UN BISCHERO SOLO AL COMANDO – CUCCIA È MORTO, AGNELLI NON C’È PIÙ E I POTERI STORTI NON SE LA PASSANO TANTO BENE: RISULTATO? RENZI SI PRENDE IL POTERE QUANDO DEL POTERE ITALICO E’ RIMASTO BEN POCO (GENERALI, FINMECCANICA, ENI, ENEL)

Giorgio Meletti per ‘Il Fatto Quotidiano'

C'è grossa crisi, come diceva il profeta di Quelo. Il 23 febbraio scorso l'economista di Forza Italia Renato Brunetta ha fulminato il nascente governo di Matteo Renzi: "È imposto dai poteri forti e si chiamano banche".

Due mesi dopo l'Abi, associazione dei poteri forti che si chiamano banche, minaccia di fare causa al governo per la pillola da 2 miliardi di tasse che gli ha rifilato per far tornare i conti dei famosi 80 euro. C'è disorientamento.

Enrico Cuccia è morto, Gianni Agnelli è morto e il presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, "banchiere di sistema" per eccellenza, è costretto a sfidare l'imprenditore Diego Della Valle su una pista di sci per mostrargli la tonicità dei suoi 81 anni.

Dopo esserci baloccati per anni con l'idea che l'onda anomala dell'antipolitica preparasse il trionfo della società civile, scopriamo che nell'Italia di Matteo Renzi, per la prima volta dalla fine del fascismo, il potere politico non ha una borghesia industriale che lo fronteggi. Sul Corriere della Sera Giuseppe De Rita lamenta che anche la recente tornata di nomine al vertice di aziende pubbliche del calibro di Eni, Enel e Poste si è consumata nell'assenza, e comunque nella "carenza di cultura", della "classe manageriale italiana".

"Nessuno si preoccupa più delle sorti del Paese"
Uno dei più importanti ed esperti avvocati d'affari milanesi allarga le braccia: "Qui non c'è più nessuno che si preoccupi delle sorti del Paese. I Pirelli, i Pesenti, i Marzotto... Dissolti. Ogni famiglia ricca si occupa solo degli affari suoi, e tutti sono contenti di Renzi perché hanno capito che non romperà troppo le scatole.

Per loro è il compromesso ideale tra il berlusconismo e la sinistra: gli imprenditori non si aspettano più niente dalla politica, sono contenti di un governo che non faccia danni ai loro interessi. E comunque avvertono: andateci piano a rimpiangere l'Avvocato, anche lui pensava molto agli affari suoi, sennò non ci saremmo ridotti così".

Usciamo da un'epoca in cui l'oligarchia detta classe dirigente dava la rotta alla politica, anche se non sempre con successo e con l'interesse generale in mente. Un testimone privilegiato degli incroci tra politica e affari come Luigi Bisignani racconta che nell'estate del 1992 il boss di Mediobanca, Enrico Cuccia, riunì nel suo ufficio la crema del capitalismo italiano per fare fronte comune contro l'inchiesta Mani Pulite.

C'erano Agnelli, Cesare Romiti, Leopoldo Pirelli, Marco Tronchetti Provera, Carlo De Benedetti e Giampiero Pesenti. Oggi a una riunione così non si saprebbe chi invitare. Intorno a Renzi c'è il deserto dei poteri forti italiani, mentre quelli stranieri premono alle frontiere mirando agli ultimi gioielli dell'industria italiana.

Un manager pluridecorato e provvisoriamente fermo ai box ricorda l'origine della storia: "Proprio nel ‘92 Cuccia mi confidò il suo progetto di dare alle grandi famiglie del capitalismo italiano delle rendite sicure, come fanno gli imprenditori ricchi con i figli scemi. Tentò di dare la Telecom alla Pirelli e agli Agnelli, fece consegnare ai Benetton le Autostrade.

Ormai delle grandi famiglie non c'è più niente. Hanno liquidato molte attività, magari vivono a New York o a Montecarlo, hanno investito in finanza e immobili, quasi sempre all'estero. Quel che è peggio è che non c'è più nessuno dotato di una visione". La differenza tra ieri e oggi è lampante in una battuta polemica dell'allora presidente di An, Gianfranco Fini, datata 1997: "Una politica per la famiglia il governo Prodi ce l'ha, è che si tratta della famiglia Agnelli". La seconda repubblica è stata dominata dallo scambio di accuse tra i politici sull'acquiescenza a poteri forti riconoscibili, con nome e cognome: Agnelli, De Benedetti, Cuccia, Berlusconi.

Oggi i poteri forti sono fantasmi misteriosi e indefiniti, la grande finanza internazionale, il Gruppo Bilderberg, le banche. Durante il primo governo Prodi (1996-1998), in due anni e mezzo ci sono stati almeno sette incontri ufficiali tra il premier e l'avvocato Agnelli, che era senatore a vita e votava regolarmente la fiducia ai governi dell'Ulivo, come prima l'aveva votata a Berlusconi.

Il successore di Prodi, Massimo D'Alema, non solo dialogava regolarmente con Agnelli, ma addirittura uscì a piedi da Palazzo Chigi per incontrare Cuccia in casa del comune amico Alfio Marchini. Il vecchio banchiere ebbe due faccia a faccia con il primo (e ultimo) premier ex comunista, il primo durante la scalata di Roberto Colaninno alla Telecom (di cui Mediobanca era regista) e il secondo in occasione della fusione tra Assicurazioni Generali e Ina. Il confronto tra governo e potere politico era serrato e costante, con la politica sempre leggermente genuflessa.

La partecipazione di grandi banchieri come Bazoli, Corrado Passera e Alessandro Profumo alle primarie del 2005 fu considerata un punto di forza per il ritorno di Prodi a Palazzo Chigi. Gli anni della grande crisi economica hanno lasciato in mutande i re dell'economia. Tecnici sussiegosi come Mario Monti e Corrado Passera, che per anni avevano guardato dall'alto in basso la politica, rilasciando tutt'al più salvacondotti privati per le ambizioni di questo o quel leader, hanno giocato la carta del partito personale. Un imprenditore importante come Alberto Bombassei (freni Brembo) si è fatto eleggere alla Camera.

Lo stesso Profumo, prima di andare a presiedere il Monte dei Paschi di Siena, aveva selezionato un potente del calibro di Rosy Bindi per dare ampia disponibilità a incarichi romani. L'ex presidente della Fiat Luca di Montezemolo ha tenuto per anni in ansia il Paese minacciando la discesa in campo. Ma se nel 1976 Umberto Agnelli entrò in Parlamento per rappresentare la grande borghesia italiana, e se Gianni suo fratello nel 1991 fu nominato senatore a vita da Francesco Cossiga per lo stesso motivo, le ambizioni politiche dei loro tardi epigoni sopra ricordati appaiono invece storie personali di limitato interesse generale.

Il primo a prendere il potere senza il permesso della Fiat

L'Italia di Renzi è un posto dove i lobbisti non sanno con chi parlare a Roma "perché tanto decide tutto lui". Ma anche il capo del governo, se volesse incontrare il capitalismo italiano, non saprebbe a chi telefonare. Ha liquidato il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi come insignificante e si rivolge direttamente (via satellite) alle masse di piccoli e medi imprenditori disperati, mentre i protagonisti dell'economia che frequenta sono solo suoi vecchi amici. Oppure - il mondo si è davvero capovolto - imprenditori che lo assillano in cerca di patenti renziane.

Il leggendario scambio di complimenti tra Renzi e Sergio Marchionne ("Firenze città piccola e povera", "Si sciacqui la bocca prima di parlare, noi abbiamo fatto il Rinascimento, lui la Duna") risale a diciotto mesi fa: il potente manager lo definì inadatto a governare l'Italia e il sindaco di Firenze ha preso il potere senza il permesso della Fiat. La politica sta come sta, ma il capitalismo italiano sta messo proprio male.

 

MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE AGNELLI EDOARDO E GIANNICARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERACARLO DE BENEDETTI DA FABIO FAZIORENZI-DALEMAProfumo Alessandro Cesare Romiti

Ultimi Dagoreport

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”