charlie hebdo vignette terremoto

LA VERSIONE DI MUGHINI - “PREFERISCO LA BRUTTARELLA VIGNETTA DI “CHARLIE HEBDO” IN TEMA DI TERREMOTO, UNA VIGNETTA ASSAI SPREZZANTE NEI CONFRONTI DI NOI ITALIANI, CHE NON IL MARE DI RETORICA CHE DA DIECI GIORNI SGOCCIOLA 24 ORE AL GIORNO DA TUTTI GLI SCHERMI TELEVISIVI. FOSSE STATO PER ME, NON UNA SOLA PAROLA”

Giampiero Mughini per Dagospia

 

MUGHINIMUGHINI

Caro Dago, stavo per scriverti e dirti che preferisco la bruttarella vignetta di “Charlie Hebdo” in tema di terremoto, una vignetta assai sprezzante nei confronti di noi italiani, che non il mare di retorica che da dieci giorni sgocciola 24 ore al giorno da tutti gli schermi televisivi e da quasi tutte le trasmissioni con la lacrime in punta all’occhio.

 

Fosse stato per me, avrei fatto 24 ore di “nero” televisivo, non una sola parola, non un solo suono, perché non ci sono parole a connotare il come sono morti 280 italiani, gente che era andata in vacanza e ha avuto il tempo di vedersi crollare il tetto della camera d’albergo in cui viveva e poi una trave che si abbatteva a ucciderli. Bambini morti, famiglie distrutte, cani che piangono la bara del loro padrone. Ancora una volta Madre Natura colpisce al cuore il nostro Paese. Sono nato a Catania, una città che a fine Seicento venne cancellata da un terremoto.

LA VIGNETTA DI CHARLIE HEBDO SUL TERREMOTO AD AMATRICELA VIGNETTA DI CHARLIE HEBDO SUL TERREMOTO AD AMATRICE

 

E adesso siamo noi italiani a litigarci sul come e chi aveva costruito edifici che sono andati giù in un battibaleno. Ho letto l’intervista a un ingegnere giapponese che spiegava come in Giappone un terremoto di questa entità avrebbe provocato danni minimi. Adesso qui da noi tutti a dire che bisogna “mettere in sicurezza” una casa italiana su due. Ci vorrebbero 93 miliari di euro a dire poco, e gare di appalti generatrici di tangenti, e ritardi in corso opera eccetera. La conoscete la saga dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria di cui ogni tanto un leader politico ciarla che è bell’e pronta?

 

Quelli di “Charlie Hebdo”, che non sono mai teneri con nessuno e che ne hanno pagato un prezzo, avevano il diritto di svignettare sulla nostra tragedia e senza mettere i guanti bianchi? Sì che lo avevano. Padrone poi ognuno di noi di allontanare con la mano la pagina su cui c’è una vignetta che non gli piace. Solo che è nell’intima natura di una vignetta il fatto che a qualcuno, talvolta a molti, non piaccia.

LA VIGNETTA DI CHARLIE HEBDO SUL TERREMOTOLA VIGNETTA DI CHARLIE HEBDO SUL TERREMOTO

 

Le vignette di Charlie Hebdo che sfottevano gli islamici non piacevano a tutti i non-islamici. Io non trovavo bellissima la vignetta di Giorgio Forattini in cui un Enrico Berlinguer seduto su una poltrona stava sorbendo il caffè a casa sua, avvolto in un pigiama ricamato, e manifestava insofferenza verso il corteo dei metalmeccanici che gli stava sfilando sotto casa. Quel Berlinguer lì non è mai esistito, eppure Giorgio aveva il il diritto di raffigurarlo così.

 

Le vignette di George Grosz e di Scalarini erano aguzze, ma anche cariche di un estremismo politico da far rizzare i capelli. Il vignettista principe del “Fatto” ha disegnato una volta Fiamma Nirestein col naso adunco da ebrea e questo pur di manifestare il suo odio verso la politica di Israele, una bruttissima vignetta, epperò il giudice sancì che in nessuna sua parte la vignetta compiva il reato di “antisemitismo”.

 

amatrice oggiamatrice oggi

Era una vignetta brutta e volgare, ma quelli per una vignetta sono modi di essere e non reati. Il vignettista principe del “Foglio”, Vincino, una volta mi raffigurò in modo sprezzante e come se io stessi dicendo una certa cpsa che era l’opposto esatto di quello che io penso e dico. Nessun sacrilegio. Gliene dissi quattro per lettera. Più tardi Vincino mi chiesa scusa. Sono vignette, bellezza. Sempre meglio che le leccate di culo, di cui pure c’è una ributtante epidemia.

 

Giampiero Mughini

 

2 - VINCINO: "DISEGNO TERRIBILE, MA DIFENDO IL LORO DIRITTO A PUBBLICARLO"

Francesca Paci per “la Stampa”

vincino vaurovincino vauro

 

Vincino, da oltre trent' anni matita irriverente d' Italia: la vignetta di «Charlie Hebdo» sul terremoto del 24 agosto scorso l' ha divertita?

«No, per niente. Ma capisco perché l' hanno fatta».

 

Ci aiuti, allora. Perché?

«Sin dal primo secondo dopo il terremoto di Amatrice i media italiani hanno fatto riferimento alla pasta, agli spaghetti, all' amatriciana. La vignetta è terribile, il termine lasagne è terribile, tutto lo è, ma va letto nel contesto alimentare messo in piedi sin dall' inizio. E poi va tenuto conto della distanza della Francia, che non ha vissuto il terremoto sulla propria pelle come noi, e di chi è "Charlie Hebdo"».

 

Se lo chiedono in molti: chi è?

«"Charlie" è una rivista che viene dalla cultura irriverente del '68, sono di 24 pagine zeppe di vignette, rubriche, satira fortissima e anche inutile, piena di cattivo gusto. C' è di tutto e in fondo c' è la pagina delle copertine rifiutate, un trucco che copiammo anche al "Male" per pubblicare le idee più imbecilli, terribili e inutilmente sciocche come questa sul terremoto. Ripeto, la storia va letta nel contesto di "Charlie"».

 

Per una testata come «Charlie» è necessario irridere tutto?

VINCINO CHARLIE HEBDOVINCINO CHARLIE HEBDO

«Dentro l' economia di un giornale di satira, che è anche uno spettacolo in cui si mescolano il bello e il brutto, sì, è necessario. Sarebbe diverso se si trattasse di un quotidiano, dove hai una sola vignetta da mettere in prima pagina: in quel caso, se fossi il direttore, non pubblicherei una vignetta così. La disegnerei? Io no, ma ogni autore ha la sua sensibilità».

 

Ieri il sindaco di Amatrice non ha riso per niente.

«E lo capisco. Tutti in Italia viviamo da una settimana nell' angoscia. Io vengo dal Belice, il terremoto del '68, quando, mentre la terra tremava ancora, ero con i volontari a scavare, tirare fuori cadaveri, spalare la morte. Sto male anche solo a vedere il sisma al cinema.

Ma Parigi è lontana e poi la satira affronta ogni aspetto della vita umana, non si inibisce davanti a nulla. L' Italia ha fatto le spaghettate di solidarietà e ci sta che qualcuno la prenda in giro. La satira non si può fermare, c' è quella intelligente e quella idiota, ma non la si può né deve limitare. Quanto a me, il mio limite è il buongusto».

 

CHARLIE HEBDO ISLAMCHARLIE HEBDO ISLAM

Le vignette di «Charlie» sull' islam, costate la vita a 14 persone, la divertivano?

«Quelle, diversamente da questa sul terremoto, sì, mi divertivano, erano doverose. "Charlie" ha costruito la sua identità anche sulla critica radicale alle religioni, a tutte le religioni. Abbiamo detto e dovremmo ripetere "Je Suis Charlie", io sono Charlie, perché 14 persone sono morte per svolgere il loro ruolo che è esattamente il mio stesso ruolo, quello di criticare la società in cui viviamo».

 

I più irritati hanno accusato «Charlie» di volersi fare pubblicità, di voler vendere più copie.

«Questo è assurdo. "Charlie" non vende copie in Italia, non si trova nelle nostre edicole. La verità è che, considerata la distanza emotiva della Francia rispetto all' Italia, quella vignetta è la normalità di "Charlie", l' hanno pensata e disegnata così come è venuta. Sono sicuro che ne avranno fatte di analoghe sulle fosse comuni in Iraq o sul conflitto in Ucraina».

 

3 - NON SI CALPESTANO COSÌ TRECENTO MORTI

Emilio Giannelli per il “Corriere della Sera”

 

Emilio Giannelli Emilio Giannelli

La vignetta pubblicata in ultima pagina dal settimanale satirico francese Charlie Hebdo a firma Felix non mi è piaciuta. Mi perdonerà il collega vignettista ma, a mio parere, se pur sia ben consapevole che la satira è trasgressione assoluta, tragedie come quelle del terremoto che ha colpito il Centro Italia è obiettivamente difficile che possano giustificare spunti satirici di questa specie.

 

È trasparente il messaggio che la vignetta vuole dare: una condanna degli italiani spaghettari. Ma per insistere su questo consueto stereotipo, mi sembra sia stato di cattivo gusto calpestare trecento morti. E che la critica non sia altro che una riaffermazione dei consueti stereotipi sul nostro Paese, lo dimostra la seconda vignetta, pubblicata nel pomeriggio sull' account Facebook del settimanale, nella quale il disegnatore Coco Charlie Hebdo ha chiamato in causa la mafia.

 

AMATRICE SOCCORSIAMATRICE SOCCORSI

Niente di nuovo quindi rispetto alla copertina di tanti anni orsono del settimanale tedesco Der Spiegel che raffigurava l' Italia come un piatto di spaghetti con una rivoltella sopra.

È vero che una vignetta è solo uno scherzo, una irrisione e trovo quindi sproporzionato e ridicolo che si parli di severa condanna e di giusta indignazione, con l' ambasciata transalpina in Italia a puntualizzare che «non rappresenta assolutamente la posizione della Francia». Ci deve essere però anche libertà di critica perfino nei confronti della satira e da vignettista ammetto che non sempre si possono avere idee felici; è fatale. Nel caso specifico, avrei trovato più giusto che la prima vignetta fosse firmata Infelix.

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