ultimo tango a parigi sesso nel cinema

QUANDO IL BURRO FINÌ SUL ROGO - BERTOLUCCI SI SENTIVA IN COLPA MA NON SI PENTÌ MAI DI AVER SORPRESO MARIA SCHNEIDER CON LA SCENA DEL SESSO ANALE, CHE PORTÒ IL FILM A ESSERE LETTERALMENTE BRUCIATO DALLA CENSURA: ‘A VOLTE, PER OTTENERE QUELLO CHE HAI IN MENTE, DEVI ESSERE COMPLETAMENTE LIBERO E PER ME L'UMILIAZIONE E LA RABBIA ESPRESSE DA MARIA NON DOVEVANO ESSERE RECITATE. L'ARTE HA UN OBBLIGO DI SINCERITÀ E DI VERITÀ’

1 - QUELLA SCENA DEL BURRO CHE FINÌ SUL ROGO

Maurizio Porro per il “Corriere della Sera

bertolucci ultimo tango vanity fair 9

 

Ultimo tango a Parigi è stato il caso più clamoroso del cinema italiano: accusato, giudicato, mandato al rogo nel '76 (unico caso nella storia), ritirato dalle sale quando già gli incassi erano al top. Poi assolto nell' 87, lungo un iter processuale interminabile durante il quale il regista chiese persino la grazia al presidente Leone, che non la concesse ma chiese di salvare tre copie del film a futura memoria presso la Cineteca.

 

bertolucci ultimo tango vanity fair 7

Ed è stato il maggiore incasso della storia d' Italia: ben 15 milioni e 623.000 presenze, altro che Zalone, poco meno di Guerra e pace , più di Leone e Fellini. L' idea venne a Bertolucci che scrisse un soggetto intitolato «Un giorno e una notte, un giorno e una notte» ma non fu facile trovare l' interprete maschile: dopo il pudico no di Belmondo e Delon, si convinse Marlon Brando, reduce dal rilancio del Padrino , che però volle vedere Il conformista . Poi invitò Bertolucci a casa sua in California per un mese, a parlare del film e di tutto.

bertolucci ultimo tango vanity fair 6

 

Dopo il clamore suscitato (il regista perse per cinque anni i diritti civili, boccone amaro che non deglutì mai) Brando e Maria Schneider per diverse ragioni gli tolsero il saluto. Brando si era sentito spogliato dei suoi segreti in quanto nella scena davanti alla salma della moglie parlava della sua memoria e della sua infanzia, un' escalation da Actors Studio (ma c' era lo zampino di Strindberg).

 

bertolucci ultimo tango vanity fair 4

L' attrice dopo anni si disse all' oscuro della famosa scena del burro, preparata a sua insaputa e si disse molto delusa. Oggi con me too ci sarebbero reazioni, ma Bertolucci di recente diceva: «Se Maria si lamenta di essere stata violentata davvero, allora anche Marlon è morto sul serio».

 

ultimo tango a parigi 1000102

E da quando Brando gli tolse il saluto passarono alcuni anni, l' attore non si faceva trovare al telefono ma alla fine Bertolucci andò a Los Angeles e, fra qualche difficoltà e intemperanza, si riappacificarono. «Il film - commentò il regista - è solo un incontro di reciproche prevaricazioni, anche lei dopo usa una certa violenza contro di lui, c' è complicità nel dolore, desiderio, piacere». E quando si festeggiarono i trent' anni dell' opera, lodata da molti critici, Bertolucci disse: «Oggi sarebbe un film per educande».

 

 

2 - «LA SCENA DEL BURRO CON SCHNEIDER E BRANDO? NON MI SONO PENTITO»

MARLON BRANDO E MARIA SCHNEIDER NE L ULTIMO TANGO A PARIGI

Andrea Carugati per “il Giornale

 

Nel 2013 Bernardo Bertolucci, nonostante fosse già costretto su una sedia a rotelle, volò a Los Angeles. Cinque anni prima era apparsa la sua stella sulla Walk of Fame ma lui, a causa della sua infermità, non l' aveva ancora potuta festeggiare.

 

La proiezione a Hollywood della nuova versione restaurata e in 3D del suo Ultimo Imperatore fu l' occasione per visitare un' ultima volta la Città degli Angeli e inaugurare la stella. Ci fu il tempo per una lunga intervista, in cui raccontò degli inizi, della carriera, di politica e delle sorti del cinema italiano contemporaneo: «Pensavo mi sarebbe toccato fare da cicerone nelle macerie del cinema italiano, ma nell' ultimo decennio ho percepito una nuova energia che mi fa essere ottimista per il futuro disse -, basti pensare a registi come Matteo Garrone e Paolo Sorrentino».

maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi

 

Ci vide lungo, pochi mesi dopo Sorrentino avrebbe vinto l' Oscar per il miglior film straniero, con La Grande Bellezza.

 

maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi

La sua passione per il cinema era iniziata da ragazzo, a diciott' anni. «Me ne innamorai quando vidi La dolce vita di Federico Fellini in una versione ancora grezza. Un gruppo di intellettuali fu invitato a una prima proiezione, fra questi c' erano Pier Paolo Pasolini e mio padre, Attilio, che era un poeta piuttosto affermato e che decise di portarmi.

 

bertolucci ultimo tango vanity fair 10

Vidi un film ancora in fase di montaggio, girato in differenti lingue. Marcello Mastroianni parlava in italiano, Anouk Aimée in francese, Nico in inglese e in sottofondo si poteva sentire la voce di Federico Fellini che diceva ad Anita Ekberg: Anita, Anitona, sorridi, stupida!. Quell' insieme di arte e linguaggi mi regalò una tale emozione che pensai: voglio diventare un regista di cinema. Mi affascinava la capacità di inventare un mondo. Fellini con La dolce vita creò un mondo che prima non c' era. Prima di quel film i paparazzi non esistevano.

bertolucci ultimo tango vanity fair 11

 

Era un mondo realistico ma che non esisteva nella realtà, lui lo portò alla luce. Fu una tale emozione che mi fece decidere cosa sarei diventato. Dopo quel giorno rividi La dolce vita molte e molte volte, ma la versione finita e doppiata aveva ormai perso quella sua brutale estetica che tanto mi aveva affascinato».

 

La fama internazionale per il regista arrivò nel 1972, quando uscì Ultimo tango a Parigi. «Fu un successo intermittente. Uscì, vantò un enorme pubblico ma poi venne ritirato dalle sale per via della censura, poi tornò e venne nuovamente ritirato. Nel 1976 la Cassazione confermò in via definitiva la condanna per oltraggio al pubblico pudore. Il film andò al rogo, come le streghe, ed io subii anche un danno collaterale: perdetti i diritti civili.

bertolucci ultimo tango vanity fair 12

 

Me ne accorsi quando non vidi arrivare la mia tessera elettorale, andai a chiedere spiegazioni e mi venne detto che avevo perso il diritto di voto, per cinque anni.

Erano gli anni Settanta, periodo di grande fervore politico. Fu un duro colpo per me».

 

Però quella controversa storia di una relazione erotica ambigua gli aprì molte porte. «Fu grazie a quel film che riuscii a fare Novecento. Il successo economico di Ultimo tango, mi diede libertà di movimento e mi permise di fare ciò che prima non avevo i mezzi per fare».

bernardo bertolucci

Dopo aver girato il film, la protagonista femminile, la giovanissima Maria Schneider smise di avere qualsiasi contatto sia con lui che con Marlon Brando.

 

«Non ci perdonò mai il fatto che non la avvertimmo della famosa scena del burro. Decisi di non dirle niente perché volevo cogliere la sua reazione di ragazza, non la recitazione dell' attrice. Da allora mi odiò e da allora mi sento in colpa». Non abbastanza da provare rimorso, però: «Mi sento in colpa ma non sono pentito. A volte, per ottenere quello che hai in mente, devi essere completamente libero e per me l' umiliazione e la rabbia espresse da Maria non dovevano essere recitate, dovevano essere davvero sentite. Credo che l' arte abbia soprattutto un obbligo di sincerità e di verità».

 

BERTOLUCCI 1

Fu anche l' occasione per parlare di politica e dell' ondata di populismo che si stava facendo strada in Italia. «Percepisco inerzia e distacco. Gli italiani, poco a poco, si sono disinteressati alla politica ed è desolante vedere come quel po' di energia che ancora c' è vada verso Beppe Grillo». Nel 2013, anno delle elezioni politiche e del primo grande exploit dei Cinquestelle, Bertolucci definì fugace il successo elettorale dei grillini: «È un successo fugace ma molto significativo della disaffezione verso i partiti tradizionali e della rinnovata forza del populismo».

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...