IL MISTERO DELLA SCIENZIATA SCOMPARSA - CHE FINE HA FATTO MARGIE PROFET? DELLA RICERCATRICE DI HARVARD NON SI HA PIÙ TRACCIA DAL 2005: NÉ UNA TELEFONATA, UN’E-MAIL O UN ACQUISTO COL BANCOMAT - L’ULTIMA VOLTA L’HANNO VISTA NEI CORRIDOI DELL’UNIVERSITÀ: “ERA DEPRESSA” - NEGLI ANNI ’90, MARGIE SALÌ ALLA RIBALTA PER VIA DELLA SUA CONTROVERSA TEORIA: IL CICLO MESTRUALE COME DIFESA CONTRO VIRUS E AGENTI PATOGENI - I PARASSITI ERANO DIVENTATI “UN’OSSESSIONE”…

Guido Olimpio per il "Corriere della Sera"

Il nome di Margie Profet lo trovate in tre posti. Nelle monumentali biblioteche americane. Negli archivi dei giornali. E nei siti alla «Chi l'ha visto». Margie l'hanno vista in tanti e l'hanno conosciuta in molti. Almeno fino al 2004 o 2005. È strano ma non sono troppo sicuri della data precisa.

Ed è in un giorno difficile da rintracciare sul calendario che Margie scompare lungo i viali dell'università di Harvard, simbolo di progresso e successi. Margie è svanita. Con le sue ossessioni e le sue idee. Un caso scientifico che si è trasformato in caso umano. Un «senza traccia» angosciante rilanciato sul web e sulle pagine di «Psychology Today».

Margie Profet, californiana del '58, ad un certo punto della sua vita è stata quello che si dice «un nome». Laureata in fisica e filosofia, quindi senza uno specifico background, lancia una teoria che non passa inosservata. Sostiene che il ciclo mestruale o le allergie sono in realtà un meccanismo di autodifesa dell'organismo per espellere virus e agenti patogeni. Si occupa anche della nausea delle donne che aspettano un figlio, suggerisce diete diverse. Una posizione che conquista sostenitori.

Definiscono la sua ricerca di «rara genialità», le conferiscono anche un prestigioso premio. Margie - a metà degli anni '90 - fa notizia, attira i media, c'è la corsa ad intervistarla. Un grande salto seguito da rapide discese. Dopo i finanziamenti per continuare le ricerche arrivano le polemiche. Professori emeriti passano al contrattacco per demolire «l'eretica». Confutano le sue conclusioni, sostengono che non hanno base.

Altri si muovono in sua difesa mostrando pezze d'appoggio scientifiche. Il colpo è però duro. Margie va avanti ma qualcosa si incrina in lei. Probabilmente si ampliano fessure invisibili. Qualcuno rammenta la sua «ossessione per un mondo invaso da agenti patogeni e parassiti». E spuntano altri problemi. Chi la frequenta ad Harvard - siamo attorno al 2001 - la descrive affaticata mentalmente.

La studiosa inizia una lenta marcia che la porta verso l'isolamento. Si chiude in se stessa. E, a sorpresa, Margie Profet tronca i rapporti anche con la madre, Karen. Un lungo silenzio che allarma la donna. Senza informazioni, chiede agli amici, si rivolge alla polizia e si affida persino ad un «privato», un investigatore che spulcia archivi, bollette e altro. Le conclusioni sono incredibili: dal maggio 2002 Margie non ha più lasciato tracce elettroniche.

In un paese ipertecnologico come gli Usa è facile marcare il proprio passaggio. Tesserini magnetici, bancomat, schede telefoniche, carte di credito sono i tasselli che aiutano a ricostruire un'esistenza. I passaggi in un luogo. Le frequentazioni. Le spese. Invece il filo digitale si è spezzato. Non porta a nulla, tranne che a pensare male. A qualcosa di drammatico. Un sospetto attenuato solo dal profilo - eccentrico - della ricercatrice. E, infatti, le testimonianze emerse in seguito confermano le stranezze.

I colleghi raccontano di aver avuto contatti tra la fine del 2004 e le prime settimane del 2005. Si tratta di eventi sporadici che mettono Margie sotto un'altra luce. Appare depressa. E sembra rifiutare chi le porge una mano per aiutarla. È chiaramente in crisi, soffre di disturbi seri. Lei li cita di sfuggita. Giorno dopo giorno la mente «geniale» di Margie si perde. E il filo che la tiene legata agli ultimi amici si spezza da qualche parte all'università di Harvard. È lì che la vedono l'ultima volta. Nessuno sa cosa sia avvenuto dopo.

 

 

MARGIE PROFETMARGIE PROFETHarvardHarvard

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…