STRAMA-LEDETTA INTER! - IL TECNICO CHE PARLA COME TOTTI AMMUTOLISCE LO JUVENTUS-STADIUM - L’INTER CON TRE PUNTE IN CAMPO APPARECCHIA UNA LEZIONE DI CALCIO AI PARRUCCHINI BIANCONERI - MILITO TROPPO FORTE ANCHE PER L’ARBITRO “TAGLIAVENTUS” (GOL JUVE CON DUE METRI DI FUORIGIOCO) - STRAMA AZZANNA AGNELLI E AGNELLINI: “SENTO TANTO DIRE “SUL CAMPO, SUL CAMPO”: BEH, QUESTA PARTITA L’ABBIAMO VINTA SUL CAMPO”…

Andrea Sorrentino per La Repubblica

Ed ecco il mondo alla rovescia, d'improvviso, dopo sei anni di odio. Ed è un mondo migliore. Non è tanto la vittoria dell'Inter, la prima qui a Torino dopo sette anni, o la prima sconfitta della Juve nel suo nuovo e bellissimo stadio, o la sua striscia di imbattibilità che si interrompe dopo 49 partite. Il mondo alla rovescia sono quegli applausi che partono da una delle due curve juventine, non quella degli ultrà ma fa lo stesso, quando un manipolo di maglie nerazzurre va a salutare i propri tifosi in uno spicchio dello stadio, pochi istanti dopo la fine.

Come se fosse inevitabile, nonostante una rivalità troppo spesso orribile, rendere omaggio a una grande squadra, che qui a Torino ha dimostrato di esserlo in modo completo, totale, senza se e senza ma. Anche se si tratta dell'Inter. L'Inter di Andrea Stramaccioni, il miglior allenatore della serie A, e per distacco, di questo inizio di stagione.

«Sento tanto dire "sul campo, sul campo": beh, questa partita l'abbiamo vinta sul campo» punge il tecnico sulla questione degli scudetti juventini. Poi analizza: «Abbiamo dimostrato che la Juve si può battere anche schierando tre attaccanti, e non era solo per vezzo. Abbiamo preparato la partita in ogni centimetro di campo, ci siamo meritati la vittoria anche dopo quel gol a freddo, il mio particolarissimo benvenuto a Torino... Ma l'Inter ha reagito, ed è stata più forte».

Parla molto, Strama, parla spesso perché l'allenatore dell'Inter è chiamato a parlare tre o quattro volte a settimana, e a forza di parlare ogni tanto gli scappa qualcosa che sa di presunzione, o strafottenza, e per questo gli arrivano illustri rimbrotti. Dicono che lui, ascoltando e leggendo, abbia scrollato le spalle e sia andato avanti a fare quello che fa tutti i giorni: l'allenatore di calcio di una squadra prof, ossia quel difficilissimo mestiere in cui devi essere stratega, motivatore di uomini, manager, psicologo, padre, fratello, cugino, amico e nemico insieme.

L'aveva detto alla vigilia, che avrebbe dormito tranquillo: perché era sereno dopo aver preparato la partita al meglio, e ci poteva dormire sopra. Intanto Moratti festeggia la vittoria da casa: «Quando ho visto il gol in fuorigioco ho pensato alla solita storia: sono stati bravi i giocatori a reagire all'ingiustizia. Stramaccioni non ha bisogno di confronti con Mourinho: è bravo e basta, è sorprendente. Sapevo che avrebbe schierato il tridente da tre giorni. Ora sono felice perché da una stagione che sembrava di passaggio ora si fa interessante, ma aspettiamo a parlare
di obiettivi scudetto».

E' Stramamania. Solo un pazzo incosciente ma di genio poteva giocare a Torino col tridente, e solo un grande allenatore poteva riuscire a vincere qui, e così nettamente, dopo aver preso un gol in fuorigioco dopo 18 secondi, dopo aver visto sotto i propri occhi la mancata espulsione di Lichtsteiner, e nonostante tutto riuscire a guidare psicologicamente e tatticamente la squadra. «Nell'intervallo ci siamo detti che eravamo messi bene in campo e che potevamo farcela», racconta alla fine Milito. Del resto solo un grande allenatore può indovinare l'assetto e poi le sostituzioni nel cuore del secondo tempo, quando le tempie pulsano, quando la folla è eccitata e urlante e lancia oggetti in campo, come quello che colpisce l'arbitro di porta Orsato poco prima del rigore dell'1-1.

Il grande allenatore è Strama, e alla fine bacchetta Marotta, l'ad juventino che prima del via aveva parlato di «spensieratezza tattica» dell'Inter: «Magari adesso il dottor Marotta la pensa diversamente, le sue parole mi hanno dato fastidio... Noi lavoriamo sodo, ci vuole rispetto. Marotta corregge il tiro: «Spensieratezza? Era un complimento ». E l'allenatore ragazzo, lodato anche da Valentino Rossi («È meglio di Mou»), spiega quale sia stato davvero il giorno più bello della sua carriera: «Quando Moratti mi ha scelto».

 

 

stramaccionibeppe marottaDiego Milito e Massimo Moratti

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