1- PAOLO SORRENTINO TORNA A GIRARE UN FILM IN ITALIA. E CHE FILM! SULLA ROMA CAFONAL 2- PROTAGONISTI, CARLO VERDONE E SABRINA FERILLI E TONI SERVILLO. PRIMO CIAK AD AGOSTO 3- UNA ROMA DEGRADATA, FATTA DI POTENTI E “MORTI DI FAMA”, IMMOBILIARISTI E CONTESSE 4- UN’IDEA CHE FULMINO’ SORRENTINO NEL 2009: “SFOGLIANDO IL LIBRO “CAFONAL” DI PIZZI E D’AGOSTINO, SONO RIMASTO AFFASCINATO DALL’UNIVERSO DELLA MONDANITÀ GLOBALE DI OGGI, OMOLOGATA AL GUSTO TELEVISIVO, UN UNIVERSO CHE SI ISPIRA AL GOSSIP DI DAGOSPIA, MA ANCHE A UNA CLASSE DIRIGENTE CERTO NON SOLO ROMANA, A UN UNIVERSO STRAMPALATO CHE MI FA PENSARE A CHE PUNTO SIAMO ARRIVATI”

Michele Anselmi per www.ilvostro.it

La notizia, piuttosto gustosa, sarà illustrata a Cannes nei prossimi giorni dallo stesso regista. Intanto oggi, dopo l'anticipazione domenicale del "Vostro.it", è arrivato il comunicato stampa ufficiale. Paolo Sorrentino, reduce dai sei David di Donatello conquistati con "This Must Be the Place", torna a girare un film in Italia. E che film! Doveva chiamarsi "L'apparato umano", titolo quanto mai metaforico benché intriso di scherzosa fisiologia. Ma all'ultimo momento s'è deciso di cambiare il titolo, che diventa, per antifrasi, "La grande bellezza". Primo ciak ad agosto.

La sorpresa non sta tanto nella presenza, in veste di protagonista, del prediletto Toni Servillo, alla sua quarta collaborazione col regista napoletano. I due hanno affinato negli anni, sin dai tempi di "L'uomo in più", e poi con "Le conseguenze dell'amore" e "Il Divo", un sodalizio umano e artistico che produce ogni volta risultati migliori.

La novità sta nel cast inatteso, un po' fuori dagli schemi "sorrentiniani", destinato a popolarsi nelle prossime settimane di comparsate illustri, se è vero che parteciperanno all'affresco corale, sempre prodotto dalla Indigo in collaborazione con l'italiana Medusa e la francese Babe Films, Carlo Verdone e Sabrina Ferilli.

Sì, avete letto bene. Non che fosse un segreto la stima nutrita dal comico romano nei confronti del cineasta partenopea. «È il regista che mancava all'Italia, il mio preferito con Fellini, Kubrick e Frank Capra. Per la visionarietà e per i toni psichedelici, certe inquadrature del "Divo" mi ricordano la copertina di "Sgt. Pepper's" dei Beatles. E poi i silenzi, l'incomunicabilità... Paolo sta prendendo il posto di Antonioni» confessò giusto un anno, alla vigilia di Cannes, fa a Valerio Cappelli del "Corriere della Sera".

Ora si passa ai fatti, anche se Verdone, alle prese con le faticose prove torinesi della "Cenerentola" rossiniana che andrà in mondovisione tv il 3 e il 4 giugno, non conferma e non smentisce. «Se ne sta parlando, vedremo» taglia corto al telefono. In realtà il regista-attore, non proprio soddisfatto dagli esiti commerciali di "Posti in piedi in Paradiso" ma felice per il successo del suo libro "La casa sotto i portici", avrebbe molto amato il copione, che lo vedrà, forse, nei panni di uno scrittore un po' sfigato e presenzialista, di quelli che bazzicano le feste romane e diventano amici-serventi dei vip del cinema.

Quanto alla Ferilli, potrebbe essere, dopo "Tutta la vita davanti" di Paolo Virzì, il suo ritorno al cinema d'autore dopo tante fiction dimenticabili, in una parte di "bella ciaciona" romana tutta costruita sul suo fisico esplosivo. L'idea è di raccontare, a oltre cinquant'anni da "La dolce vita" di Fellini, con toni anche da commedia grottesca e feroce ma con un punto di vista inconsueto e non moraleggiante, la Roma odierna, affidandosi a una sorta di Virgilio che avrà, appunto, il volto di Servillo.

Secondo la rivista "Best Movie", il personaggio si chiamerà Jap Gambardella (Sorrentino si diverte sempre a trovare nomi bizzarri per i suoi personaggi): un giornalista sessantenne, professionalmente affermato, ben introdotto nei salotti mondani e culturali che contano, con una punta di cinismo ben temperato e lo sguardo disincantato.

Una Roma bella e degradata, fatta di potenti e "morti di fama", immobiliaristi e contesse, e chissà che Sorrentino non abbia ripreso, modificandolo alla luce dei tempi, quel progetto del 2009. Spiegò allora: «Sfogliando il libro "Cafonal" di Pizzi e D'Agostino, vedendo alcuni programmi in tv, leggendo i giornali, sono rimasto affascinato dall'universo della mondanità globale di oggi, omologata al gusto televisivo, un universo che si ispira al gossip di Dagospia, ma anche a una classe dirigente certo non solo romana, a un universo strampalato che mi fa pensare a che punto siamo arrivati».

Fellini come lontano modello ispiratore, naturalmente preso con le molle, sapendo che oggi, in questa Roma allegoria dell'Italia "full Monti", tutto è più degradato, meschino e plastificato. A occhio, sarà un gran film.

 

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