PHARRELL, IL CANTANTE/PRODUCER PIÙ SMART DEL MOMENTO: “I MIEI VIDEO RIFLETTONO LA MIA PASSIONE PER LE DONNE - È SESSISTA CHE IN UN MUSEO LE STATUE DI DONNE SIANO A SENO NUDO?”

Enrico Franceschini per ‘La Repubblica'

«Sì, sono pazzamente felice», ammette per cominciare, e chi non lo sarebbe al posto suo? Già vincitore di sette Grammy come produttore "del decennio" con 100 milioni di dischi venduti, già ispiratore e collaboratore di Jay-Z, Gwen Stefani, Snoop Dogg, Britney Spears, Justin Timberlake, Robin Thicke, i Daft Punk (è la voce del tormentone Get Lucky) e perfino Madonna e i Rolling Stones, già padre di una famiglia perfetta ma pure nuovo sex-symbol maschile perennemente circondato di donne da favola, già 40enne, si potrebbe aggiungere, eppure con un incredibile aspetto da eterno Peter Pan,

nei prossimi giorni Pharrell Williams pubblica il suo primo album, Girl (esce il 4 marzo), dopodiché potrebbe vincere l'Oscar per la miglior canzone originale con Happy, colonna sonora del cartone Cattivissimo me 2, in testa alla hit parade in quattordici paesi, di cui è autore, interprete e pure regista nella videoclip più lunga della storia, 24 ore in cui si alternano a cantarla centinaia di persone oltre a lui, bambini e anziani, belli e buffi, sconosciuti e famosi, tra cui Steve Martin, Magic Johnson, Jamie Foxx.

L'ha cantata ai Brit Awards, i premi della musica inglese, l'ha cantata nell'intervallo dell'All Star Game, la partitissima del basket americano, la canterà il 2 marzo a Hollywood, durante la premiazione in mondovisione degli Oscar, e ora la canta in una saletta londinese della Sony anche per noi, giornalisti convocati da ogni angolo del pianeta apposta per ascoltarla insieme agli altri brani del suo primo album. La felicità è contagiosa: andate su YouTube, provate ad ascoltarla anche voi e scommettiamo che a ogni ritornello, "because I am happy", in faccia vi apparirà un sorriso?

Prepariamoci dunque a conoscere meglio l'americano descritto come il "nuovo re del pop", sebbene la sua sia una musica incrociata con il rap, l'urban e il cool, non a caso la parola che ripete di continuo, "ok, cool", a conclusione di ogni discorso.

Una vaga rassomiglianza con Sammy Davies jr, ragazzo-prodigio nella Virginia Beach della sua infanzia come batterista, produttore di un successo dietro l'altro con la sigla Neptunes e poi da solo, quindi autore lui stesso, Pharrell è una superstar multimediale che spazia nella canzone, nella moda (disegna una linea d'abbigliamento, firma accessori per Louis Vuitton), nell'arte.

Si presenta con cappellone da cow-boy tipo quello che Bob Dylan indossava in Pat Garrett, giubbottino a pois, catenine, orecchini, anelli, tatuaggi e due-tre groupies al seguito, una nera, una bianca, una rossa (di capelli) - come nel poster di
Girl, l'album che un dj suona sullo sfondo e che lui canta e balla dal vivo davanti ai cronisti, con una carica così irrefrenabile da spingere a ballare pure il vicepresidente della Sony spaparanzato su un divano al suo fianco e la maggior parte dei cronisti presenti, uno dei quali propone di spostare le sedie e trasformare la sala in discoteca.

«Grazie per essere venuti ad ascoltare la mia musica, la vostra calorosa accoglienza mi rende pazzamente felice », inizia a dire l'erede di Michael Jackson e Prince.

Come fa un produttore a diventare cantante?
«Ho sempre suonato e cantato, naturalmente, ma poi un giorno gli amici della Sony mi hanno detto: vorremmo che tu facessi un album da solo. Non mi ero mai sognato che qualcuno volesse sapere cosa avevo in testa e nel cuore. Mi sento come un bambino goloso, chiuso nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. E questo che vi sto facendo sentire è il risultato ».

Una canzone dell'album l'avevamo già sentita, però: Happy. Di che cosa è così tanto felice?
«Quando mi hanno offerto di scrivere e poi interpretare un brano per Cattivissimo me,
ho passato un periodo difficile, di frustrazione artistica. L'ho scritta nove volte, prima che venisse fuori la cosa giusta, quella canzone.

Ho dubitato di me stesso. Ma quello che avevo dentro era gioia pura per l'opportunità che mi era stata data. E l'obiettivo era non solo di esprimere la mia felicità, ma di fare felici tutti quelli che l'ascoltassero. Spero di esserci riuscito ».

Perché l'album s'intitola Girl, anzi "GIRL", lettere maiuscole e staccate una dall'altra, come la produzione sottolinea che andrebbe scritto?
«È il mio modo di ringraziare le donne per tutto quello che hanno fatto. È la mia ode alle donne. Io penso che le donne sono il centro dell'universo. La società non ha ancora riconosciuto a sufficienza la loro importanza, ma succederà.

Le donne potrebbero fermare il mondo, se smettessero di lavorare; e mettere fine alla nostra specie, se non facessero più figli. Un giorno saranno pagate come gli uomini e tutto cambierà. Io aspetto il giorno in cui il 75 per cento dei presidenti e primi ministri della terra saranno donne. Allora sì che saremo più felici».

Però nei video musicali da lei prodotti ci sono donne mezze nude, donne in pose sexy, un punto di vista che qualcuno può giudicare sessista.
«I miei video riflettono la mia passione per le donne. Per me sono belle, bellissime, e mi va di mostrarlo. È sessista che in un museo le statue di donne siano a seno nudo? E poi attenzione, nei miei video le donne danzano con il seno di fuori, ma non fanno niente di sessuale o di umiliante. Non lo permetterei. Ho profondo rispetto per le donne».

Cos'è la bellezza per lei?
«È quello che esprimo in Marilyn Monroe, una delle canzoni dell'album. La bellezza non è solo quella di Marilyn, non ce n'è un tipo solo. La diversità è bellezza».

 

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