CHI PRENDE IN GIRO I GIROLAMINI - IL CLAMOROSO CASO DI MARINO MASSIMO DE CARO, DIRETTORE DELLA PIÙ ANTICA BIBLIOTECA NAPOLETANA ARRESTATO CON L’ACCUSA DI AVER RUBATO TESTI PREGIATI - I COLLABORATORI, DALLA GIOVANE ASSISTENTE UCRAINA VIKTORIYA PAVLOVSKIY (“L’OMBRA” DI DE CARO) AI CONIUGI SUDAMERICANI, CABELLO E PAOLA LORENA WEIGANDT RICOMPENSATI CON PREZIOSI VOLUMI…

Leandro Del Gaudio per "Il Mattino"

È «l'ombra» di De Caro, la sua assistente personale, tanto da ottenere un alloggio personale in un monumento nazionale proprio lì, all'interno del complesso dei Girolamini. «Personalità trasgressiva, portatrice di un bagaglio di conoscenze decisivo in materia di libri antichi», viene ritenuta una pedina fondamentale in una trama ancora tutta da ricostruire, capace comunque di aggredire e compromettere il patrimonio della Biblioteca dei Girolamini.

Poche pagine, sono firmate dal gip Francesca Ferri, per dire no alla richiesta di scarcerazione di alcuni indagati nell'ambito delle indagini sui furti di libri pregiati dal complesso di via Duomo. Poche pagine per fare luce su presunti ruoli e responsabilità di soci, assistenti, collaboratori di Marino Massimo De Caro, l'ex direttore dei Girolamini finito in manette nel corso di un'inchiesta condotta dalla Procura di Napoli.

Si parte da lei, da Viktoriya Pavlovskiy, natali a Polonn (Ucraina) il 7/1/1991, che non viene ritenuta solo assistente dell'ex direttore, ma la sua vera e propria «ombra». Scrive il gip: «Lo segue ovunque, lo accompagna dappertutto, lo affianca nelle stanze del potere dove si reca De Caro, ma anche all'interno della biblioteca dei Girolamini, in cui, dopo poco tempo, avrà diritto ad un alloggio personale. Giovane ma competente - continua il gip - tecnica e precisa».

Poi: «L'unica cosa che dice di non sapere, è che i libri vengono spostati, movimentati, per soddisfare l'obiettivo principale del De Caro: con l'obiettivo di impossessarsi del maggior numero di libri antichi, senza che le sottrazioni possano essere attribuite al periodo della sua direzione».

Ma ce n'è anche per gli altri protagonisti dell'affaire. Partiamo proprio da De Caro. Difeso dalla penalista Ester Siracusa, ha mostrato un atteggiamento collaborativo solo in parte, pur negando di essere stato il regista di una sistematica opera di spoliazione della più antica biblioteca napoletana.

È un uomo di potere - aggiunge il gip - sa come ricompensare i suoi soci, «nel trattare la posizione dei coindagati, sceglie chi salvare e chi consegnare ai giudici e rende dichiarazioni solo parzialmente confessorie. Per lui, le esigenze cautelari sono immodificate ed anzi aggravate, visto il pericolo di inquinamento probatorio, grazie alla conoscenza di cui gode, potrebbe far scomparire materiale scottante e prezioso sottratto alla biblioteca». Poi: «Sarebbe interessante comprendere - insiste il gip -, cosa è custodito nella cassaforte di cui parla un altro indagato (Mirko Camuri), di cui De Caro aveva le chiavi e se ci fu sottrazione o sostituzione dei volumi maneggiati».

Nel respingere le richieste di scarcerazione, il gip ricostruisce anche il giro di affari internazionali che vede coinvolti altri soggetti, tra cui una coppia di argentini. Si parte da Camuri, il «vettore» delle casse di libri, capace di conservare volumi pregiati in casa di una anziana incapace di accorgersi quanto stesse accadendo nella sua abitazione. Una vicenda clamorosa, tanto da spingere il gip a focalizzare l'attenzione sul ruolo di due soggetti estranei al processo che - vista la risonanza mediatica del caso Girolamini - hanno spontaneamente consegnato numerose casse contenenti libri pregiati, che erano state loro consegnate dall'argentino Alejandro Cabello.

E veniamo alla posizione dei sudamericani: i coniugi Alejandro Cabello e Paola Lorena Weigandt, che si presentano al giudice come «operai» alle dipendenze di De Caro, che li avrebbe aiutati a stabilirsi in Italia. «Fanno dieci o venti viaggi a Napoli (tutto spesato da De Caro), spesso con l'auto dell'ex direttore, in modo da usare lo stesso telepass, incassano gettoni di presenza: 100 o 200 euro al giorno come gettone di presenza a Napoli, ma incassano anche dazioni da mille o duemila euro dalle mani dello stesso De Caro».

Si parla di soldi, di incassi, tanto che il gip svela anche un altro tassello: De Caro ricompensava Cabello, in cambio della loro manodopera, anche con libri pregiati. È lo stesso Cabello ad ammettere di aver ottenuto dall'ex direttore un libro poi stimato da un antiquario fino a 16mila euro.

 

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