IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - SE NE VA ARNOLDO FOÀ, UNO DEI GRANDI DELLA TV DEL DOPOGUERRA, ATTORE TEATRALE, VOCE DA KOLOSSAL

Marco Giusti per Dagospia

Più di cento film, non sappiamo quanti spettacoli teatrali, quanti doppiaggi e, soprattutto, quanta televisione avesse fatto nella sua lunghissima carriera Arnoldo Foà, che si è spento a 98 anni dopo una vita piena vissuta pienamente che gli ha dato tante soddisfazioni. Per chi è cresciuto nel dopoguerra Foà è stato uno dei più grandi volti della prima televisione grazie agli sceneggiati che hanno fatto la storia della Rai: "L'isola del tesoro", "David Copperfield", "Capitan Fracassa", "Piccole donne", "Le mie prigioni", "La freccia d'oro", "Marcovaldo".

Ma è stato anche la grande voce che ci ha accompagnato in decine di kolossal, il narratore di "La Bibbia" di John Huston, la voce di Peter Ustinov in "Quo vadis?", quella di Anthony Quinn nel capolavoro di Federico Fellini "La strada" e in "Barabba" di Richard Fleischer, ma anche la voce di Broderick Crawford in "Il bidone" di fellini, oltre che di Jean Gabin, Louis Jouvet, Lionel Barrymore, Ward Bond, Kirk Douglas e decine di altri attori americani.

Doppiò anche il Lupo Cattivo nel cartoon di Walt Disney "I tre porcellini". Ma è stato anche grande attore a teatro per Luchino Visconti, Giorgio Strehler, Luca Ronconi, Luigi Squarzina, lavorando per le grandi compagnie italiani del '900, grande attore italiano per il cinema internazionale, che molto lo ha valorizzato anche rispetto al nostro, se pensiamo alle sue apparizioni nei film di Orson Welles, "Il processo", Joseph Losey, "Fuga a mezzanotte", Daniel Mann, "Judith", Jacques Deray, "Borsalino", Michael Anderson, "L'uomo del Kremlino", Nunnally Johnson, "La sposa bella", Tony Richardson, "Il marinaio di Gibilterra", Vincente Minnelli, "Nina", ma anche con Maurice Labro e André Hunnebelle in Francia.

Nato nel 1916 a Ferrara, figlio di Valentino e Dirce Levi, dopo gli studi di economia a Firenze, si trasferì a Roma al Centro Sperimentale di Cinematografia per studiare recitazione diplomandosi nel 1938, anno in cui lo troviamo in due film, "Crispino e la comare" di Vincenzo Sorelli e nel meraviglioso "Ettore Fieramosca" di Alessandro Blasetti. Sempre nel 1938 debutta a teatro in "La dodicesima notte" di Shakespeare con la regia di Anton Giulio Bragaglia, che lo porta a lavorare nelle più grandi compagnie del tempo, la Capodaglio-Di Luca, la Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa, la Ninchi-Barnabò, la Adani-Cimara.

Incappò presto nelle leggi razziali. Ebreo, dovette non solo cambiar nome, diventando "Puccio Gamma", ma subì l'umiliazione di ottenere ruoli a teatro solo come sostituto degli attori malati. Da subito notato per la sua bellissima voce, lo troviamo a Napoli come voce della Radio degli Alleati al tempo della Liberazione.

Nel dopoguerra ottiene immediatamente la giusta considerazione sia dal teatro che dal cinema. Lavorò nelle compagnie Ferrati-Cortese-Scelzo, alla Compagnia del Teatro Nazionale di Guido Salvini, al Piccolo di Milano, fino a mettere in piedi la sua stessa compagnia con Andreina Pagnani, Olga Villi e Gabriele Ferzetti nella stagione 1956-57.

Nel cinema lo ritroviamo nel 1945 nel rarissimo "O sole mio" di Giacomo Gentilomo, una specie di "Roma città aperta" napoletana, ma lavorò con tanti registi, con Pietro Germi in "Il testimone", con Raffaello Matarazzo in "La fumeria d'oppio", con Duilio Coletti in "Il grido della terra", uno dei pochi film italiani sul problema ebraico dopo la guerra. Fece molti film con Totò, da "Yvonne la nuit" a "Totò sceicco" al censuratissimo "Totò e Carolina" di Mario Monicelli, dove intrepreta il commissario che l'agente Totò venera al punto di farne una statua di mollichella di pane.

Ma lo troviamo anche in "Adamo ed Eva" e in "I cadetti di Guascogna" di Mario Mattoli, in "Un giorno nella vita" e "Altri tempi" di Alessandro Blasetti, in "Il tradimento" di Riccard Freda. Ebbe un bellissimo rapporto di lavoro con Vittorio Cottafavi che lo volle in "Avanzi di galera", "I cento cavalieri" e nella sua serie tv "I racconti di padre Brown" nel 1971.

Con l'arrivo dei peplum e dei kolossal ebbe molte opportunità in film come "Cartagine in fiamme" di Carmine Gallonem "Salambò" di Sergio Grieco, "I tartari" di Ferdinando Baldi, oltre a ottenere molti ruoli in film americani e inglesi girati in Italia, come "Il processo" di Orson Welles. Negli anni '60 fu una delle colonne del nostro teatro e della nostra tv in tanti sceneggiati popolari che ne fecero uno degli attori più amati dal nostro pubblico.

Negli ultimi vent'anni fu salutato come un sopravvissuto di un mondo culturale ormai lontano. Ebbe modo di lavorare in film del tutto diversi, da "La puttana del re" di Axel Corti a "Ardena" di Luca Barbareschi, dal comico "Il 7 e l'8" con Ficarra e Picone a "Gente di Roma" di Ettore Scola a "Le ombre rosse" di Citto Maselli. Fu anche molto attivo in politica, schierandosi con il Partito Radicale negli anni '80 e scrisse un'autobiografia, "Recitare".

 

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