1- ATTENZIONE! I MAURO MAZZA E I GIANCARLO LEONE SONO DIRIGENTI CHE ESEGUONO, CHI HA DECISO IL NO ALLO SHOW ALL’ARENA DI VERONA DEL MOLLE AGIATO FU IL DG OPUS LEI 2- MA QUALE SOLDI! RICORDATE IL CELENTANO MONOLOGANTE A SANREMO CHE SI SCAGLIO’ IGNORANTEMENTE CONTRO LA CHIESA E “FAMIGLIA CRISTIANA”? E LA PIA LORENZA LEI, PER AVERE IL VATICANO DALLA SUA PARTE, CESTINO’ LA PROPOSTA DI PRESTA & MAZZI 3- IL CONTRATTO CON MEDIASET FU SIGLATO AI PRIMI DI LUGLIO, QUINDI A MAGGIO I NUOVI ARRIVATI GUBITOSI-TARANTOLA ERANO ANCORA IN TEMPO MA SE NE SONO BEN GUARDATI 4- ANCHE TARANTOLA-GUBITOSI SAREBBERO VICINO ALL’OPUS DEI E A TARCISIO BERTONE 5- A PROPOSITO DELLA PIA TARANTOLA: CHE CI FACEVA IERI ALLE 20 A CINGUETTARE CON RIGOR MONTIS A PALAZZO CHIGI DURANTE UN INTERVALLO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI?

1- LEONE: "IN DISACCORDO SUL NO DECISO DA VIALE MAZZINI"...
S.F. per "la Repubblica" - Giorgio Merlo (Pd), vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai si chiede: «Perché la Rai ha regalato alla concorrenza uno spettacolo che passerà alla storia della musica? ». Claudia Mori ha detto che nella trattativa con Viale Mazzini «l'interlocutore era il direttore Intrattenimento Giancarlo Leone, ma poi è arrivata la risposta negativa definitiva dall'alto».

L'"alto", all'epoca, era rappresentato dall'ex direttore generale Lorenza Lei e dal direttore di RaiUno Mazza, critico anche sulla performance del Molleggiato a Sanremo. Oggi Leone non fa commenti: «Sono un uomo d'azienda e non discuto le decisioni anche se non sono d'accordo» ma fa notare come le reti Rai abbiano tenuto: «Ottimo risultato, per loro e per noi: per Fazio 60 mila spettatori in più». Nella nuova Rai c'è posto per Celentano? «C'è posto per tutti». Di sicuro per Benigni: «Ci auguriamo di avere anche noi il nostro evento».

2- NON E' LA RAI - LO SHOW DEL MOLLE AGIATO PROPOSTO A FEBBRAIO A VIALE MAZZINI...
Malcom Pagani e Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"

Spengono le luci/tacciono le voci/ e nel buio senti sussurrar: Prego, vuol ballare con me? Grazie, preferisco di no. In Viale Mazzini conoscono le canzoni di Celentano, ma ai doni preferiscono il masochismo. Ai dirigenti Rai era stato offerto il concerto dell'anno. Il ritorno dell'artista a costo zero. Cantava Adriano Celentano. Occupava il palco l'immaginario nazionale. Mezzo secolo di miserie, compromessi e nobiltà.

Hanno detto di no. Nonostante l'unico contributo richiesto fosse l'invio delle troupe: "Non abbiamo neanche le telecamere". Sipario. Sull'Arena di Verona, minacciata da nuvole basse, l'unica pioggia che scende è un duetto tra due vecchi amici e i lampi al contrario, i fulmini in lontananza, illuminano il risultato Auditel.

L'alba Del Giorno dopo è un numero a due cifre. Oltre il 30% di share, nove milioni di italiani che hanno deciso di confondersi nella reunion fuori tempo massimo, nell'esperimento tra l'alto e il basso, nella confusione e nella felice improvvisazione , nei disguidi e nei momenti musicali che capitano, annuari alla mano, una volta ogni 18 anni. Un terzo del Paese davanti al televisore, la Rai all'asciutto e i sorrisi nel dopo concerto degli uomini Mediaset, ancora all'oscuro del risultato, ma certi di aver fatto la scelta giusta. La storia parte da lontano.

Smarrita nei veleni sanremesi, nei fischi caduti su Adriano a febbraio (organizzati, secondo Claudia Mori), nella primavera in cui quasi per gioco, Morandi e Celentano si ritrovano nella villa di Galbiate a immaginare il ritorno sulle scene dell'unica voce rock italiana che sul palco, lotta come una tigre. Serve la tv, si interpella la Rai. L'interlocutore, Giancarlo Leone, prende tempo. Passano 8 giorni. Mori vorrebbe avere una risposta celere, Adriano pazienta.

Trascorsa una settimana, il Clan sotterra l'orgoglio e ritelefona a Leone. La risposta, a fronte dell'assicurazione sul piano dei diritti tv: "non pagherete neanche quelli" è desolante: "non abbiamo soldi". Non gli erano stati chiesti. Rinuncia assoluta. Leone è il meno colpevole, lo scudo umano opposto dall'azienda all'ignavia generalizzata in una Rai troppo abituata ad avere come referente la politica per poter immaginare arte e spettacolo.

A quel punto, i trionfatori di giornata, i dirigenti di Stanza a Milano 2, annusano il clima. Intermediario Lucio Presta, referente Alessandro Salem, brillante manager ("Il fantastico Salem" secondo Celentano) semplificando, il capo di Canale 5. Salem chiude in 48 ore (ad aprile) e oggi, raggiante, parla con il tono di chi ha fatto la cosa giusta: "Sarebbe importante se questa occasione fosse utile a far crollare i pregiudizi. Mediaset non è la casa del diavolo, ma un'aggregazione di professionisti che sanno rispettare il talento. Lo abbiamo sempre fatto, non ci è costato. Adriano avrebbe potuto dire ciò che voleva, senza limitazioni o censure". Paradossalmente, ragiona Salem, si è trattato di "servizio pubblico", un ruolo che, ricadute pubblicitarie e mancati introiti a parte, la Rai non è stata in grado di interpretare.

Se i dietrologi scorgono nella mossa Mediaset le lunghe leve di un Berlusconi ancora dominante in Rai: "Li ha fatti rinunciare per alzare gli ascolti di Mediaset", la ragione corre altrove. Nella terra di mezzo dove incapacità decisionale e modestia analitica si abbracciano prima di sprofondare nel burrone della contraddizione. Mediaset ha collezionato due serate regali e coccola la suggestione di Maria De Filippi: fare un Festival di Sanremo targato Biscione. Non un evento imbolsito né una copia venuta male, ma qualcosa di originale e giovanile con il contribuito di Mazzi e Lucio Presta, reduci di Sanremo e ora liberi di agire con Mara Maionchi.

La produttrice e opinionista, da mesi, cercando di sostenere la nuova edizione di Amici, va a caccia di cantautori italiani. La De Filippi ha sempre detto di volere il Festival nel concorso che ha sfornato Emma Marrone e Alessandra Amoroso, cantanti che non corrispondo ai canoni scelti da Fabio Fazio. Anche Gianni Morandi è comparso sugli schermi di Mediaset. E potrebbe tornarci. In primavera. Più o meno. Stavolta per farsi rimpiangere. E pronto a convocare l'amico Adriano per le occasioni speciali.

 

3- VIDEO - L'INTEMERATA DI CELENTANO A SANREMO CONTRO I PRETI E I GIORNALI CATTOLICI
http://www.youtube.com/watch?v=bxD6DmWTnwM

4- L'INTERVENTO DI CELENTANO A SANREMO 2012: CONTRO I PRETI, I GIORNALI CATTOLICI, E LA DIRETTRICE GENERALE DELLA RAI, LORENZA LEI
Dal sito di "Sorrisi e Canzoni"
http://www.sorrisi.com/2012/02/15/adriano-celentano-contro-tutti-la-trascrizione-integrale/

CELENTANO. Avrò girato mille chiese, il Duomo di Milano, piazza San Pietro, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo. E morire se durante la predica si capisce qualcosa di quello che dice il prete. Non perché sbagliano a parlare: perché non sanno regolare l'audio negli altoparlanti. O sono troppo bassi oppure non ci sono abbastanza diffusori affinché la voce del prete si senta fino in fondo alle ultime file. Sembra quasi che i preti dicano: "Noi la predica l'abbiamo fatta, poi chi se ne frega se gli ultimi in fondo non sentono".

E sì che il Vangelo è stato chiaro: "Beati gli ultimi", dice il Vangelo, "perché saranno i primi nel Regno dei Cieli". Questo è un problema che c'era anche a Galbiate. Poi, a furia di martellare il parroco, finalmente un bel giorno si è deciso e ha cambiato l'impianto. Però se c'è una cosa che non sopporto e che mi innervosisce, non soltanto dei preti ma anche dei frati, è che nei loro argomenti, quando fanno la predica, o anche nei dibattiti in televisione, non parlano mai della cosa più importante, cioè del motivo per cui siamo nati. Quel motivo nel quale è insito il cammino verso il traguardo, quel traguardo che segna non la fine di un'esistenza, ma l'inizio di una nuova vita. Insomma, i preti, i frati non parlano mai del Paradiso. Perché? Quasi come a dare l'impressione che l'uomo sia nato soltanto per morire. Ma le cose non stanno così. Qual è la camera dove sono dentro i preti? Ah questa.

(La battuta desta l'ilarità del pubblico, ndr. Poi Adriano riprende).
CELENTANO. Le cose non stanno così. Noi non siamo nati per morire. Noi siamo nati per vivere. Voi preti siete obbligati a parlare del Paradiso, altrimenti la gente pensa che la vita sia quella che stiamo vivendo adesso. Ma che cazzo di vita è questa qua? Lo spread, l'economia, le guerre.
(Pausa. Il pubblico applaude).

CELENTANO. Giornali inutili come l'Avvenire, Famiglia Cristiana: andrebbero chiusi definitivamente. Si occupano di politica e delle beghe nel mondo, anziché parlare di Dio e dei suoi progetti e non hanno la più pallida idea di quanto invece può essere confortante per i malati leggere di ciò che Dio ci ha promesso. Senza contare, poi, i malati terminali, che anche se non lo dicono, loro sono consapevoli di ciò a cui stanno andando incontro. Ma loro no, Famiglia Cristiana e l'Avvenire non la pensano così. Per loro il discorso di Dio è... il discorso di Dio, per loro, occupa poco spazio: lo spazio delle loro testate ipocrite. Ipocrite come le critiche fanno a uno come Don Gallo, che ha dedicato la sua vita, ancora adesso, per aiutare gli ultimi.
(Applauso del pubblico).

CELENTANO. E di ultimi ce ne sono tanti. Ci sono sulla torre della Stazione Centrale di Milano, ci sono degli operai che dall'8 dicembre stazionano lì, giorno e notte, al freddo e al gelo, per protestare contro la cancellazione dei vagoni letto. Non mi ricordo dove ho messo il bicchiere... eccolo qua.
(Applauso del pubblico).
CELENTANO. Quei vagoni letto che collegavano il Nord al Sud, lasciando a casa ottocento persone addette ai servizi nei treni di notte. E questo, purtroppo, con il triste scopo di cancellare un'altra fetta del passato che costituisce le fondamenta della nostra identità. Montezemolo ha fatto bene a fare il treno veloce, quello che... bello, confortevole: è giusto. È giusto fare l'alta velocità. Però bisogna bilanciare la velocità con qualche cosa di lento. E allora io ti dico, Montezemolo, che adesso devi fare subito un treno lento, che magari si chiama Lumaca, dove ti fa vedere le bellezze dell'Italia, perché c'è gente che vuole andare lì.
(Applauso del pubblico).

CELENTANO. (Rivolto al parterre dell'Ariston). Caspita, siete tutti lì in prima fila. State bene? (Cenno di approvazione poi riprende). Sono sicuro che lo farà.
(Lunga pausa di silenzio alla fine della quale entra Elisabetta Canalis).
CELENTANO. Come ti chiami?
CANALIS. Italia.
CELENTANO. Resta un po' qui.

CANALIS. Non posso.
CELENTANO. Perché?
CANALIS. Le cose non vanno bene ed io sto perdendo la mia bellezza.
CELENTANO. Tornerai?
CANALIS. Sì, se gli italiani lo vorranno.

(Intermezzo musicale e Celentano che esegue un brano).

(...)
Sketch con Papaleo sui referendum bocciati dalla Consulta e sul Governo Monti
(...)


(Entra in scena Gianni Morandi, con lo scopo di "sedare" la discussione).

CELENTANO. C'è un altro?
(Pubblico ride divertito).
MORANDI. Cosa sta succedendo? Cosa sta succedendo?
(Applausi e pubblico che continua a ridere divertito).
MORANDI. Scusa: cosa sta succedendo?
CELENTANO. No, stavamo discutendo... tu sai che la Consulta ha bocciato i referendum, no?

MORANDI. Eh sì, non è stata una cosa molto bella.
CELENTANO. Vedi che lo dice anche lui?
PUPO. Questa è una novità: ma da quando in qua sei diventato un paladino delle battaglie perse della sinistra?
MORANDI. Ma quale paladino?
PUPO. E allora sentiamo: perché la Consulta avrebbe sbagliato?
MORANDI. Be', bocciando i referendum ha tolto la parola (parte incomprensibile per problemi di microfono di Morandi a cui segue applauso del pubblico, ndr).
MORANDI (riprendendo l'intervento dopo la sostituzione del microfono, ndr). Non si possono buttare nel cestino un milione, non si possono buttare nel cestino...
(Il microfono ancora pare non funzionare a dovere. Pubblico ride divertito per il "bello della diretta").

CELENTANO. Aspetta, no aspetta un attimo, no perché...

MORANDI (con finalmente un microfono funzionante). No, dicevo che non si possono buttare nel cestino un milione e duecentomila firma. Se pensi che ne bastano cinquecentomila per dare la parola al popolo, figurati che errore che ha fatto la Consulta a buttare via un milione e duecentomila firme.
PUPO. E non pensi, invece, che l'errore grosso come una casa lo stai facendo tu? Informati prima di parlare!
CELENTANO. No, no... scusa un attimo. No, io volevo parlare, perché prima tu hai detto... come si chiama il Direttore della Rai, il Direttore Generale?
MORANDI. Lei.

CELENTANO. Chi?
MORANDI. Come "chi"?
CELENTANO. No, dico...il Direttore Generale, come si chiama?
MORANDI. Si chiama Lei.
CELENTANO. Ah, si chiama Lei. Ah, proprio così. Be', originale però. No perché... eh, ma io ho capito perché. Perché lei vuole mantenere le distanze. Hai visto anche con Michele Santoro l'ha distanziato mica male.

MORANDI. Be' sì, anche lì non è stata una cosa molto bella eh?
CELENTANO. Però tu adesso stai insinuando: non dirai mica che la Rai censura.
MORANDI. No, no, io... scusa, ho avuto uno "sbandamento". Ho avuto uno "sbandamento". Cosa volevi dal Direttore Generale?
CELENTANO. Volevo dire, aspetta che bevo un po' d'acqua perché qui c'è l'aria secca. No, volevo dire: in che camera alloggia il Direttore Generale?
MORANDI. Mah, di solito in quella di centro.
CELENTANO. Ecco, no, volevo dire che quelle cose che ha detto lui sulla Consulta, io non c'entro niente eh? Sono cose che ha detto lui.
MORANDI. Sì, sì è vero: le ha scritte lui ma le ho dette io.

(Applauso del pubblico).
PUPO. Ma piantatela di fare gli ipocriti. Ma non vi vergognate?
CELENTANO e MORANDI ALL'UNISONO. Di che cosa?
PUPO. E che ne so io di che cosa? Voi siete capaci solo di criticare, venite qui e fate il vostro "teatrino". Ma informatevi prima di parlare, informatevi prima di parlare. Lo sapete, siete due ignoranti che a malapena riuscite a emettere qualche nota nel campo musicale. Ah ah... la Consulta... il popolo sovrano... ma chi ve l'ha dette queste cose?
MORANDI. No, ma guarda che tu allora non hai capito.
PUPO. No, capite sempre tutto voi, capite.
MORANDI. No, tu sottovaluti la parola "sovrano", che significa al di sopra di tutto, il più alto. Come fai a non capire?
CELENTANO. No eh be', scusa: lui non può capire.
(Pubblico ride divertito in seguito all'allusione alla statura di Pupo).
CELENTANO. Scusa, quanto sei alto?
(Papaleo entra in scena iniziando a prendere le misure a Pupo, il quale va avanti a "ribattere").
PUPO. Come?
CELENTANO. Quanto sei alto tu?
PUPO. Un metro e dieci.
MORANDI. Eh... effettivamente è un po' poco eh?
PUPO. Un po' poco? Un po' poco? Comunque sono alto quanto basta per non essere ipocrita come siete voi. La Consulta non poteva fare altrimenti, in quanto la cosa si poteva risolvere solo in Parlamento. Anche nel '95, quando ci fu il referendum per la privatizzazione della Rai, anche in quel caso più del 50 per cento votarono a favore. Ma anche lì dovettero per forza cestinare tutto. Perché se la Rai fosse stata privatizzata e il "popolo sovrano", come voi lo chiamate, avesse avuto ragione questa sera probabilmente voi due non eravate qua a sparare le vostre cazzate, carissimi "amici", i sapientoni del nulla, voi che vi credete dei giganti.
CELENTANO. Non si tratta di essere dei giganti. È che a noi ci dispiace di vederti così.
PUPO. Ma "di vederti così" come?
CELENTANO. Così come sei tu.
MORANDI. Ecco vedi perché diciamo che la Consulta ha sbagliato? Perché tu potresti essere moralmente più alto.
CELENTANO. E anche meno basso.
(Pubblico ride divertito).
PAPALEO. C'è un errore.
CELENTANO. Chi?
PAPALEO. Non è alto un metro e dieci lui.
CELENTANO. È più piccolo?
PAPALEO. No. Il Pupo è alto un metro e 65. Quindi, se la Consulta non avesse bocciato il referendum, sarebbe alto quasi quanto voi.

(Applauso del pubblico e altro intermezzo musicale di Celentano che esegue tre brani).

MORANDI. L'altezza, la bassezza fisica, grasso, magro, biondo, con gli occhi azzurri: tutte cose che contano fino a un certo punto. Ciò che conta veramente, invece, è essere alti dentro. Solo così è possibile arrivare intatti e senza macchia a quel traguardo di cui parlava Adriano, che se non altro, poiché nessuno è perfetto, tagliare quel traguardo con meno macchie possibili. Perché, come dice Adriano, quello che stiamo vivendo adesso, di vita, praticamente è uno scherzo.

CELENTANO. E che la vita è uno scherzo basta guardare cosa succede nel mondo. C'è l'aria secca qua. Ma questa, di vita, è soltanto la prima... non la prima, una fermata. La prossima approderemo in un mondo che neanche lontanamente possiamo immaginare quanto è meraviglioso. Lì non ci saranno distinzioni di popoli: neri, bianchi; saremo tutti uguali. Eternamente giovani e belli, in compagnia di cristiani e musulmani, mentre ballano il tango della felicità, in un abbraccio d'amore senza fine. Certo, non mancherà il giudizio di Dio. Ci sarà qualcuno che, prima di entrare in Paradiso, avrà bisogno di una spolveratina. È per questo che è venuto al mondo Gesù: per metterci in guardia contro la polvere. Quella polvere che oscura l'anima, fino ad uccidere i propri simili e a rendere gli Stati assassini. Alla stregua di quei criminali che loro vogliono giustiziare con la pena di morte.

(Applauso di condivisione del pubblico).

CELENTANO. Ma soprattutto è venuto al mondo per dimostrarci che la morte non esiste. Non esiste per i buoni e non esiste neanche per i cattivi che, di fronte alla vergogna che proverebbero in quel dato giorno davanti a Dio, forse preferirebbero morire. Ed è per questo che poi ha cominciato a fare i miracoli, pur sapendo che non sarebbero bastati perché avremmo detto: è un mago, è uno stregone. E allora lui cosa ha fatto? Ha fatto una cosa che nessun mago, nessuno stregone, potrà mai fare: è risorto. E per farlo ha dovuto morire e subendo il più straziante dei martiri. La morte è soltanto un ultimo gradino prima del grande inizio. Ed è per questo che noi... ed è su questo inizio che noi dobbiamo concentrare i nostri pensieri. E invece cosa facciamo? Stiamo qui ad affannarci su quel titolo, su quanto potrà fruttarci in Borsa; a litigare uno con l'altro; a prendercela per ogni piccola cosa.

Ci rattristiamo se un deficiente come Aldo Grasso scrive delle idiozie sul Corriere della Sera. Cadiamo subito in depressione di fronte alla prima ruga. E invece dovremmo avere il coraggio di non tingerci i capelli. Io non so se voi vi rendete conto, ma per quanto lunga possa essere la vita sulla terra, diciamo anche due, trecento anni, che cosa sono? Niente. Io mi ricordo quand'ero giovane, ero forte, pieno di... adesso non mi ricordo più di che cosa ero pieno, però ero pieno di vita, di idee; non facevo in tempo a pensarla una cosa che l'avevo già pensata. Mi ricordo quando ero... voi forse non ci crederete, io mi ricordo che avevo pochi mesi di vita, mi pare quattro-cinque mesi, facevo già la quinta elementare e mi appoggiavo da solo sui braccioli di una sedia. A cinque mesi: vi rendete conto che forza che avevo? La vita è un lampo. Sei nel pieno della giovinezza e, quando meno te lo aspetti, non fai a tempo a guardarti allo specchio, che hai già più di 90 anni. Ecco perché si dice che il Regno dei Cieli è vicino.

(Intermezzo musicale di Celentano che esegue un brano sotto la magistrale Direzione dell'orchestra da parte di Fio Zanotti).

CELENTANO. La Merkel e Sarkozy impongono al governo greco l'acquisto delle loro armi. Se volete gli aiuti e rimanere nell'euro, hanno detto, dovete comprare i nostri carri armati e le nostre belle navi da guerra, imponendo così tagli e sacrifici agli straziati cittadini greci. Questo è ciò che diceva il Corriere della Sera di ieri a pagina 5. Ma già l'estate scorsa il Wall Street Journal rivelava che Berlino e Parigi avevano preteso l'acquisto di armamenti come condizione per approvare il piano di salvataggio della Grecia. È questa l'Europa che vogliamo, cinica e armata fino ai denti?

 

ADRIANO CELENTANO IN ROCK ECONOMY jpegArena di VeronaGIANCARLO LEONE DIAMARA PARODI LUCIO PRESTA GIANMARCO MAZZI LORENZA LEIadriano celentano claudia moriTARCISIO BERTONEADRIANO CELENTANO IN ROCK ECONOMY jpegteatro ariston adriano celentano x Adriano Celentano celentano adrianocelentano adriano 003celentano adriano 005celentano adriano 002celentano adriano 001celentano adriano 004ADRIANO CELENTANO DURANTE LA SUA ESIBIZIONE A SANREMO IL DUETTO DI GIANNI MORANDI E ADRIANO CELENTANO A SANREMO ADRIANO CELENTANO IN ROCK ECONOMY jpegADRIANO CELENTANO IN ROCK ECONOMY jpegADRIANO CELENTANO IN ROCK ECONOMY jpeg

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