrazia ministeriale. E il vero potere è lì, nelle procedure, perché ti servono sempre i tecnici che ti devono dire quali sono le procedure e le modalità migliori per fare quello che vuoi fare. E il tecnico te le può dipingere come vuole, ovvio. Può anche bloccartele se vuole. E' un potere colossale. Che nei Beni culturali hanno anche, seppure a livello locale, i sovrintendenti. Hanno un potere, quasi sempre di veto.

Se trovi quello intelligente ti dice che non puoi fare qualcosa ma ti dà anche una alternativa, se trovi quello stupido (o corrotto) ti dice soltanto no. Anche loro, che sono la burocrazia locale, hanno grande potere. L'unico potere realmente diffuso in Italia è quello di veto".

Ne sa qualcosa il costruttore Pietro Salini, che ha deciso di donare 20milioni di euro (ricavati da una sentenza di risarcimento a Impregilo) al sito archeologico di Pompei, che ha enorme bisogno di cure e restauri. Pensate che sia facile regalare 20milioni di euro a Pompei? Macchè.

"Noi siamo favorevoli agli investimenti ma bisogna capire quale ritorno di immagine vuole l'imprenditore e sedersi intorno a un tavolo, ci sono delle norme che disciplinano le sponsorizzazioni...» ha risposto il sovrintendente regionale, prendendo tempo, non sia mai che arrivino 20 milioni per Pompei e sia mai che lo sponsor magari guadagna qualcosa.

Ci racconta un dirigente del Mibac in incognito: "Fare una donazione mirata e rivolta ad un sito archeologico o artistico è praticamente impossibile stando al Codice dei Beni Culturali. Perchè in quel caso sarà il Mibac a decidere dove investire il finanziamento. Insomma, se vuoi dare un finanziamento a Pompei poi la burocrazia ministeriale li assegna ad un'area di sua scelta, non a Pompei ma, chessò, ad un Dolmen megalitico in Sardegna.

Sulla sponsorizzazione invece, bisogna fare una gara ed un contratto che calcoli il ritorno del capitale dello sponsor privato. Se è maggiore della cifra offerta e il burocrate calcola che tu ci guadagni, potrebbe chiederti un aumento della sponsorizzazione!".

 

 

Pietro Valsecchi e Salvo Nastasi SALVO NASTASI PUBBLICO ALLA PRESENTAZIONE DI PARTITI SPA DI PAOLO BRACALINI PH MARIO CASTIGLIONI PARTITI SPA IL LIBRO DI PAOLO BRACALINI PH MARIO CASTIGLIONI NAPOLITANO E BARATTA AL FESTIVAL DI VENEZIA Giancarlo Galan

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…