moravia mussolini

“AMMIRO L’OPERA DEL REGIME..” - DI PADRE EBREO, IL TRENTENNE MORAVIA FU CENSURATO DAL REGIME CHE BANDI’ IL SUO SECONDO ROMANZO “LE AMBIZIONI SBAGLIATE” E COSTRETTO A PIEGARSI A MUSSOLINI - LE SUPPLICHE AL DUCE E IL DIETROFRONT – NEL PIENO DELLA CAMPAGNA CONTRO GLI EBREI MORAVIA E’ A CAPRI CON ELSA MORANTE: “HO PAURA CHE A FORZA DI ANTILIRISMO, FINIREMO PER ANDARE A LETTO AL BUIO"

MORAVIA

Marina Valensise per il Messaggero

 

Nell' estate del 1938, Alberto Moravia aveva trent' anni. Bruno, magro, elegante era un giovane libertino in balìa di amori compulsivi e complicati, dopo lunghi anni di malattia, e uno scrittore famoso, per la precoce celebrità ottenuta con Gli Indifferenti, il primo romanzo, pubblicato a ventidue anni dalla Alpes, la casa editrice diretta dal fratello del duce, Arnaldo Mussolini.

 

Scriveva saggi, articoli, novelle, racconti di viaggi per le riviste ufficiali e conosceva il mondo.Era un inquieto, insofferente alla vita borghese. Era stato in Francia, in Germania nei giorni dell' incendio del Reichstag, aveva vissuto a Londra, dove il critico d' arte Bernard Berenson, l' aveva introdotto all' aristocrazia letteraria del tempo.

 

CONFERENZE Cosmopolita, era uno dei pochi a conoscere gli Stati Uniti.

moravia morante

Nell' inverno 1935-36 aveva passato quattro mesi a New York, alla Casa d' Italia, diretta da Giuseppe Prezzolini alla Colombia University, per una serie di conferenze sul romanzo italiano.Da lì, per sfuggire al freddo, se n' era andato in Messico, mentre con la guerra d' Etiopia per l' Italia iniziavano le sanzioni della Società delle Nazioni. Nel 1937, grazie a un finanziamento del Ministero della propaganda, era partito per la Cina, con tappa a Aden, Calcutta, Shangai, Cancun, Pechino, e persino nel deserto della Mongolia, per articoli destinati alla Gazzetta del Popolo, diretta da Ermanno Amicucci, che l' anno dopo sarebbe stato, con Soffici e Papini, fra i firmatari del Manifesto per la difesa della razza

 

INDIPENDENTE Eppure, a trent' anni, Moravia non era ancora indipendente. Viveva in casa dei genitori, in via Donizetti, al quartiere Pinciano.

 

mussolini in visita ai reparti di salo

Il padre, Carlo Pincherle, era un ebreo veneziano taciturno e schivo, fratello della madre dei fratelli Rosselli, noti antifascisti esuli a Parigi. Architetto di professione e pittore per hobby, fu sempre un sostenitore del figlio scrittore, che finanziò per pubblicare il primo romanzo, e mantenne per anni con un mensile di 500 lire.

 

mussolini

La madre, Teresa De Marsanich, cattolica di modesta estrazione e grandi ambizioni, era la figlia di un impiegato di origine slava cresciuto nel culto del Risorgimento, e la sorella del deputato e sottosegretario fascista Augusto De Marsanich. Per Alberto sognava la carriera diplomatica, ma dotata di molto buon senso, quando le leggi razziali la minacciarono direttamente, non si scompose e fece cambiare nome ai figli, che presero quello della nonna materna, Piccinini. Moravia da anni era nel mirino della censura. Nel 1935, dopo un articolo uscito a Parigi su Giustizia e Libertà, la rivista dei Rosselli che cercavano di accreditarlo alla causa, il suo secondo romanzo, Le ambizioni sbagliate, era stato bandito.

MONTALE MORAVIA PASOLINI

 

Amicucci sospese la sua collaborazione e Moravia, il 26 marzo 1935, chiese aiuto direttamente a Mussolini, dicendosi «assai stupito della cosa», «non avendo nulla» da rimproverarsi «sia dal punto di vista morale che da quello politico». Costretto a prosternarsi al regime totalitario, giustificò la mancata iscrizione al Partito fascista per la «grave infermità che mi fece stare a letto cinque anni astraendomi nonché dalla vita sociale e politica dalla vita addirittura». E cercò di cancellare ogni sospetto con una professione di fede: «Ammiro l' opera del Regime in tutti i vari campi in cui si è esplicata e in particolare in quella che come artista a me più interessa, cioè in quello delle lettere e della cultura.

 

Debbo inoltre soggiungere che la personalità intellettuale e morale della Eccellenza Vostra, mi ha sempre singolarmente colpito come esemplare e straordinaria per la molteplicità delle attitudini e la forza della ispirazione».

 

LA SUPPLICA La supplica non ebbe non seguito. Ai primi di giugno, su pressioni dell' editore Mondadori, Moravia difese il suo romanzo scrivendo all' astro nascente della politica culturale fascista e genero del Duce, Galeazzo Ciano, habitué con Edda del salotto Pecci Blunt frequentato anche da lui: «Sono convinto di aver fatto opera che non sia estranea né esorbiti dal clima e dai quadri della Rivoluzione Fascista». La lettera non ebbe risposta, ma il romanzo ricevette il nulla osta di Mussolini, anche se Ciano impose ai giornali il divieto di parlarne.

 

marina ripa di meana alberto moravia

Due mesi dopo, il 18 agosto 1935, istigato da Curzio Malaparte, Moravia scrisse di nuovo a Ciano, proponendosi di passare qualche mese in Eritrea «allo scopo di comporre un libro sulla guerra degli Italiani in Africa».

 

Ma la sua richiesta non fu assecondata. Fu così che pochi mesi dopo, Moravia decise di ripartire per gli Stati Uniti. Rientrato a Roma, il 15 luglio 1936, dopo un' altra supplica a Mussolini, riottenne il permesso di riprendere la collaborazione con la Gazzetta del Popolo.Dunque Moravia non era nuovo a intimidazioni e censure. Ma l' assassinio dei cugini Rosselli nel giugno 1937 cambierà tutto.

 

Per questo, nel pieno della campagna razziale, sentendosi di nuovo minacciato quando un suo racconto verrà bollato da un anonimo censure sulla Gazzetta del Popolo «Evviva il giudaismo e gli scrittori ebrei che come il nostro Moravia vi prendono in giro», il 28 luglio 1938 si rivolgerà di nuovo a Mussolini per sottrarsi alla persecuzione: «Io ebreo non sono se si tiene conto della religione.

 

pasolini con moravia e dacia maraini in africa

Sono cattolico fin dalla nascita e ho avuto da mia madre in famiglia educazione cattolica. È vero che mio padre è israelita; ma mia madre è di sangue puro e di religione cattolica, si chiama infatti Teresa De Marsanich ed è la sorella del Vostro sottosegretario alle comunicazione. Per queste ragioni, Duce, io vi chiedo di non essere considerato ebreo e di essere trattato almeno dal punto di vista professionale come non ebreo».

 

UMILIAZIONE L' umiliazione è completa e il dietrofront assicurato. Moravia può continuare a pubblicare sulla Gazzetta del Popolo. Il 13 settembre, dieci giorni dopo le prime misure antiebraiche, seguite dal Regio Decreto del 17 novembre, si riunisce la Commissione che doveva stabilire i criteri per la bonifica libraria. Il caso Moravia è all' ordine del giorno, ma non se ne farà niente.

 

Moravia è Capri, dove ha raggiunto Elsa Morante, conosciuta l' anno prima e subito caduta nella sua morsa. «La sola cosa che desidero è star tranquillo e scrivere un libro», confida all' amico Giorgio Vigolo da Villa Ceselle, a Anacapri. Ha ripreso in mano le poesie di Keats e prova disgusto e rimorso. «Ho paura che a forza di antilirismo, finiremo per andare a letto al buio». Il peggio deve ancora cominciare.

 

elsa morante alberto moraviapasolini con la callas dacia maraini e moraviaelsa morante alberto moravia

 

moraviamoravia pasoliniLONGANESI MORAVIA ALBONETTIMarina Ripa e Moravia

Ultimi Dagoreport

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO