robert de niro

IL TRACOLLO BRUTTO DI ROBERT DE NIRO - DA QUALCHE ANNO UNO DEI PIÙ GRANDI ATTORI DI HOLLYWOOD RECITA IN COMMEDIACCE, GIALLI DI SERIE B E HORROR DI TERZ’ORDINE - NON GLI OFFRONO NIENTE DI MEGLIO? L’ULTIMA BOIATA E’ UN FILM IN CUI INTERPRETA IL NONNO ZOZZONE DI ZAC EFRON

robert de niro   il padrino parte iirobert de niro il padrino parte ii

Maurizio Porro per il “Corriere della Sera”

 

Sembra una faccenda di mobbing. Ma chi lo fa a chi? È il cinema, 120enne, che ne ha viste e fatte vedere di tutti i technicolor , a infastidire Bob De Niro con prodotti scaduti? O è il mitico Robert, primo vagito il 17 agosto 1943 a Little Italy, caldo inizio di una classica East side story, che gioca al ribasso?

 

SCORSESE DE NIRO JODIE FOSTERSCORSESE DE NIRO JODIE FOSTER

La resistibile discesa di De Niro. Se per l’ italo american Bob fosse solo una questione di soldi (due mogli, quattro figli, altre varie ed eventuali) i cinefili parteciperebbero a un crowdfunding in onore del suo conto corrente, in modo da evitargli film imbarazzanti. Perché nel 1977 «Newsweek» lo definì divo creativo, mostro sacro, erede di Brando e Dean in un ideale passaggio di disperazioni di american way of life and suffer .

 

vi presento i nostrivi presento i nostri

Domanda: come può un attore straordinario e straordinariamente meticoloso, due volte Oscar, coccolo del mitico Actors Studio, star di Scorsese e Cimino, De Palma e Coppola, comparire in Nonno zozzone elargendo con smorfie fuck, fuck, fuck come nei cinepanettoni: così il trailer, se sarà un capolavoro ci fustigheremo adeguatamente.

 

Al suo fianco, ignudo e con l’occhio da Bambi, Zac Efron, brevemente adorato dalle teenager 2006, oggi neomamme, nella serie High School Musica l: è lui il nipotino da svezzare prima delle nozze dal nonno seduttore.

 

il cacciatoreil cacciatore

Ci deve essere una pulsione sadomaso nelle scelte dell’attore che a dieci anni già ruggiva da leone nel Mago di Oz e a 16 meditava Cechov, ma invecchiando si trova a scegliere sceneggiature di bassa lega, accettando (Il grande match) patetici scontri sul ring contro il coevo Stallone-Rocky, match da casa di riposo, lui che fu memorabile tumefatto LaMotta in Toro scatenato? E che dire di Last Vegas , commedia tipo Una notte da leoni dove con Douglas, Freeman e Kline (il giovane del gruppo) festeggia la terza età senza freni inibitori? E vogliamo parlare del boss Dragna, horror comparsata in Motel?

 

rober de niro in the internrober de niro in the intern

Ha anche accettato, 35 anni dopo Novecento di Bertolucci (quando visse un anno tra le nebbie padane e girò una sexy scena a tre nel lettone con Depardieu e la Casini) e 27 dopo C’era una volta in America di Leone, memorabili titoli, di fare un film italiano, a episodi, Manuale d’amore 3 di Giovanni Veronesi, onestamente senza portare né ricevere valore aggiunto.

 

Perché ha fatto il senatore razzista texano in Machete e il sergente carcerario di Stone uscito da noi in dvd? Si adatta anche al melò sfrontato, come solo Bette Davis e Joan Crawford in finale di partita: in Capodanno a New York è un malato terminale che vuole vedere per l’ultima volta i fuochi di Times Square.

de niro in toro scatenatode niro in toro scatenato

 

Vabbé che il suo orgoglio maschile è salvo: per due volte in Vi presento i nostri (la saga di American pie diciamo così, adulta) in bagno e poi in ufficio in Lo stagista inaspettato , nonostante l’età, viene colpito da vistosa erezione adolescenziale, erede dell’ homo eroticus Buzzanca. Che dire dello sbirro di Showtime? E l’arcivescovo del Ponte di San Luis Rey?

 

Perché un grande della sua generazione, mentre i compagni come Dustin Hoffmann o Al Pacino (detti brutti ma bravi) si danno in pasto ai Riccardi scespiriani e ai Commessi viaggiatori, e Jack Nicholson migliora come il buon vino, accetta commediacce, giallacci, horroracci?

de niro dito medio ai giornalistide niro dito medio ai giornalisti

 

Dopo le performance antisistema dei suoi angeli custodi De Palma e Scorsese (che lo chiama «Mr. Perfezione»), a capofitto negli inferni metropolitani fra ragazzi feriti a morte dal Vietnam, nel corso di una felicissima carriera di oltre 90 titoli, il regista che oggi lo scrittura da comprimario nobile è David O. Russell. Suoi sono Il lato positivo (il papà tifoso di football americano del bipolare Bradley Cooper, forse il De Niro di oggi), e Joy , storia della donna che inventò la scopa elettrica.

 

deniro e pfeiffer in cose nostre   malavitadeniro e pfeiffer in cose nostre malavita

Uno può fare un errore, come Ronald Reagan quando rifiutò Casablanca , ma non può sbagliare no-stop, perché allora diventa un vizio. Pure Bob sbagliò quando rinunciò a Gesù in L’ultima tentazione di Cristo dell’amico Scorsese, bissando poi un no a Spike Lee. Forse oggi che il tempo stringe ama troppo il lavoro, così prende tutto e porta a casa, riserve d’inverno.

 

De Niro Bob, allievo prediletto di Stella Adler e Luther James, prof. all’Actors Studio di Lee Strasberg, è figlio di artisti del Greenwich Village, bohémien a tutti i costi, tanto da fargli sognare il posto fisso di banchiere o assicuratore. È cultore del Metodo (trionfo dei vari Brando, Clift, Dean, Newman...) e dell’immedesimazione alla Stanislavksji-Freud: l’attore usa e abusa del proprio corpo anche se da giovane era noto per pallore e magrezza.

 

de niro e hatahwayde niro e hatahway

Per fare il campione di peso medio LaMotta imparò a boxare e ingrassò con dieta di patate: prese e perse 25 chili, come Michael Fassbender diminuì di 25 (lo sciopero della fame di Bobby Sands in Hunger ) e Christian Bale si inscheletrì in L’uomo senza sonno . Se doveva suonare il sax come il romantico Jimmy di New York, New York lo imparava sul serio; per diventare lo stupratore di Cape Fear non stuprò davvero ma si fece dare cinquemila dollari extra per insudiciarsi la dentatura (e poi altri ventimila per rimetterla a posto).

 

de niro keitel taxi driverde niro keitel taxi driver

Le nevrosi, comprese quelle dell’operaio Mike nel Cacciatore, le introietta sul serio. De Niro cambia ogni volta fisionomia: ai primi tempi sul set gli mettevano un cartellino per riconoscerlo. Il primo sparo nell’inconscio collettivo lo centra con Scorsese in Taxi Driver tra i fumi notturni di New York.

 

Travis il protagonista dice allo specchio la battuta che un sondaggio elegge la più cult di sempre: «Stai parlando con me?». Seguono «Francamente me ne infischio» da Via col vento e il tormentone «Il mio nome è Bond, James Bond», ma quel monologo patologico del reduce che non si adatta si conficca nell’immaginario anni Settanta e ci resta.

 

robert de niro   zac efron robert de niro zac efron

Per il pubblico ventenne o trentenne di oggi, De Niro è il nonno, di lui non conoscono vita, morte, miracoli e gossip, è un famoso attore di ieri, di cui parla lo zio in famiglia. Eppure decise di diventare attore due volte, a dieci anni e poi a sedici. Eppure recitò a teatro, nel mitico off Broadway, con Shelley Winters (sua sadica madre nel Clan dei Barker), lì lo vide De Palma e partì il «c’era una volta...». Quando De Niro sceglie un ruolo, il resto del mondo scompare fino all’ultimo ciak. «Esperienza, osservazione e immaginazione sono le qualità di un attore», dice. Guarda caso, le stesse che Faulkner elencava per lo scrittore. E dobbiamo credere che è un nonno zozzone?

 

de nirode nirorobert de niro 6robert de niro 6robert de niro 9robert de niro 9robert de niro 5robert de niro 5robert de niro 3robert de niro 3robert de niro robert de niro

 

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…