1. POVERO “FIGAS” LUNA CHE NON RIUSCÌ PIÙ A SOLLEVARSI, AGLI OCCHI DELLA NOSTRA CRITICA, DALL’ETICHETTA INFAMANTE DEL REGISTA DELLA VALERIA MARINI CON LE ANGUILLE 2. CRITICI CHE NON POTEVANO CREDERE ALLA GRANDE SCENA DI VALERIONA IN QUEL DI COMACCHIO CUCINATA (DICIAMO) DA JORGE PERUGORRIA, SUPERMACHO DI POCHE IDEE (“ALLE DONNE DEVI DARE MINCHIA, MINCHIA, MINCHIA E BOTTE!”) CON L’AIUTO DELLE ANGUILLE

Marco Giusti per Dagospia

Se ne va anche Bigas Luna, maestro catalano di erotismo e stravaganza, grande scopritore di attrici e attori, da Penelope Cruz a Francesca Neri, da Javier Bardem a Mathilda May, morto a 67 anni di cancro. Certo, in Italia, se dici Bigas Luna non puoi non ricordare la grande serata al Festival di Venezia del 1996 del suo "Bambola", interpretato da una Valeria Marini al massimo della forma fisica e del suo stato di star televisiva.

Un delirio di pubblico e di critici che non potevano credere a quel che vedevano e che culminava nella grande scena di Valeriona in quel di Comacchio cucinata (diciamo) da Jorge Perugorria, supermacho di poche idee ("Alle donne devi dare minchia, minchia, minchia e botte!") con l'aiuto delle anguille.

Il tutto accompagnato dalla musiche di Lucio Dalla, dalla presenza di Anitona Ekberg come mamma un po' mignotta e molto alcolista, da un fratello finto biondo iperchecca, uno Stefano Dionisi quasi imbarazzante. Bigas Luna aveva girato con Valeriona anche una pubblicità molto ricca, prima o dopo il film, non ricordo bene...

La trovava una vera star del sesso e si stupì, si dice, che il suo film e la sua star non venissero capite e che il suo cinema precipitasse da una etichetta dignitosa di erotismo surrealista catalano ottenuto dai suoi film precedenti, come "Jamon Jamon" o "La teta y la luna" premiati proprio a Venezia, a una zona sotto-brassiana di trash un po' televisivo.

Anche se diresse altri cinque film dopo "Bambola", da "L'immagine del desiderio" con Romane Bohringer, a "Volavérunt" dove Jorge Perrugora è Goya accanto a Stefania Sandrelli e Aitana Sanchez Gijon, da "Son de mar", scritto con Rafael Azcona e interpretato dalla bella Leonor Watling, a "Yo Soy La Juani" con Veronica Echegui, fino a "Di Di Hollywood" con Elsa Pataky, Bigas Luna non riuscì più a sollevarsi, agli occhi della nostra critica, dall'etichettta infamante del regista della scena della Marini con le anguille che le scivolano dappertutto.

Andò molto meglio a Francesca Neri, allora giovanissima attrice italiana, che grazie proprio a un film fortemente erotico di Bigas Luna, "Le età di Lulù", tratto dal celebre romanzo di Almudenia Grandes, diventò una star internazionale. Andò ancora meglio a PenelopeCruz e a Javier Cruz, lanciati proprio con "Jamon Jamon", che ottenne il Leone d'Argento a Venezia.

L'erotismo di Bigas Luna, però, non era facile da decifrare per il nostro cinema. Quando uscì il primo film che lo lanciò a livello internazionale, "Bilbao", da noi noto come "Lo chiamavano Bilbao", era il 1978, lo stesso anno della morte di Franco. La Spagna, e la provincia Catalana soprattutto, uscivano da un lunghissimo incubo che non poteva che generare dei mostri. La mostruosità di "Bilbao", il suo erotismo malato, era proprio frutto del franchismo e di anni e anni di repressione.

Bigas Luna era arrivato al cinema in maniera del tutto non convenzionale. Designer, poi artista plastico, si era ritrovato a girare dei corti erotici nella seconda metà degli anni '70 che diventarono poi un film col titolo di "Historias impudicas" . Prima di "Bilbao" aveva girato nel 1976 "Tatuaje" con Pilar Velazsquez e Monica Randall, cast di bellezze ancora antiche.

Nessun critico italiano, credo, ha mai visto i suoi film successivi, lo stravagante "Caniche" o l'ancora più interessante "Reborn" con Dennis Hopper e Michael Moriarty, girato in America nel 1980. In America cerca di mettere in piedi altre operazioni strampalate, "Pink Mamma", "Blessed Bloody Mary", che non chiuderà mai.

Si muove tra horror, thriller e erotismo, negli anni che vedono emergere maestri come Romero o Carpenter, mentre proprio in Spagna si gettano le basi per la costruzione di quello che sarà un vero grande cinema horror con nuovi registi. Nei primi anni '80 gira un episodio di "Cuentos fantasticos", poi un più impegnativo "Lola" con Angela Molina, "Angoixa", prima di arrivare alla coproduzione con l'Italia con "le età di Lulù" e sbarcare a Venezia in concorso con "Jamon Jamon", dove dirigerà anche Stefania Sandrelli.

Come gran parte del cinema catalano del dopo franchismo, Bigas Luna non è stato un regista particolarmente studiato da noi e, certo, l'esperienza di "Bambola" non lo ha particolarmente aiutato. Bigas Luna, alla fine, ci appare più vicino al mondo di Azcona e Marco Ferreri che non a quello di un Tinto Brass. Fece comunque pace con Venezia, visto che venne invitato nel 2006 a prendere parte alla Giuria del Festival. Senza anguille.

 

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