RADICAL TILT – L’ARISTO-DEM OVVERO IL TRIONFO DEL TRONFIO SOCIALE

Corrado Ocone per "Libero"

Radical chic non è solo il tipo antropologico individuato con impareggiabile maestria da Tom Wolfe in un articolo, destinato a fare epoca, apparso nel giugno 1970 sul New York Magazine. È anche e soprattutto una «categoria dello spirito umano», ovvero «un atteggiamento, una condizione, un modo» di essere che tende a riprodursi e ad adattarsi alle più diverse latitudini e nelle più svariate situazioni ambientali.

È questo almeno il convincimento di Daniela Ranieri, l'autrice di un brillante pamphlet appena uscito per Ponte alle Grazie. AristoDem. Discorso sui nuovi radical chic (pagine 275, euro 16,9). L'ambientazione del «dramma in parecchi atti» che ci viene proposto non è la New York colto-borghese degli anni immediatamente seguenti al Sessantotto, in cui si organizzavano concerti di élite per finanziare gruppetti rivoluzionari marxisti-leninisti. È, forse più prosaicamente, la Roma in cui la razza padrona ha ceduto il posto alla terrazza padrona.

Non la terrazza cafonal di Jep Gambardella, il protagonista dell'ultimo e tanto immeritatamente decantato film di Sorrentino, ma la terrazza «decente» e «perbene» della casa di Corso Trieste 219 ove abita Luciana, la protagonista del libro. Che si presenta come un racconto, vuole essere un «trattatello» (come con perdonabile civetteria lo definisce l'autrice), ma finisce per essere un saggio di costume e persino di filosofia.

Se alla terrazza di Gambardella affluivano scrittori e giornalisti «ammanicati» e potenti veri o presunti, nonché donne più o meno discinte e siliconate, a questa convergono persone sobriamente misurate e opportunamente indignate di come il mondo va ma non dovrebbe andare. Persone «altre», per utilizzare l'idiomatica espressione da loro usata in ogni dove: il loro, autocertificano, è «un sentire altro, un ragionare altro, un comunicare altro». È vero ciò? Il fatto che a certificare la strutturale «diversità» dei secondi terrazzieri rispetto ai primi siano loro stessi, qualche dubbio pur dovrebbe metterlo.

Ma a far cascare l'asino, come suol dirsi, è un altro elemento, quello che emerge da un'analisi solamente un po' più ravvicinata della loro vita e delle loro abitudini. Che è quanto ci propone appunto Daniela Ranieri, la quale ha soprattutto il merito di mostrare la cifra ultima che informa la loro esistenza: la profonda asimmetria fra «teoria» e «pratica», diciamo così, cioè il predicare bene e il razzolare il contrario.

In una parola, l'ipocrisia. Tanto che alla fine il democraticismo ostentato è solo di facciata, trattandosi in verità per l'autrice di aristocratico snobismo. E di una malcelata forma di razzismo verso quel popolo che si dice di amare ma che in verità si guarda dall'alto di una non giustificata «superiorità morale».

IL BERLUSCONISMO
D'altronde, si dice, se l'italiano è quello che è la colpa non è sua, essendo in verità stato «involgarito da venti anni di berlusconismo». L'idea che si vuole avvalorare è che i poveri di un tempo fossero altra cosa: non avevano falsi modelli in testa, non volevano arricchirsi e imitare la vita di veline e calciatori, vivevano in armonica felicità sapendosi accontentare. Se oggi non lo fanno è perché non sanno riconoscere, poverini!, ciò che è veramente bene per loro. Sono vittime del sistema, ovvero di «quel liberismo sfrenato che ci ha portato sull'orlo di un baratro».

Cosa fare? Gli aristodem, che in fondo in fondo godono della situazione (se non ci fossero gli altri non ci sarebbero nemmeno loro), pensano ad un modello di produzione «altro» che comporta stili di vita «diversi» e abitudini «più sane e naturali». A cominciare dal consumo di prodotti «naturali», prodotti «biologicamente» e sottratti al controllo (nella produzione e distribuzione) delle multinazionali o peggio delle mafie.

Ecco, allora la mistica del consumo «equo e solidale», del cibo finto-povero, dei prodotti non OGM, dello slow food. Che è un modo non solo di salvarsi la coscienza a buon mercato (spesso gli aristodem vivono delle rendite azionarie delle detestate multinazionali), ma anche e soprattutto di darsi un tono e riconoscersi differenziandosi dal volgo che non sa né può capire.

Ça va sans dire che l'aristodem è contro il nucleare, va in bicicletta per non inquinare, giudica incivile chi non fa la raccolta differenziata con la dovuta pignoleria che a lui garantisce il cameriere filippino d'ordinanza. Il quale può sì ricordare vecchie abitudini di classe, ma solo in chi non sa come stanno le cose: il «collaboratore domestico, sapesse signora, viene trattato come uno di casa, è uno di noi» è la frase che si sente ripetere a ogni piè sospinto. Il che può essere anche vero da un punto di vista fattuale, ma non lo è nel momento in cui questa «eguaglianza» viene ostentata e sottolineata.

Ma, si sa, l'aristodem vive in quanto non solo si sente diverso, ma sa riconoscere i diversi come sé dalla massa. Egli si vive come gruppo, e ciò gli dà sicurezza e forza contro le avversità del mondo. Egli non vuole essere spiazzato, non ama seguire percorsi o tracciati nuovi, odia l'imprevedibile. In una parola, è un conservatore travestito da progressista.

L'atteggiamento verso la questione femminile è sintomatico: tutto preso dal ripetere le parole d'ordine del primo femminismo contro lo «sfruttamento» delle donne e contro il maschilismo, non si è accorto che la «liberazione femminile» passa oggi per vie più sottili e che le sue posizioni sono pericolosamente vicine a quelle dei gruppi cattolici più bigotti e tradizionalisti. Non a caso, gli aristodem, che hanno tutti una certa età, non capiscono i loro figli e riproducono quella «lotta generazionale» che un tempo dicevano di voler superare.

VALORI FONDANTI
Il gruppo degli aristodem, come ogni gruppo chiuso e autoreferenziale (e perciò stesso non liberale), si riconosce e autoaccredita per i posti che frequenta, gli autori che legge, le idee preconfezionate in cui crede, le frasi fatte che quasi automaticamente adopera per rispondere alle sollecitazioni del mondo.

Legge Repubblica, compra Micromega, cita Bauman, ama i film di Ozpetek, va in vacanza a Capalbio, non segue la televisione tranne qualche raro programma da «servizio pubblico», corre in libreria a comprare l'ultimo libro di Saviano o il giallo con risvolti sociali che lo conferma sull'esistenza di trame occulte o di un «doppio Stato».

D'altronde, come Pasolini, un suo idolo, egli dice: «Io so». Non chiedetevi cosa egli sappia, l'importante è che anche voi lo diciate col tono giusto: trattenendo il fiato, con l'aria fra il pensieroso e l'orgasmatico, prolungando un po' la vocale finale. Un bel libro davvero quello di Daniela Ranieri, frizzante ma non banale. Lascia solo un dubbio, che formulo così: gli aristodem sono veramente aristocratici oppure sono una delle tante, credo la peggiore, manifestazione del paraculismo italico?

 

ARISTODEM - LIBRO DI DANIELA RANIERIFoto di scena del film La Grande Bellezza sorrentino sul set di La grande bellezza prima foto la grande bellezza sabrina ferilli sul set di La grande bellezza FERZAN OZPETEK copertina micromegaRoberto Saviano MOCCIA-CAPALBIOCAPALBIO LIBRI

Ultimi Dagoreport

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)